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"All Out", in scena il folle game show: disposti a tutto per denaro

Il provocatorio testo di John Rester Zodrow arriva per la prima volta in Italia, a Milano al teatro Caboto dal 19 al 30 novembre. Tgcom24 ne ha parlato con il suo autore

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Pronti a tutto. Per soldi. E' il ritratto eccessivo ma sempre meno lontano dalla realtà che lo scrittore americano John Rester Zodrow mette dipinge in "All Out", spettacolo che arriva in Italia, al teatro Caboto di Milano, dal 19 a 30 novembre. Un game show dove i concorrenti sono disposti a rischiare di tutto per di vincere. "Il pubblico è coinvolto - spiega l'autore a Tgcom24 -. E voi per soldi cosa sareste disposti a fare?".

"All Out", in scena il folle game show: disposti a tutto per denaro

Dopo un'anteprima assoluta europea lo scorso giugno, proprio alla presenza di Zodrow, ora la commedia, dopo il trentennale successo negli Stati Uniti, arriva da noi. Ritmo incalzante, colpi di scena e imprevedibilità dei suoi protagonisti sono gli ingredienti basi di quella che può essere considerata la commedia dissacrante per eccellenza: coinvolgente, appassionante, a tratti sconvolgente. La versione italiana è diretta da Demetrio Triglia e Laura Tanzi.

Quello a cui il pubblico assiste è un tipico game-show televisivo che con il passare dei minuti si trasforma in un incubo vero e proprio. I cinque concorrenti partecipano a diverse prove per vincere i centomila dollari del premio finale. Pur di fare audience, i produttori dello show mettono i partecipanti davanti a test sempre più pericolosi e umilianti, fino a una spaventosa ultima prova, che li costringerà a una scelta terribile. Dieci gli attori fissi più l'undicesimo, che cambia in ciascuna replica: è il pubblico in sala, protagonista della pièce con i suoi applausi e le sue reazioni spontanee come fosse in un vero reality-game.

"All Out" è un testo a dir poco estremo...
E' un testo che incorpora una profonda verità circa un qualcosa con cui abbiamo a che fare ogni giorno: il tentativo di ottenere denaro e quanto siamo disposti a spingerci in avanti per questo. Così "All Out" apre tutta una serie di domande. Quando il successo non vale la pena del sacrificio che facciamo? E' giusto svendere la propria anima per il successo? E il prezzo che paga Charley, il concorrente che arriva alla fine, vale la pena? E se invece avesse potuto vincere 10 milioni di euro? Voi cosa fareste? Noi tutti cosa faremmo? Saremmo disposti a tutto? Queste sono le domande ultime che lo spettacolo solleva abbattendo la separazione tra attori e spettatori. Tutti sono coinvolti. E' una cosa molto interessante alla quale assistere.

Lei crede che con il passare degli anni il testo sia sempre meno lontano dalla realtà?
Molto prima della nascita dei reality show, ho scritto una versione più breve di "All Out" per la televisione, che poi girammo con attori professionisti negli studi della Cbs. Altri produttori di game show hanno provato a fermarci ma la Cbs ce l'ha fatta fare. Invitammo quindi la gente in lista di attesa per programmi come "Il prezzo è giusto" o "Indovina la canzone". Pensavano di assistere a un semplice nuovo game show e si trovarono di fronte a un'esperienza scioccante. Ma a loro piacque e quando fu poi trasmessa in tv molti pensarono fosse una trasmissione vera, al punto che molti spettatori chiamarono per protestare.

Con questo intende dire che la gente non trova la cosa così surreale e potrebbe accettare di vederla realizzata?
Ogni tanto mi chiedo cosa accadrebbe se "All Out" fosse una vera trasmissione tv. Ci sarebbe la coda di persone disposte a partecipare a costo di morire? In molti Paesi poveri dove la gente guadagna un dollaro al giorno probabilmente in molti proverebbero questa soluzione. Detto questo, anche se molti reality possono sembrare simili a "All Out" credo nessuno si sia spinto così in là. Ma non mi stupirei se un giorno un programma di questo tipo apparisse in tv. La mia speranza è che anche se questo dovesse accadere ci sarebbe comunque una tale ondata di indignazione da far fallire l'esperimento.

E' la prima volta che viene rappresentato in Europa?
Sì. Per oltre trent'anni, dopo il suo debutto in televisione, "All Out" è stato rappresentato sui palchi amatoriali di tutta America, raccogliendo successo e consensi ovunque. Nel 2013 ho deciso di fare il salto a una versione nel circuito professionale con una versione ampliata. La mia prima intenzione era di aprire a Broadway ma prima ancora di poterlo fare sono stato contatto da Laura Tanzi che mi ha chiesto di mettere in scena questa versione prima a Milano. Laura è molto persuasiva e nelle anteprime la reazione è stata entusiasta. Ho assistito alla messa in scena milanese e devo dire che gli attori sono fantastici, qualcosa da vedere assolutamente, meritevoli di un Tony Award!

Crede che il pubblico avrà reazioni diverse rispetto a quello statunitense?
Ho avuto modo di assistere alle reazioni dell'uno e dell'altro. Il concetto di morale, la consapevolezza di cosa sia giusto e cosa sbagliato sono i medesimi in entrambi. Detto questo, dal momento che l'Italia ha una società più omogenea, con un'etica molto centrata sulla famiglia, la volontà di resistere a cedere tutto per denaro è più forte che negli Stati Uniti. I soldi sono importanti in entrambi i Paesi, la differenza è che negli Stati Uniti per molti sono tutto. Solo per fare un esempio che chiarisca, negli Usa c'è ora un nuovo reality dove un predicatore non promette di guarire la gente dai suoi malanni ma di sanarne i debiti economici. E a centinaia pagano per assistere a queste celebrazioni "sacre" nonostante la possibilità che sia tutta una truffa.

Persone disposte a fare qualunque cosa per denaro. E' una questione di necessità o di avidità?
Domanda interessante alla quale aggiungerei: quando la necessità diventà avidità? Tutti noi abbiamo bisogno di soldi. Ma di sicuro i miliardari, chiusi nella loro disperata rincorsa ad accumulare ricchezza, risponderebbero 'Io ho bisogno di soldi per il potere. Non c'è avidità, ma è una necessità alla quale rispondo'. In questo è chiaro come abbiano perso di vista cosa significhi essere umani.

Nel suo spettacolo però i concorrenti non sono miliardari assetati di potere ma persone comuni della classe media...
E infatti salgono sul palco per una questione di bisogno. Credo che siano reali, sono persone create dall'era nella quale stiamo vivendo. Sono un esempio della realtà di chi vuole vivere bene, avere una bella casa, una macchina, vestiti e altre cose "comuni". Non c'è nulla di male in questo. Ma quando Charley dice alla moglie "tu sei qualcuno solo se hai i soldi", a quel punto lui ha oltrepassato la linea, è disposto a fare qualsiasi cosa per avidità, non è diverso dai miliardari di cui parlavo prima. Sono persone spaventate che senza il denaro si sentono impotenti.

Pensa che la televisione sia un mezzo che corrompe la mente delle persone?
Le capacità della televisione sono meravigliose. Può informare le persone, aiutarle a capire il mondo, elevarle dall'ignoranza, insegnare verità nobili. Ma solo pochi programmi fanno tutto questo. La maggior parte del tempo la tv è fonte di delusione per come spreca il suo potenziale. Oggigiorno l'intrattenimento è in mano a uomini e donne che puntano solo a guardare i dati di ascolto e che preferiscono soddisfare i propri investitori piuttosto che dare un contributo agli spettatori. Questi sono trasformati in una massa di zombie passivi, incapaci di un pensiero autonomo o di immaginazione, costretti a bersi di continuo il concetto che più compri e più sarai felice.

A cosa è destinata la nostra società se continueremo su questa strada?
Oggi viviamo in un mondo dove l'1% della popolazione detiene il 50% della ricchezza. Dove una persona che lavora sodo non ha quasi mai la possibilità di fare carriera. Dove i governi vanno a braccetto con le lobby e le banche si giochano i soldi della gente impunemente in giochi finanziari che ricordano il gioco d'azzardo di Las Vegas. Il potere è stato scippato alle persone comuni e gli elettori di fatto non hanno voce. La regola aurea è diventata "io faccio le regole perché io ho soldi".

Strada senza uscita dunque?
Questo 1% della società composto dai super ricchi, dai dittatori e dalle burocrazie corrotte ci ha riportato ai secoli bui dove il potere diventa diritto. Oggi il denaro è il mezzo per ottenere qualsiasi cosa e una minoranza lo usa a proprio esclusivo vantaggio. Ma se guardiamo alle rivoluzioni sempre più numerose, ai massacri e alle guerre di religione che ci circondano, noi possiamo già vedere che la battaglia per riprendersi quel potere è già iniziata. Il mondo è disposto a tutto.