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Caos Siria, Usa: valutare tutte le opzioni

La stampa parla di un attacco "imminente", entro giovedì. Il presidente Obama non avrebbe ancora deciso. Gb e Francia sono pronte. Italia: "Niente raid senza il sì dellʼOnu". il sito del New York Time sotto attacco di hacker siriani

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Questione Siria. Gli Usa frenano ma già da giovedi potrebbe arrivare la luce verde per una dura azione punitiva contro il regime di Damasco, accusato di aver usato le armi chimiche. Ufficialmente, il presidente Obama non ha ancora preso una decisione definitiva, fa sapere la Casa Bianca. Pronte la Gb e la Francia, mentre l'Italia chiede un "sì" dell'Onu.

Allo stesso tempo, la Russia continua ad ammonire sulle possibili ricadute di un intervento, anche per l'intera regione: l'occidente, ha detto il vice-premier Dmitri Rogozine, si muove nel mondo islamico "come una scimmia con una granata". Per la Russia, ha inoltre affermato, i tentativi di aggirare l'Onu "creano per l'ennesima volta pretesti artificiali e infondati per un intervento militare nella regione, gravidi di nuove sofferenze in Siria e conseguenze catastrofiche per Medio Oriente e Nord Africa".

Anche l'Italia tira il freno sulla possibilità di passare all'azione senza un mandato delle Nazioni Unite. "L'Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha precisato il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri congiunte. Fonti governative hanno poi precisato che senza un mandato dei Quindici è escluso anche l'uso delle basi militari italiane.

Ma un passaggio attraverso le Nazioni Unite sembra del tutto improbabile. Anche Pechino - che come Mosca ha diritto di veto in Consiglio di sicurezza - attraverso un editoriale dell'agenzia Nuova Cina ha affermato che "è imperativo che gli Usa e i Paesi che la pensano come loro si astengano da qualsiasi avventato intervento armato e lascino le Nazioni Unite giocare la loro parte nel decidere come agire".

Soluzione lontana - Una soluzione negoziata sembra però sempre più lontana, anche perché le relazioni tra Washington e Mosca si fanno sempre più tese. Il Dipartimento di Stato ha infatti oggi comunicato all'ultimo momento di aver rinviato l'incontro fra diplomatici americani e russi in programma domani a L'Aia, in seguito "alle consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata" all'attacco del 21 agosto in Siria. In attesa che sia reso noto il rapporto dell'intelligence sull'uso di armi chimiche in Siria nei prossimi giorni, continuano a rullare i tamburi di guerra. Le forze armate Usa sono "pronte ad andare" se il presidente Obama ordinerà di passare all'azione, ha reso noto il segretario alla difesa, Chuck Hagel. Il Pentagono, ha detto, ha spostato tutti "gli asset necessari per essere in grado di onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente" decidesse di seguire. Opzioni, ha poi precisato il portavoce della Casa Bianca, che non riguardano un cambio di regime a Damasco e non sono solo limitate al solo uso della forza.

Londra pronta - Anche Londra ha fatto sapere che le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell'eventualità di una azione militare, mentre il premier David Cameron ha affermato che "la comunità internazionale deve rispondere" all'attacco chimico in Siria, e ha richiamato il Parlamento dalle ferie, convocandolo proprio per giovedì. "L'attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta", e la Francia è "pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti", gli ha fatto eco da Parigi il presidente Francois Hollande.

Contemporaneamente, varie fonti di stampa raccolgono da fonti dell'amministrazione Usa indiscrezioni sui possibili obiettivi e sui tempi dei raid. Secondo la Nbc l'attacco scatterebbe giovedì e potrebbe avere la durata di tre giorni. Secondo il Washington Post nel mirino di "attacchi chirurgici" ci sono obiettivi di alto valore delle difese aeree, navali e di terra del regime, così come i centri di sostegno logistico e comando delle forze armate. Secondo l'agenzia Bloomberg, i piani all'esame non considerano truppe di terra o l'imposizione di una no-fly-zone, né tantomeno di colpire direttamente il presidente al Assad. Damasco, intanto, si mostra a sua volta bellicosa: "In caso di attacco ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione", ha detto il ministro degli Esteri Walid al Muallim, minacciando anche una risposta con "mezzi di difesa che sorprenderanno".

Di certo, di quest'atmosfera sembrano farne le spese gli ispettori dell'Onu sul campo: la loro visita prevista oggi ad un nuovo sito, hanno fatto sapere, è stata rinviata di un giorno, "al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra".

Sito Nyt oscurato da hacker siriani - Il sito del New York Times, uno tra i più cliccati al mondo, è fuori uso per la seconda volta in due settimane. "Secondo le nostre valutazioni iniziali, si tratta probabilmente del risultato di un attacco esterno", ovvero di hacker, ha fatto sapere una fonte del giornale. L'attacco è stato rivendicato dalla Syrian Electronic Army, un gruppo pro-Assad.