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Londra esclude accademici stranieri per consulenze sulla Brexit

Alla base di tale decisione ci sarebbe la preoccupazione del Foreign Office per il rischio che venga diffuso materiale sensibile

Il governo britannico dice "no" alle consulenze sulla Brexit da parte degli accademici stranieri che lavorano in Gran Bretagna.

E' quanto rivela il quotidiano "The Guardian", che pubblica alcuni estratti di una email ricevuta dalla London School of Economics. Alla base di tale decisione ci sarebbe la preoccupazione del Foreign Office per il rischio che venga diffuso materiale sensibile una volta avviata la procedura di uscita dall'Ue.

A rivelare il bando del governo è stata Sara Hagemann, docente danese alla London School of Economics, specializzata in questioni europee, che su Twitter ha scritto: "Prima il governo britannico cercava l'opera e il consiglio degli esperti migliori. Mi è appena stato detto che io e i miei colleghi non siamo più qualificati in quanto cittadini non britannici".

Interpellata dal The Guardian per capire se si riferisse alla contestata proposta di Rudd, che al congresso dei Tories ha proposto di imporre alle aziende la diffusione di una lista dei dipendenti non britannici, al fine di privilegiare la manodopera nazionale, ha detto di essere stata solo informata del fatto che non contribuirà più ad alcun lavoro governativo sulla Brexit. La London School of Economics ha infatti ricevuto un'email in cui è stata informata che i contributi di analisti stranieri non saranno più accettati e i singoli dipartimenti hanno quindi informato i diretti interessati.