In appena un anno le aziende hanno smesso di vedere la sostenibilità come un costo e hanno iniziato a considerarla un affare. L'85% ora punta sul green per battere la concorrenza e conquistare nuovi clienti
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C'è stata una rivoluzione silenziosa nelle Pmi europee. Nel giro di dodici mesi, la decarbonizzazione è passata da obbligo normativo a opportunità d'oro. I numeri del "Climate Transition Barometer" di Boston Consulting Group e Argos Wityu parlano chiaro: l'85% delle medie imprese ora vede nella riduzione delle emissioni un motore di sviluppo, contro il 67% del 2024. Un balzo di diciotto punti percentuali che certifica una maturità completamente nuova.
La metamorfosi è tangibile: il 48% delle Pmi europee ha già avviato investimenti concreti in progetti di decarbonizzazione. Ma soprattutto, il 32% segue ora un piano strutturato con roadmap definite - una quota tre volte superiore al 2023. Anche chi non ha ancora iniziato ha le idee chiare: il 65% valuterà la propria impronta di carbonio nei prossimi tre anni.
Il vero acceleratore? I clienti. Il 63% delle imprese considera l'attrattività commerciale, specialmente nel mercato B2B, una leva determinante per abbracciare il green. Il 29% vede già oggi in queste iniziative un vantaggio competitivo concreto, mentre il 53% è convinto che nei prossimi anni la sostenibilità sarà l'elemento chiave per distinguersi e conquistare nuove quote di mercato.
La sorpresa più grande arriva dall'agroalimentare, settore tradizionalmente più restio al cambiamento. La percentuale di imprese che vede nella riduzione delle emissioni un'opportunità strategica è schizzata dal 50% del 2024 all'80% del 2025. "Il 2024 è stato segnato da proteste e preoccupazioni in tutta Europa per l'impatto del Green Deal UE", osserva lo studio. "Eppure non ha intaccato la percezione a lungo termine della transizione".
Chi ha il supporto di fondi di investimento va più veloce: tra le aziende supportate da questi partner, il 13% in più si impegna attivamente nella decarbonizzazione. "Il nostro ecosistema fornisce un supporto cruciale nell'aiutare le aziende a raggiungere la loro transizione ambientale", conferma Simon Guichard di Argos Wityu.
Ma non è tutto rose e fiori. Il 62% delle aziende identifica nei vincoli economici il maggiore ostacolo alla realizzazione di investimenti green. Le incertezze macroeconomiche hanno fatto sì che le imprese mantengano il focus (48% continua a investire), ma abbiano ridotto la quota di chi investe oltre il 10% del capitale annuale: dal 20% al 12%.
Il panorama europeo è variegato. Germania e Italia guidano la classifica con circa il 54% delle Pmi che investe attivamente in decarbonizzazione. Il Regno Unito sta recuperando terreno (42% di investitori), mentre in Francia cresce il pessimismo: il 33% delle imprese vede ora la decarbonizzazione come un vincolo o un rischio.
Il primo beneficio? Tagliare i costi. Il 75% dei leader aziendali cita il risparmio energetico come il principale vantaggio della decarbonizzazione. Seguono nuovi mercati (52%) e migliori condizioni di finanziamento (44%). Non male per chi pensava fosse solo una seccatura burocratica.
Mentre le emissioni di gas serra restano la priorità numero uno, circa il 60% delle Pmi ora punta anche sull'economia circolare. Il motivo? La prossima regolamentazione UE su imballaggi e rifiuti del 2025, l'aumento dei costi delle materie prime e la crescente consapevolezza dei consumatori.
Nonostante l'incertezza politica ed economica, l'88% delle Pmi europee mantiene o accelera il proprio percorso di decarbonizzazione. E l'80% è convinto che i vantaggi competitivi ottenuti attraverso la transizione verde resisteranno alle turbolenze economiche e politiche. La decarbonizzazione delle Pmi europee non è più una questione di se, ma di come e quanto velocemente. La rivoluzione green è iniziata, e stavolta parte dal basso.