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Venezia, Spike Lee commuove

Col documentario sullʼuragano Katrina

Alla prima ufficiale di "When the leeves broke: a requiem in four acts" del regista Spike Lee è stato tributato un lunghissimo applauso.

Il pubblico si è alzato in piedi e si è girato verso il regista, in sala con la moglie e i due bambini. Il documentario è la testimonianza di ciò che è avvenuto prima, durante e dopo l'uragano Katrina.

In particolare il documentario di quasi 4 ore e mezza racconta ciò che è accaduto durante l'uragano lo scorso anno nella città di New Orleans grazie alle testimonianze di chi è sopravvissuto. Una dettagliata cronologia degli eventi, dall'inizio dell'evento fino alla distruzione finale. Ma non solo. Viene documentata anche la forza e il coraggio con cui i cittadini di New Orleans hanno cercato di riprendersi dalla tragedia sovrannaturale.

"Penso che Katrina, così come il fiasco in Iraq, abbiano aperto gli occhi agli americani su Bush. Anche i repubblicani che lo hanno sostenuto iniziano a prendere le distanze". Lo ha affermato Lee. Una forte denuncia. L'allarme, la tragedia, il day after, l'evacuazione, il ritardo nei soccorsi, la latitanza del governo: il documento racconta di tutto questo mentre "Cheney è a pesca, Bush in vacanza o comunque occupato a esportare la democrazia in Iraq e Condoleeza Rice è impegnata -racconta uno dei testimoni durante il film- ad acquistare scarpe da Ferragamo o a giocare a tennis con Monica Seles". E' una storia di dolore e sofferenza ma anche dell'incredulità degli americani che ancora oggi non riescono ad accettare come quel disastro possa essere accaduto nel loro Paese.

Il primo atto si apre contrapponendo immagini in bianco e nero a immagini a colori, uno scambio continuo tra passato e presente: New Orleans felice e in festa per il 'Mardi Gras' e la tragedia presente, tra abitazioni distrutte, sciacalli fermati dalla polizia, gente disperata e abbandonata a se stessa che non fa altro che chiedere aiuto. Seguono, e poi per tutta la durata del film, le dichiarazioni dei testimoni, ciascuna di 10/30 secondi al massimo, che incollano lo spettatore allo schermo. Innanzitutto gli allarmi, lanciati anche dalla televisione, poi le reazioni degli abitanti: sono in molti che decidono di rimanere in città, convinti di poter superare, dopo 'Betsy' del 1965, anche questo urgano. Ma gli argini delle dighe cedono ed è per questo che si verifica il disastro.

"Mai a New Orleans c'è stato un ordine di evacuazione -ricorda il sindaco- e questo per motivi legali, dovuti al fatto che sono tanti i residenti che non hanno mezzi propri per lasciare la città. Ma in questo caso l'ordine di evacuazione è stato comunque lanciato". Tanti vengono accolti al Superdome, lo stadio cittadino, unica struttura in grado di poter resistere ad uragani superiori alla forza 3. Qualche testimone avanza addirituttura l'ipotesi che gli argini siano stati fatti saltare apposta, per allagare il nono distretto e salvare così il quartiere francese, quello abitato dai 'ricchi bianchi'. In realtà, si è trattato di un problema strutturale che, secondo alcuni ingegneri, ancora oggi non è stato risolto nonostante gli interventi.

Di impatto anche la testimonianza di Sean Penn, uno degli attori più acclamati di Hollywood, che, all'indomani della tragedia, si è mischiato agli uomini dei soccorsi per portare il proprio aiuto.