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Pop porno, un tormentone "geniale"

Il duo rivelazione si racconta a Tgcom

Poteva un brano accattivante, cantato in maniera sensuale e maliziosa e incentrato sulla parola "porno" non diventare un successo? No, appunto.

E infatti da mesi "Pop porno", del duo salentino Il Genio, è un tormentone che ha invaso radio e tv. "Non era assolutamente preventivato - spiegano loro a Tgcom -, al punto che inizialmente quella canzone non volevamo nemmeno inserirla nell'album".

Un successo di quelli che rischiano davvero di far girare la testa. Il Genio è un progetto nato per caso, più per divertimento che per la voglia di tentare la scalata alle classifiche. Tanto che il loro album eponimo è uscito a marzo scorso pubblicato da un'etichetta indipendente. Il successo clamoroso di "Pop porno" li ha catapultati all'improvviso nel circuito mainstream: radio, tv e una major (la Universal) che si accorge di loro e li accoglie sotto le sue ali, ripubblicando l'album con l'aggiunta di due pezzi inediti.

Per Gianluca De Rubertis e Alessandra Contini tenere i piedi per terra rischia di diventare molto difficile.

Vi siete abituati a questa sbornia di fama?
Gianluca: "Il successo è una cosa che ci fa piacere. Riguardo all'abitudine c'è poco da abituarsi. Le cose vanno praticamente come prima ("ma con un ritmo diverso" aggiunge Alessandra) e con una casa discografica alle spalle che gestisce tutta una serie di impegni".

Come è nato il vostro duo?
Alessandra: "Gianluca veniva dall'esperienza degli Studiodavoli, mentre io non avevo mai fatto parte di nessun gruppo musicale. Il progetto è nato in casa. Io e Gianluca siamo amici da più di dieci anni, veniamo entrambi da Lecce, solo che avevamo sempre vissuto in città diverse. Un anno e mezzo fa ci siamo ritrovati a dividere la stessa casa e così abbiamo iniziato a scambiarci delle canzoni, a fare delle cose...

Da dove viene il nome "Il Genio"?
Gianluca: "Mi raccomando, va inteso come genere maschile singolare. E' un nome che mi frullava in mente da quando sono nato"
Alessandra: "Sì, confermo. Così quando quello che stavamo facendo ha iniziato a essere un po' più serio abbiamo deciso di sfruttare questa idea. E quando ci ricapita più?"

La gente vi conosce per "Pop porno", ma il resto dell'album, pur essendo sempre su sonorità elettropop è abbastanza diverso, con atmosfere rarefatte e testi molto ricercati, quasi colti...
Gianluca: "E' vero. Ma dirò di più, il rischio è che anche "Pop porno" venga fraintesa. Quando aumenta il numero di ascoltatori cresce anche la diversità delle orecchie a cui arriva la musica. Quando un pezzo come "Pop porno", che viene da un gruppo di nicchia, viene lanciato nella brodaglia mediatica generale, c'è il rischio che venga visto come un brano fatto seriamente. In realtà c'è molta ironia e ci piacerebbe che fosse presa per quello che è. L'abbiamo fatto col sorriso sulle labbra".

Però con un testo così era evidente che avrebbe colpito "la fantasia" della gente...
Alessandra: "Certo. Il sentore che potesse essere fraintesa c'era,
eravamo preparati a questo. Tanto che abbiamo deciso di metterla nell'album e accettare di farla diventare anche un singolo pur sapendo che non era una canzone nella quale ci ritroviamo completamente, non avendo un testo più colto o raffinato come altre del disco. E' quasi un mantra, non si sa come l'abbiamo tirata fuori, con queste due parole che entrano in testa e non te le scordi. Però abbiamo deciso, anche se non è la canzone più colta e intelligente dell'album di fregarcene e farla uscire comunque perché è molto ironica e ci ha divertito fare".

A proposito di pezzi colti, nell'album c'è anche un pezzo, "La Pathetique", che di fatto è una composizione di Beethoven riarrangiata. Come vi è venuta questa idea?
Alessandra: "Abbiamo avuto un atteggiamento vintage nel riproporre questa cosa. Gainsbourg aveva fatto una cosa simile negli anni 80 con una sonata di Chopin risuonata e fatta cantare alla figlia. Questo di Beethoven è un pezzo che Gianluca suona da sempre, lo ha armonizzato e ce lo ha proposto. Ci è piaciuto motissimo da subito".

Come mai avete deciso di completarlo con un testo in francese?
Gianluca: "Per quanto riguarda i testi sono dell'opinione che la musica chiama da sola una lirica che le stia bene addosso. Abbiamo anche provato a metterne uno in italiano ma su quella melodia non veniva nulla di bello mentre il francese era perfetto".

L'ultima domanda è per Alessandra. Dì la verità, ti senti una ragazza un "po' porno"?
"No, assolutamente. Mi sono trovata a cantare questa canzone, con queste parole e la voce impostata in un certo modo ma in realtà ogni volta che la interpreto ormai non faccio più attenzione a quello dico ed è come se cantassi "Marianna va in campagna". Non penso mai al sesso, da quando canto quella canzone è l'ultimo pensiero".

Massimo Longoni