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Caraibi, l'italiano del ghiaccio:sogno atleti a olimpiadi invernali

Paolo Carraro ha inaugurato una pista di pattinaggio sul ghiaccio in vista di Pechino 2022. "Il ghiaccio è sintetico - rivela - la gente è impazzita: qua si pattina in t-shirt e calzoni corti"

"Il mio sogno a Barbados? La Nazionale che partecipa ai Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022".

E' questa una delle motivazioni dietro l'inaugurazione della prima pista di pattinaggio su ghiaccio nell'isola caraibica. A realizzarla un milanese, Paolo Carraro, ribattezzato da quelle parti "l'italiano del ghiaccio". A Tgcom24 racconta i dettagli di questa strana avventura imprenditoriale, che ha incuriosito per primo anche il presidente del Comitato olimpico barbadiano.

Come quei famosi giamaicani del bob ai Giochi che parteciparono a Calgary 1988 e finirono nel film "Quattro sotto zero": anche per lei obiettivo Pechino 2022?
"Non sono ancora un barbadiano ma ho incontrato il presidente del Comitato olimpico: non c'è mai stato un atleta dei loro alle Olimpiadi Invernali, ma il mio sogno è una squadra di pattinatori locali sul ghiaccio per Pechino 2022".

Per questo è partito con una pista di pattinaggio sul ghiaccio alle Barbados?
"Quella  era un'idea che avevo da tempo, volevo aprirla a Milano. E quando ho deciso nel 2014 di cambiare vita trasferendomi a Barbados l'ho portata con me. Ora è arrivata la volta buona".

Ghiaccio e pattini ci sono, manca l'allenatore della Nazionale?
"Ghiaccio sintetico e pattini arrivano da un fornitore canadese e trovare un allenatore sarà il problema minore. Da quando la notizia dell'inaugurazione è arrivata in Italia piovono candidature. Anche da Milano".

Come è stata accolta l'apertura della pista sul ghiaccio?
"Con grande stupore dagli abitanti. Non siamo a Rimini o Ibiza: qui non c'è altro oltre le spiagge principalmente frequentate da canadesi, statunitensi e inglesi, peraltro poco interessati alla mia attività dal momento che sono maestri a casa loro. Ma nella mia struttura per pattinare sul ghiaccio non serve imbaccuccarsi, perché il ghiaccio è sintetico. Con il biglietto d'ingresso fornisco i pattini con le lame e si pattina in t-shirt e pantaloncini. Grande successo nel weekend e inizieremo a organizzare eventi, feste di compleanno, tornei di palla avvelenata sul ghiaccio".

Il cliente tipo?
"Ci sono alcuni appassionati che avevano avuto esperienza di pattinaggio sul ghiaccio presso i parenti in Usa e Canada. Ci sono anche i pattinatori con i rollerblade che mettono le lame e si adattano presto alla differenza. Tantissimi sono i curiosi, che iniziano a camminare sulla pista. Tanti i bambini tra gli 8 e 12 anni e, poi, i giovani tra i 20 e i 35 anni. La curiosità è che questa è un'isola di centenari, ma non è facile attrezzarsi anche per loro".

Quali le difficoltà di aprire un'attività ricreativa a Barbados?
"Il problema più grosso da milanese abituato a frenesia e corsa sta nell'abituarsi ai loro ritmi, al cosiddetto 'bajan time' vale a dire "Ci vediamo più tardi" che può voler dire anche "Ci vediamo domani". Vale tra amici ma vale anche negli uffici pubblici e con i fornitori. Faccio un esempio: è passata di qua la tempesta tropicale che poi è diventata l'uragano Matthew, con un giorno di vento forte ed era tutto chiuso. La pista è stata inaugurata lunedì ed è poi rimasta chiusa martedì e mercoledì. Per una notte di blackout i sistemi informatici negli uffici pubblici sono rimasti giù due giorni. Bisogna adattarsi".

Le note positive?
"Il clima e la mentalità anglosassone che è rimasta dopo 50 anni di indipendenza. Inoltre, la burocrazia più snella rispetto all'Italia: per aprire un'attività basta rivolgersi a un solo ufficio. Ma capita che per strada due automobilisti si fermino per salutarsi, bloccando il traffico. E nessuno osa usare il clacson, che fretta c'è? L'idea di tornare in Italia per riaprire un'attività e la partita iva mi angoscerebbe, mentre ritenterei altre avventure imprenditoriali qui".