FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Loreena McKennitt: "Canto le nostre anime perse nel mondo della tecnologia"

Eʼ uscito "Lost Souls", il primo album di inediti dal 2006 della cantautrice canadese. Tgcom24 ne ha parlato con lei

Loreena McKennitt:
ufficio-stampa

E' diventata celebre negli anni 90 come la regina della musica celtica.

Loreena McKennitt torna, a dieci anni di distanza dal suo ultimo album di inediti, con "Lost Souls". Nove canzoni, scritte nel corso degli anni e che ora vedono la luce per raccontare come ci siamo persi. "Le anime perse del titolo sono le nostre - dice a Tgcom24 -, sempre più confuse in un mondo in cui il progresso ha seguito una tecnologia senza etica".

Oltre 14 milioni di album in tutto il mondo, dischi d'oro, platino e multi-platino in 15 paesi di quattro continenti, nominata due volte per un Grammy Award e vincitrice di due Juno Awards e un Billboard International Achievement Award. La cantautrice canadese è riuscita a trasformare una forma di musica tradizionale in un fenomeno mondiale, creando un'eclettica miscela celtica tra pop, folk e world music. Pur essendo stata sempre attiva (in concerto da noi era passata lo scorso anno), la McKennitt non pubblicava canzoni nuove da ormai un decennio. "Sono semplicemente gli accadimenti della vita - spiega -. Sono stata risucchiata da molte cose. Ho fatto tour, sono stata in giro per il mondo, e mi sono anche occupata di mia madre che si è ammalata gravemente e le sono stata vicina fino ai suoi ultimi giorni. Intanto il pubblico mi chiedeva sempre musica nuova ma io sentivo che avevo bisogno di tempo per realizzare qualcosa in cui credessi veramente".

Loreena McKennitt:
ufficio-stampa

E questo tempo è arrivato.
Sì. A un certo punto ho parlato ai miei colleghi di quattro o cinque canzoni che avevo scritto anni addietro, qualcuna negli anni 90, qualcun'altra addirittura prima, e che non avevo mai pubblicato essenzialmente perché non c'era mai stato il tempo il registrarle o perché non erano in linea con l'album in cui sarebbero dovute entrare. Così abbiamo deciso di lavorarci e allo stesso tempo sono emerse altre canzoni, così ci siamo trovati con nove pezzi, con cui mettere insieme un album.

Il fatto di aver scritto i brani in tempi diversi fa sì che ciò che ne esce sia la rappresentazione di una sorta di viaggio nella tua vita?
In un certo senso è così. Penso che un viaggio che copra un lungo periodo di tempo potrebbe essere un approccio per guardare a questo lavoro. Ci sono canzoni che sono state scritte nei primi anni 90 e che addirittura si riferiscono a episodi della mia vita dei primi anni 80, prima ancora che iniziassi a fare dischi, come "Spanish Guitars And Night Plazas".

C'è qualche emozione particolare per te nel portare alla luce queste canzoni?
Sai, parliamo di canzoni che, come ho detto, affondano le radici molto indietro nella mia vita. E' come fare un salto indietro nel tempo. Come artista con più di vent'anni di carriera alle spalle il rapporto con la mia musica cambia ed evolve con il passare del tempo. Spesso cambia anche quando esegui delle canzoni dal vivo, registrare una canzone non ti dà comunque le reazioni che quella canzone suscita nel pubblico che la ascolta. Noi abbiamo continuato a suonare in tour brani come "Night Plazas" e "A Hundred Wishes" e il feedback che abbiamo ricevuto dal pubblico è stato un motivo in più per fermare questi pezzi in un album. 

Quali sono le anime perse del titolo?
Credo che il titolo mi sia venuto in mente quando abbiamo iniziato a guardare indietro a quelle canzoni che avevo scritto o anche suonato ma che, per un motivo o nell'altro, non avevano mai trovato spazio nei dischi. In un certo senso le vedevo come anime che erano andate perdute e ho pensato che potesse essere un titolo azzeccato. Ma poi nel corso del lavoro le cose sono cambiate.

Ovvero?
Mi sono accorta che anche in ognuno di quei brani che avevo scritto negli anni passati c'è un aspetto delle nostre anime perse. E' un concetto che si rifà a un libro che ho letto anni fa, “Breve storia del progresso”, dell'antropologo Ronald Wright. Lui ha analizzato l'evoluzione della nostra civiltà dopo la rivoluzione industriale, mettendo in evidenza la separazione che a un certo punto è avvenuta tra il progresso tecnologico e il progresso etico. Le tematiche etiche sono andate perdute. In un certo senso siamo anime che si sono perse dietro questa forma di progresso. Come fanno molti artisti ho anche scritto in una sorta di forma metaforica. L'industrializzazione di cui parlo può essere in realtà associata alle nostre vite.

Nell'ultimo tour che hai fatto avevi mescolato musica e poesia. Anche in questo lavoro ci sono brani ispirati a poeti come Keats e Yeats.
Quando ho scritto la musica di "The Ballad of Fox Hunter" ero agli inizi della mia scoperta del lavoro di W.B. Yeats. Questo lavoro in particolare era emblematico di un amore per gli animali che faceva parte di me. Io all'epoca pensavo di diventare vegetariana, non sognavo nemmeno di essere una cantante. Da bambina sono cresciuta in un fattoria, circondata da animali. Mi ha affascinato il modo in cui Yeats descrive il rapporto tra le diverse specie. Il fenomeno della comunicazione tra le diverse specie è qualcosa di affascinante.