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Andrea Mirò "a fior di pelle"

"Album reso speciale dalla maternità"

Andrea Mirò, all'anagrafe Roberta Mogliotti, pubblica il suo quinto album, "A fior di pelle", lanciato dal singolo "Il vento".

Contiene 11 brani tra cui una cover di Endrigo, "Lontano dagli occhi", e la rilettura di "Don’t let me be misunderstood". "E' un disco reso speciale dalla maternità" dice a Tgcom la cantante, che nel 2005 ha avuto dal compagno Enrico Ruggeri un figlio. "La mia vita si divide nel prima di Ugo e nel dopo Ugo".

Ha fatto un album che ammicca poco al mercato. E' snobismo o inevitabilità?
Avere poco occhio per il commercio è la mia linea musicale. Sono contraria alle hit perché spesso non sono significative. Il mio modo di scrivere è pop-rock, con una vena cantautoriale. Poteva andare bene negli anni '70, ma oggi non sono in linea con il mercato e lo so bene. Non me ne cruccio, non posso essere altrimenti che a modo mio.

Cioè?
Con questo album ho voluto dimostrare che il testo è sempre importante, anche quando la musica è leggera. Gli arrangiamenti sono semplici, ma voglio che arrivi alla gente la sensazione di un volo in superficie, che presuppone che sotto ci sia una profondità.

La descrivono come una bastian contrario...
Lo sono. Per questo ho deciso anche di autoprodurmi, per evitare di dover sottostare all'altrui volontà. Quando tutto diventa massificato e dozzinale io me ne vado da un'altra parte

Economicamente questa scelta la fa campare?
Oggi la mia situazione si è assestata, ma ho attraversato periodi economicamente difficili. Però mi ripaga la gioia di fare ciò che mi piace.

Perché ha scelto il Marocco per il video de Il vento?
Perché le opzioni per febbraio (mese in cui l'abbiamo realizzato) erano Istanbul o Marrakesh. Ma in Turchia le previsioni davano pioggia barra neve, neve barra pioggia. Così è andata per il Marocco.

In "Foto di gruppo" lei parla del treno che passa e chissà dove va. Ricorda un treno importante nella sua vita?
Quello che prendevo ogni giorno quando avevo dieci anni e che mi portava dal mio paesino, nel Monferrato, ad Alessandria, dove frequentavo il conservatorio. Per me è stato il treno della svolta. E poi quello preso per Milano, quando mi sono trasferita "nella grande città".

In "Partono i tram" racconta invece un gioco di sguardi che, oltre un vetro, si scambiano un uomo e una donna. Si incrociano soltanto, ma hanno l'impressione di essere fatti l'uno per l'altra. Le è mai capitato?
Personalmente no. Io canto una sensazione, ma so che a tanti è successo di vivere appassionatamente una storia mai cominciata.

Quando incontrò per la prima volta il suo compagno Enrico Ruggeri capì che era l'uomo per lei?
Veramente no. La prima volta fu in sala prove: lo credevo un uomo molto serio, quasi ombroso, e mi colpì invece la sua simpatia. All'improvviso capii che il suo status ideale era quello di cantare e non di stare davanti alla telecamera. E' stato Enrico il primo a interessarsi a me.

Due anni fa avete avuto un bambino, Ugo. Come ha influito sul suo disco la maternità?
Essere mamma mi ha aperto delle porte che fino ad ora erano rimaste chiuse. Mi ha regalato uno stato d’animo unico, che ti fa vedere il mondo in modo diverso. Io e le mie amiche mamme diciamo sempre che è un po' come il prima di Cristo e il dopo Cristo. Per me esiste il prima di Ugo e il dopo Ugo.

Immaginiamo un "bivio" nella sua vita (il titolo della trasmissione condotta da Ruggeri, ndr). Quale altra vita avrebbe potuto vivere?
Una qualsiasi nell'ambito dell'arte. Ce ne sono tante che avrei voluto: in una avrei studiato teatro, in un'altra avrei dipinto, in una terza ancora ballato.

Antonella Zugna