pausa pranzo d'oro

La "schiscia" vale due stipendi: il pranzo portato da casa può far risparmiare anche 3.200 euro

Al Nord il risparmio supera i 3.400 euro annui, al Sud si ferma sotto i 2.800. Ma in rapporto allo stipendio è Vibo Valentia a vincere: chi rinuncia al ristorante risparmia oltre il 22% della busta paga

03 Dic 2025 - 11:33
 © Istockphoto

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Rinunciare alla pausa pranzo al ristorante potrebbe fruttare l'equivalente di quasi due mensilità aggiuntive. Non è uno scherzo, ma il risultato di un'analisi condotta dalla fintech Bravo, che ha calcolato quanto incide la scelta tra mangiare fuori e portarsi il cibo da casa sul bilancio familiare degli italiani.

Chi prepara la propria "schiscia" – come i milanesi chiamano il pranzo portato da casa in un contenitore – può mettere da parte in media 263 euro ogni mese, che su base annua diventano 3.156 euro. Una cifra tutt'altro che trascurabile se confrontata con lo stipendio netto medio nazionale, che secondo l'Istat oscilla tra 1.700 e 1.850 euro. In pratica, significa recuperare quasi sessanta giorni di lavoro semplicemente evitando tavole calde e bar.

Sedici euro al Nord

 Il divario economico tra le due opzioni è considerevole. Al Nord un pasto completo – primo piatto, acqua e caffè – costa mediamente 16 euro, mentre al Sud scende a 13. Preparare lo stesso pranzo a casa richiede appena 1,70 euro. Una differenza che nel corso dell'anno assume proporzioni significative, trasformando quella che sembra una piccola abitudine quotidiana in una voce di bilancio rilevante.

Nord contro Sud

 La geografia del risparmio disegna un'Italia a due velocità. Lombardia, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna guidano la classifica con circa 3.427 euro annui di potenziale risparmio. All'estremo opposto si posizionano Puglia, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo, tutte poco sotto i 2.800 euro. Il divario tra Nord e Sud supera i 670 euro l'anno.

Milano, Monza-Brianza e Parma occupano il podio delle città dove portarsi il pranzo conviene maggiormente in termini assoluti, con 3.427 euro annui ciascuna. Il capoluogo lombardo, con la retribuzione mensile lorda più alta d'Italia (circa 2.780 euro), dimostra come anche stipendi elevati non proteggano dal peso delle spese alimentari quotidiane.

Vibo Valentia al top

 La classifica si ribalta completamente quando si ragiona in percentuale sullo stipendio. Vibo Valentia conquista la prima posizione: qui chi evita il pranzo fuori risparmia il 22,3% della retribuzione mensile lorda, pari a 243 euro su 1.090. Seguono Grosseto con il 21,5% e Imperia con il 21%. Milano, invece, si posiziona ultima con appena il 10,8%: pur rimanendo elevato in valore assoluto, il risparmio pesa meno su una busta paga più consistente.

Le città meridionali e alcuni centri del Centro-Nord di dimensioni minori registrano l'impatto più significativo sul budget familiare. Qui la schiscetta non è solo una questione di salute o preferenze personali, ma una vera strategia per far quadrare i conti.

"L'educazione finanziaria non riguarda esclusivamente investimenti o prestiti importanti, ma coinvolge anche le decisioni quotidiane", spiega Santiago Onate Verduzco, Country Manager di Bravo in Italia. "Portarsi il pranzo da casa può sembrare un gesto insignificante, eppure nell'arco di dodici mesi si traduce in quasi due mensilità aggiuntive. È proprio questo tipo di consapevolezza che spesso manca nel nostro Paese".

Il manager sottolinea come il sovraindebitamento nasca frequentemente dall'accumulo di piccole spese apparentemente irrilevanti, che nel tempo diventano insostenibili. "Non parliamo di fattori culturali o di scarsa istruzione, ma di semplice mancanza di consapevolezza sulle uscite giornaliere e dell'assenza di pianificazione degli obiettivi di risparmio", aggiunge Verduzco.