Dazi su miele e caramelle

Alessandro Ambrosoli: "Keep calm, il mercato Usa sa riconoscere la qualità made in Italy"

Il presidente dell'omonima ditta spiega a Tgcom24 le strategie per affrontare l'impatto dei dazi su un mercato che vale il 25% dell'export totale della sua azienda

di Giuliana Grimaldi
29 Lug 2025 - 14:59
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Dal 1° agosto 2025 entrano in vigore i nuovi dazi del 15% sui prodotti europei stabiliti dall'accordo siglato in Scozia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. Il settore dolciario italiano si prepara all'impatto: Federalimentare prevede perdite per 420 milioni di euro nei prossimi dodici mesi, con particolare preoccupazione per le aziende che hanno fatto dell'America un pilastro delle proprie strategie commerciali.

Gli Stati Uniti assorbono il 22% dell'export nazionale di dolci tradizionali, generando un business da 380 milioni di euro annui. Una fetta di mercato che ora rischia di contrarsi drasticamente, mettendo alla prova la resilienza di centinaia di produttori italiani che negli anni hanno investito risorse ed energie per conquistare i consumatori d'oltreoceano.

Tra questi c'è Alessandro Ambrosoli, alla guida dell'azienda dolciaria di famiglia fondata nel 1923 nel Comasco. I vasetti di miele e sue caramelle hanno attraversato l'Atlantico costruendo una reputazione solida tra distributori e consumatori americani. Quattro generazioni di esperienza imprenditoriale e partnership commerciali consolidate rappresentano il patrimonio con cui Ambrosoli si appresta ad affrontare questa nuova sfida.

La tradizione che incontra l'innovazione: è questa la chiave del successo dell'azienda lombarda, capace di preservare l'autenticità delle ricette storiche senza rinunciare all'evoluzione dei processi produttivi. Una strategia che, come racconta a Tgcom24, potrebbe rivelarsi decisiva per superare anche le turbolenze create dai nuovi equilibri commerciali tra Europa e America.

Come interpreta l'accordo Usa-Ue con tariffa al 15% dopo aver già affrontato dazi al 10% da aprile? Cosa cambia per miele e caramelle?
L'accordo conferma un clima di incertezza commerciale con cui le imprese devono confrontarsi, ma ribadisco quanto già detto in passato: bisogna mantenere la calma e agire con visione. Il nostro settore, fortunatamente, offre prodotti di qualità a prezzi accessibili e questo può mitigare l'impatto. È chiaro però che ogni incremento doganale incide sui costi e richiede attenzione nella gestione del prezzo finale. Continueremo a collaborare con i nostri importatori storici per trovare soluzioni condivise e contenere gli effetti sul consumatore americano.

Quanto pesa il mercato americano sul vostro fatturato totale? Quale impatto potrebbe avere sui margini il passaggio al 15% previsto dall'accordo?
Gli Stati Uniti rappresentano circa il 25% del nostro fatturato: sono un mercato cruciale, con cui abbiamo costruito relazioni solide nel tempo. L'aumento dei dazi impatta inevitabilmente sui margini, ma non è la prima volta che affrontiamo sfide simili. Faremo il possibile per mantenere competitività, valorizzando la nostra qualità e il posizionamento distintivo del marchio Ambrosoli.

In un'intervista recente, in primavera, lei aveva detto che sui dazi di Trump bisognava "restare calmi", forte dei rapporti centenari con l'America. Quella posizione vale ancora oggi, o il livello dei dazi sta mettendo alla prova anche questa strategia?
Sì, "Keep calm" rimane la linea guida. Il nostro legame con l'America non è solo commerciale, è una relazione di fiducia costruita in decenni di collaborazione. I dazi sono un ostacolo, certo, ma il mercato americano è maturo e sa riconoscere il valore della qualità italiana. Agire con lucidità ci ha sempre premiati, e continueremo su questa strada.

Durante la pandemia avete assorbito i rincari senza alzare i prezzi USA. Farete lo stesso con i dazi o dovrete trasferire i costi?
Ogni fase ha le sue specificità. Durante la pandemia abbiamo scelto di non aumentare i listini negli Usa, assorbendo i rincari delle materie prime per senso di responsabilità. Anche oggi valuteremo con i nostri partner commerciali come gestire la situazione, cercando di contenere l'impatto sul consumatore finale.

Che pressioni state facendo sulle associazioni di categoria dolciarie per tutelare il settore nelle trattative in corso?
Crediamo fortemente nel "fare sistema". In un momento delicato come questo, è fondamentale che le associazioni si muovano con una voce compatta, rappresentando le esigenze del settore. Come azienda siamo parte attiva del dialogo, e sollecitiamo iniziative coordinate, sia a livello nazionale che europeo.

Secondo lei, quale dovrebbe essere la posizione di Italia e Ue per difendere il Made in Italy dolciario? Roma e Bruxelles stanno facendo abbastanza?
L'Europa ha iniziato un percorso di confronto con gli Stati Uniti, ed è un segnale positivo. Ma serve determinazione: il Made in Italy non può essere penalizzato da logiche protezionistiche. L'Italia, in particolare, dovrebbe farsi portavoce delle Pmi del settore, che spesso non hanno le dimensioni – e dunque la forza negoziale - per affrontare da sole queste sfide. Più si riesce a essere presenti ai tavoli che contano, più possibilità abbiamo di difendere i

Come imprenditore esperto del mercato Usa, pensa che il governo dovrebbe essere più aggressivo nelle negoziazioni bilaterali con Washington?
Più che aggressività, ritengo servano fermezza e visione. L'Italia ha le carte in regola per essere un interlocutore credibile e propositivo. Dobbiamo far valere la qualità del nostro sistema produttivo e la solidità delle nostre relazioni commerciali. L'obiettivo è garantire condizioni eque per le imprese e tutela per i consumatori.

Se i dazi aumentassero ancora, state valutando strategie alternative come diversificazione geografica o investimenti produttivi negli Stati Uniti?
La diversificazione fa già parte della nostra strategia. Guardiamo con interesse a nuovi mercati strategici come il Far East e il Medio Oriente. Quanto agli Stati Uniti, resta per noi un mercato prioritario. Investimenti diretti sul territorio Usa sono un'opzione da valutare, ma sempre preservando la qualità e l'identità italiana dei nostri prodotti.

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