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Mango, anima mediterranea

Stava per festeggiare quarant'anni di una carriera fatta di sperimentazioni e innovazioni nel solco della "World music"

Gli mancava poco per festeggiare i quarant'anni di carriera. Era il 1975 quando infatti Pino Mango lasciava la Basilicata per Roma, dove incideva il suo primo album che verrà alla luce l'anno successivo. Una lunga gavetta con qualche soddisfazione (Mia Martini e Patty Pravo interpretarono alcune sue canzoni) per nove anni e poi, proprio quando voleva mollare tutto, i due incontri che gli cambiarono la vita.

E' il 1984 e Mara Maionchi si innamora dei suoi virtuosismi vocali e decide di produrre una sua canzone. Il pezzo doveva intitolarsi "Mama Woodoo", ma fu ascoltato da Mogol che decise di stravolgerne il testo. Il paroliere scrisse così "Oro", la canzone che giusto trent'anni fa diede a Mango il primo grande successo e che, per un bizzarro scherzo del destino, stava interpretando sul palco dove è stato colto dal malore.

Mango, anima mediterranea

In mezzo, in questi trent'anni, tanta ricerca musicale, che poggiava solide basi sulla melodia e si intrecciava con la sua particolarissima voce. Il suo periodo migliore si apre con "Oro" e continua con successi come "Australia", "Lei verrà", "Dal cuore in poi", "Bella d'estate" e "Mediterraneo". E' protagonista a Sanremo, dove vince un premio della critica. Le giurie non lo portano tra i primi posti della classifica, anche perché le sue non sono canzoni che "spaccano" al primo ascolto, ma una volta "assorbite" conquistano e le vendite dei dischi volano.

Siamo a cavallo tra gli anni '80 e i '90, alle facili melodie di quel periodo Mango contrappone un'accurata ricerca stilistica che agli esordi si poggia sulle sue passioni per le atmosfere anglosassoni e irlandesi, e poi vira più decisamente verso casa, alle radici mediterranee.
Nel panorama mainstream, è stato, magari inconsapevolmente, uno dei pochi italiani ad abbracciare la "World music", che si fonda sulla contaminazione tra pop, folk ed etnica. Uno sperimentatore coraggioso e perfezionista, che riusciva a dare una sonorità particolare anche alle parole grazie a un semi-falsetto che spesso diventava uno strumento aggiunto.

Negli anni duemila la sua ricerca è diventata più intimista, ha realizzato altri album e si è dedicato alla poesia pubblicandone una raccolta. La sua curiosità verso il nuovo non è mai venuta meno e le ultime righe della sua biografia pubblicate sul suo sito ne riassumono la personalità. "Una bacheca così ricca non sta a proclamare un obbiettvo raggiunto -scriveva Mango - bensì funge da stimolo per esplorare i luoghi più affascinanti e diversi della musica, sempre alla ricerca di continue emozioni e sonorità". Parole che, rilette oggi, suonano come un testamento.