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Arafat: un tesoro, tanti misteri

Come si mantiene e chi finanzia lʼAnp

E’ un fiume di denaro quello su cui vogliono mettere le mani in molti, palestinesi e non solo.

Il fiume, volgarmente detto “il tesoro di Arafat”, è qualcosa da far rabbrividire se si pensa a quali siano stati e quali continuino ad essere i suoi “affluenti”. Dal valore ancora inestimabile e non tutto al sicuro in Svizzera, il tesoro di Abu Ammar - nome di battaglia del leader dell’Anp - si è ingrossato a dismisura nel corso degli anni e ora quello di Arafat è un capezzale a sei zeri, fondamentale per il destino della polveriera mediorientale. Sono parecchie le voci che alimentano quel “deposito”, alcune note da tempo, altre - molto - meno.

Di certo il patrimonio dell’Anp si basa su:
- contributi ufficiali degli Stati Arabi (ai quali si aggiunge una “tassa” su ogni barile di petrolio da loro esportato)
- la tassa per la liberazione della Palestina (ossia il 5% del reddito di ogni cittadino palestinese)
- entrate da investimenti finanziari legittimi e non
- donazioni da palestinesi abbienti, organizzazioni internazionali come Onu e Unione Europea ed enti di solidarietà
- estorsioni ai danni di imprese che potrebbero essere oggetto di attacchi terroristici
- traffico illegale di armi, droga e contraffazioni di marchi.

Su queste voci Arafat ha fondato il suo impero economico prima in nome dell’ Olp, quindi dell’Autorità Palestinese. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, entità classificata come terroristica dal 1964 fino alla vigilia degli accordi di Oslo (1993) ha ricevuto e continua a ricevere sostegni finanziari e politici dall’Unione Europea (Craxi e Andreotti sono stati sempre molto vicini alla persona di Arafat), dall’Unione Sovietica (Stati satelliti compresi), dai membri della Lega Araba e da numerosi Stati africani e del Centro America. Ovviamente l’Olp è rimasta pressoché intatta, un colosso nel corso dei decenni che hanno visto sgretolarsi muri e finanziatori (vedi l’Urss). Con il denaro raccolto, l’Olp non solo ha pagato il terrorismo (si calcola che venga inviato in territorio israeliano un kamikaze ogni cinque giorni) ma una campagna di propaganda e di opinione sempre più a senso unico. Il fiume di denaro in entrata su cui ora in molti vogliono metter mano non arrivava solamente da “contributi” di Paesi stranieri. E’ stato dimostrato che gli emissari dell’Olp hanno comprato e venduto armi, veicolato droga (pratica mutuata ormai da altre organizzazioni terroristiche come l’Ira, l’Eta, le Farc, Hamas, Hezbollah e frange di Al Qaeda”. E il modello di finanziamento e redistribuzione delle entrate è così ingegnoso che la stessa Al Qaeda l’ha preso ad esempio.

Tanti finanziamenti, nessuna contabilità
Prendiamo qualche cifra trapelata dai registri di Arafat. Gli Stati Arabi hanno versato ad Arafat 45 milioni di dollari  al mese dall’aprile 2001 all’aprile 2002, per salire a 55 dal maggio 2002 ad oggi. Dal giugno 2001 l’Unione Europea ha dato all’Anp 10 milioni di euro al mese. Armatevi di calcolatrice e scoprirete una fetta del tesoro di Arafat. Se l’impresa è ardua basti pensare che una stima al minimo quantifica in 4,5 miliardi di dollari la cifra raccolta dall’Anp solo dal giorno degli accordi di Oslo (1993). Gli stessi Usa hanno girato all’Anp come aiuti umanitari 548 milioni di dollari e addestrato (tramite la CIA) le forze di sicurezza palestinesi. Va da sé che la parola “contabilità” non faccia rima con tesoro nemmeno in senso lato: nonostante l’Unione Europea abbia più volta messo come clausola per ottenere i finanziamenti un bilancio di entrate e usciti dell’Anp, nulla è mai stato messo realmente nero su bianco. Alla precisa richiesta ha risposto Yasser Arafat in persona nel luglio 1994: “Mi rifiuto e non accetterò mai una simile eventualità. Rifiuto il controllo economico sulla Autorità Palestinese tranne che quello dei palestinesi. L’occupazione militare non lascerà di certo il posto a quella economica”.

Yasser Arafat, nello stesso momento, è il leader dell’Autorità Palestinese, il presidente dell’Olp e il capo dell’organizzazione terroristica Al Fatah (che comprende la Brigate dei Martiri di Al Aqsa e i Tanzim). Per questo, controlla tutti i fondi che vengono stanziati (da lui, ndr) per queste entità.

I finanziamenti illeciti
Premessa: i soldi sono tutti a disposizione del solo Arafat. Lui, Abu Ammar, è l’unico titolare della firma su qualsiasi assegno bancario che attinge al tesoro. Ad esempio è lui che sigla i documenti per l’Ente per i figli dei martiri palestinesi (nota come Samed), un’organizzazione finanziaria guidata sin dal giorno della nascita (1970) da Abu Ala (primo ministro, ora uno dei candidati ad ereditare potere e dollari). La Samed ha svariati conti bancari intestati non all’ente ma, tra gli altri, anche a sé stesso. Al
momento della firma dei patti di Oslo il giro d’affari della Samed (gestisce aziende agricole, industrie, fabbriche di armi e vestiti, immobiliari, giornali, duty free e partecipazioni in compagnie aeree) si aggirava sui 10 miliardi di dollari (fonte British National Criminal Intelligence Services). Nel dicembre 1999 un gruppo di hacker ha attaccato il sistema informatico della Samed trovando le tracce di “almeno cinque miliardi di sterline in depositi bancari a Zurigo, Ginevra, New York” e tracce minori in giro per l’Europa, l’Asia e il Nord Africa. “Nessun conto era registrato all’Olp mentre sono emerse “partecipazioni nelle Borse di Parigi, Tokyo e Francoforte”, comprese azioni della Mercedes-Benz. Da non sottovalutare gli introiti legati alla contraffazione di marchi e supporti musicali (cd, dvd, abbigliamento, cosmetici); la contraffazione della moneta corrente in Israele, Kuwait e Giordania; alla corruzione a livello di pubblici ufficiali, ricettazione d’automobili (il commissario Ghazi Jabali, accusato di aver messo in circolazione migliaia di auto rubate a settemila euro l’una, è stato promosso advisor della polizia, ndr)

La Palestina e il commercio
La Compagnia dei Servizi Commerciali è guidata da Mohamed Rashid, consulente finanziario di Arafat e ha il monopolio in settori come quello automobilistico, del cemento, del legname, dei tabacchi e – scontato – del petrolio. Controllava il casinò di Jerico fino alla sua chiusura, ha il 30% dell’azienda della telefonia mobile e via di questo passo. Valore stimato: 345 milioni di dollari.

Che fine fanno i soldi
Documenti trovati a Ramallah e in altri punti della Striscia di Gaza provano che:
- l’Autorità Palestinese mantiene una doppia contabilità per i salari palestinesi (ufficialmente spende 60 milioni di dollari al mese, in realtà nelle tasche dei diretti interessati ne arrivano 40,5)
- si applica una valuta diversa sui soldi provenienti dall’estero e l'Anp incamera la differenza
- l’Anp preleva dagli stipendi dei poliziotti un tassa d’adesione ad Al Fatah pari a una cifra tra l’1,5 e il 2% dell’ammontare lordo (è l’Unione Europea a finanziare indirettamente questo fondo, “paragonando Al Fatah a un "organizzazione sindacale europea”)
- l’Anp finanzia membri di Al Fatah coinvolti direttamente in episodi di terrorismo (Barghouti, leader di Al Fatah, accusato di una trentina di omicidi, è su libro dell’Anp per 2500 dollari al mese)

La propaganda a scuola
I soldi servono anche per foraggiare stampa e propaganda.
Su un libro di testo scolastico palestinese, si chiede:
Secondo voi a cosa corrisponde l’espressione “morte con onore”
- Morte per malattia
- Morte improvvisa
- Morte da martire per difendere la propria terra natale


Sauro Legramandi