L'ascolto continuo migliora collaborazione e clima aziendale
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Il futuro del lavoro non si gioca più solo su benefit o stipendi competitivi, ma su ascolto, fiducia e soprattutto feedback continuo. Sette dipendenti su dieci ritengono che una cultura strutturata del feedback migliori la collaborazione e la qualità del clima aziendale, favorendo un ambiente più aperto, inclusivo e collaborativo. A dirlo è una ricerca di McKinsey che fotografa un cambio di paradigma: oggi i lavoratori cercano contesti capaci di valorizzare la loro esperienza e sostenere una crescita continua.
Per feedback si intendono i commenti, le valutazioni e i suggerimenti che i responsabili forniscono ai collaboratori sul loro operato: non solo critiche costruttive o elogi, ma un vero e proprio dialogo costante su performance, obiettivi e sviluppo professionale.
Di questi temi si è discusso nell'edizione autunnale del Richmond Human Resources Forum, recentemente ospitata a Rimini. L'evento, promosso da Richmond Italia, ha coinvolto i professionisti italiani delle risorse umane presentando nuove idee, soluzioni innovative e spunti concreti per affrontare le sfide del mondo del lavoro.
"Ripensare la People Value Chain significa attrarre e trattenere talenti attraverso employee experience evoluta, onboarding personalizzato, formazione sostenibile e nuovi patti sociali orientati verso autonomia e benessere", afferma Claudio Honegger, amministratore unico di Richmond Italia. "Integrare metriche intelligenti e cultura aziendale è oggi indispensabile per progettare esperienze di valore". L'obiettivo non deve essere soltanto la gestione dei talenti, ma saperli valorizzare nel tempo, riconoscendo che ogni individuo attraversa fasi, cambiamenti, momenti di forza e di fragilità.
Emerge la necessità di instaurare un dialogo nuovo e più autentico, che riconosca che le aziende, proprio come le persone, sono sistemi imperfetti, complessi, in continua evoluzione. Le carriere, come le vite, non seguono sempre linee rette e richiedono flessibilità, adattamento e capacità di ripartire. A ricordarlo è stato Pierdante Piccioni, medico e scrittore intervenuto alla plenaria di apertura del forum. Dopo un incidente e un coma che gli hanno cancellato dodici anni di memoria, si è ritrovato a dover ricostruire competenze, riferimenti, linguaggi professionali, persino la propria identità lavorativa. Eppure è riuscito a tornare in corsia. La sua storia dimostra che la crescita non è mai lineare.
"La domanda più importante che dovrebbe farsi un responsabile delle risorse umane è: davanti a me ho un problema o una risorsa?", ha raccontato Piccioni. "Il mio responsabile HR non se la pose e dopo aver letto il referto della mia risonanza magnetica arrivò a una conclusione secca: con questo referto la tua carriera è finita. Io invece ho deciso di trasformare quella che sembrava una sfiga in una sfida. Una sola lettera, una differenza enorme". Due anni di lavoro per recuperare e dimostrare chi era davvero. "Il valore di una persona non si misura da ciò che c'è scritto in un referto, ma dalla sua capacità di imparare ancora, adattarsi. Ogni organizzazione dovrebbe avere il coraggio di credere nelle persone anche quando sembrano finite".