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Ostia, ex commissario polizia a processo per falso e corruzione

Il poliziotto avvisava le sale slot dei controlli: secondo lʼaccusa era vicino al clan Spada

Ostia, ex commissario polizia a processo per falso e corruzione - foto 1
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L'ex capo del commissariato di polizia di Ostia, Antonio Franco, è stato rinviato a giudizio.

E' accusato di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, soppressione di atti, falsità e false dichiarazioni al pm, e violazione del codice in materia di protezione dei dati personali. Lo ha disposto il gup di Roma, Anna Maria Govoni.

Il processo inizierà il 12 aprile: a giudizio anche quattro agenti già in servizio al commissariato di Ostia (per violazione dei propri doveri inerenti alla funzione) ed un avvocato. Chiamate in causa anche le società Romana Slot e Star Games, entrambe riconducibili a Carfagna. Recentemente Franco è stato condannato a quattro anni di reclusione per peculato, falso e truffa in relazione all'uso personale di una Smart, assegnatagli dal Commissariato di Ostia per attività info-investigative, anche in orari che lo stesso avrebbe falsamente indicato come di servizio ordinario e straordinario.

Gli aiuti alle sale slot - In particolare secondo gli inquirenti Franco si sarebbe adoperato per favorire Mauro Carfagna, titolare di una sale giochi di Ostia, per il disbrigo di pratiche amministrative e comunicazioni di imminenti controlli nelle sale da gioco. In cambio sarebbe stato pagato il canone mensile dell'appartamento usato anche per incontrare una donna con la quale lo stesso dirigente aveva una relazione.

I contatti con il clan Spada - Per il pm Palazzi la gravità della vicenda è data anche dal fatto che Franco avrebbe intrecciato rapporti con un personaggio considerato vicino prima ad esponenti della banda della Magliana e poi del clan Spada. La sala giochi di Carfagna era frequentata anche da Ottavio Spada, detto Marco, esponente dell'omonimo clan. Le società chiamate in causa sono la Romana Slot e la Star Games, entrambe riconducibili a Carfagna. Nell'ordinanza del giudice Simonetta D'Alessandro si sottolineava come Franco avrebbe avuto relazioni pericolose in un contesto di "riciclaggi e autoriciclaggi sintomi di mafiosità", espressione di "un evidente legame corruttivo".