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Frutta e verdura, la "regola d'oro" passa da 5 a 3 porzioni al giorno

Per abbattere il rischio di mortalità bastano dai 375 a 500 grammi pro die. Un altro studio riscrive invece un "must" della prevenzione degli ictus: "Sono più pericolosi i carboidrati dei grassi"

Frutta e verdura, la
agenzia

Contrordine: cinque porzioni al giorno di frutta, verdura e legumi non servono.

Ne bastano tre, purché generose, per ridurre il rischio di mortalità. A riscrivere la "regola d'oro" è uno studio della McMaster University di Hamilton, in Canada, pubblicato sulla rivista The Lancet e presentato al congresso della Società europea di cardiologia a Barcellona. Gli stessi ricercatori hanno discusso anche un altro studio "controcorrente": non sono i grassi i principali fattori di rischio per il cuore, ma i glucidi (carboidrati).

La giusta quantità - Secondo gli scienziati canadesi, il più basso rischio di mortalità riguarda le persone che consumano da tre a quattro porzioni al giorno di legumi, vegetali e frutta, pari a un totale che varia da 375 a 500 grammi. La "regola d'oro" comprende 125 grammi da considerare come porzione per frutta e verdura e 150 grammi per i legumi. Per arrivare a questa conclusione sono stati analizzati i dati dello studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), provenienti da 18 diversi Paesi.

Meglio la frutta, le verdure vanno consumate crude - I partecipanti alla ricerca sono stati seguiti per una media di sette anni e mezzo, durante i quali si sono verificati 5.796 decessi. Coloro che assumevano tre porzioni al giorno di frutta, verdura e legumi avevano tassi di mortalità del 22% inferiori a quelli che ne consumavano meno di una. Dai dati è inoltre emerso che consumando più di tre porzioni al giorno non vi era alcun particolare beneficio aggiuntivo. L'assunzione di frutta è stata poi fortemente associata a vantaggi rispetto alle verdure. E queste ultime offrivano una maggiore riduzione della mortalità se consumate crude.

Gli esperti "riabilitano" bistecche e formaggi - La riduzione dei grassi secondo Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University, "non migliorerebbe la salute delle persone". I vantaggi arriverebbero invece riducendo i glucidi sotto il 60% dell'energia totale, "e aumentando l'assunzione di grassi totali fino al 35%". I risultati delle analisi su oltre 135mila individui dimostrano che è l'elevata assunzione di carboidrati a determinare un maggior rischio di mortalità cardiovascolare.

I grassi saturi e insaturi - L'assunzione di grassi, secondo i risultati, è invece "a sorpresa" associata a minori rischi. Gli individui nella fascia alta del consumo di grassi mostravano una riduzione del 23% del rischio di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18% del rischio di ictus e del 30% del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari. Ciascun tipo di grasso era associato alla riduzione del rischio di mortalità: meno 14% per i grassi saturi, meno 19% per i grassi monoinsaturi, meno 29% per quelli polinsaturi. Una maggiore assunzione di grassi saturi è stata anzi associata a una riduzione del 21% del rischio di ictus.