OCCUPAZIONE FEMMINILE AL 52%

Poche donne al lavoro? Non è solo un'ingiustizia sociale, ma pure un danno economico

Italia ultima in Europa per tasso di occupazione femminile. Secondo il Report Deloitte-UN Women il gender gap frena crescita, competitività e innovazione del Paese

02 Lug 2025 - 11:35
 © Istockphoto

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L'Italia continua a essere il fanalino di coda europeo per quanto riguarda l'occupazione femminile. Nel 2023, solo il 52,5% delle donne italiane tra i 15 e i 64 anni risulta occupato, contro una media europea del 70%. Il divario con i colleghi maschi sfiora i 18 punti percentuali, il doppio rispetto alla media Ue. Nei ruoli dirigenziali la situazione peggiora: appena il 27,9% delle posizioni manageriali è ricoperto da donne, contro il 35% della media europea.

Sono questi alcuni dei dati emersi dal report "Empowerment Femminile come leva strategica per la crescita aziendale e l'innovazione", realizzato da Deloitte in collaborazione con UN Women Italy e Winning Women Institute, presentato a Milano durante l'incontro "La parità di genere (non) è un'impresa".

L'ostacolo delle responsabilità familiari

 I numeri rivelano come le responsabilità familiari rappresentino ancora il principale freno alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il 69,3% delle donne single risulta occupato, percentuale che crolla al 57,2% per le madri in coppia. Non sorprende che il 33,9% delle donne inattive citi proprio i carichi familiari come motivo della propria esclusione dal mondo lavorativo, contro appena il 2,8% degli uomini.

Anche nell'imprenditoria la situazione rimane critica: solo il 13,7% delle startup innovative italiane vede una prevalenza di donne ai vertici. Nei consigli di amministrazione delle società quotate, appena il 2,9% è guidato da una donna, secondo i dati Istat.

Tecnologia e AI: un divario che si amplia

  Particolarmente preoccupante è il gender gap nel settore tecnologico e dell'intelligenza artificiale. A livello europeo, le studentesse nei corsi Stem rappresentano appena un terzo delle iscrizioni, percentuale che scende al 20,6% negli studi Ict. Secondo l'Unesco, a livello globale solo il 12% delle donne lavora nella ricerca applicata all'intelligenza artificiale e appena il 6% nello sviluppo di software.

"Se la metà delle donne in Italia non lavora, è l'intero Paese a perdere", spiega Darya Majidi, presidente di UN Women Italy. "Serve un cambio di rotta già a scuola: tecnologie e intelligenza artificiale stanno ridisegnando le competenze del futuro. Le ragazze hanno tutto il potenziale per guidare da protagoniste il cambiamento".

Gli strumenti per il cambiamento

 Per colmare il divario, il report evidenzia l'importanza di strumenti come i Women's Empowerment Principles (WEPs) delle Nazioni Unite, un insieme di pratiche aziendali che promuovono ambienti di lavoro inclusivi. Attualmente sono circa 112mila le imprese firmatarie nel mondo, di cui 155 in Italia.

Caso tutto italiano è invece la certificazione Uni/PdR 125:2022 per la parità di genere. A tre anni dalla pubblicazione, sono oltre 8.100 le imprese certificate, la quarta certificazione più adottata dalle aziende italiane. "La certificazione si conferma un caso di successo, non solo per il numero di aziende coinvolte ma anche per aver attratto settori storicamente maschili come le costruzioni", commenta Paola Corna Pellegrini, presidente Winning Women Institute.

Il valore economico della parità

 I dati dimostrano che ridurre il gender gap non è solo una questione etica ma una leva economica strategica. Secondo il Fondo monetario internazionale, l'eliminazione totale del divario di genere potrebbe aumentare il Pil nei mercati emergenti del 23%. Anche a livello aziendale, la presenza di almeno tre donne nei board è correlata a migliori performance finanziarie e risultati Esg più elevati.

"La parità di genere è una leva fondamentale per innovazione e crescita sostenibile", sottolinea Silvana Perfetti, Chair Deloitte Central Mediterranean. "Colmare il gender gap non è solo un obiettivo di equità, ma una priorità economica per trasformare la parità in infrastruttura strategica per lo sviluppo del Paese".

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