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Addio Manfredi, ultimo mostro sacro

Lʼattore è morto a Roma, aveva 83 anni

Il cinema italiano è orfano.

Dopo Mastroianni, Gassman e Sordi se n'è andato anche Nino Manfredi. L'attore si è spento all'ospedale Regina Margherita, dov'era ricoverato per un'emorragia cerebrale che lo aveva ridotto in coma da luglio. La camera ardente, in Campidoglio, sarà aperta da sabato alle 9,30. Lunedì alle 11,30 i funerali nella Chiesa degli Artisti di piazza del popolo. Manfredi impersonificò con ironia e sensibilità l'Italia del boom.

Per una strana coincidenza Manfredi è morto il giorno stesso di un altro grande attore, ma di scuola partenopea, Massimo Troisi, che è scomparso esattamente dieci anni fa. Tra i primi ad arrivare per porgere le condoglianze alla moglie Erminia e al figlio Luca, che già si trovavano al capezzale di Manfredi, il sindaco di Roma Walter Veltroni e il presidente della Regione Lazio Francesco Storace. Poco dopo è giunta in ospedale anche la figlia Roberta, che dopo qualche minuto e' stata colta da malore. 

Da Lo chiameremo Andrea, a Gli amori difficili, fino a Pane e cioccolata. Manfredi impersonò il ritratto di un italiano furbo ma non vile. Allegro ma non spensierato. Quello del grande attore ciociaro è stato un percorso artistico ed umano che si è intrecciato con alcune delle pagine più brillanti della storia del nostro cinema, del teatro e della televisione del dopoguerra.

All'anagrafe Saturnino, Nino Manfredi nasce il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci, Frosinone. Laureato in giurisprudenza Manfredi macina a più non posso radio, rivista, teatro, cinema e televisione sia come attore sia come ideatore, sceneggiatore e regista. Il suo esordio è nel teatro di prosa, al Piccolo Teatro di Milano dove interpreta Shakespeare e Pirandello, dopo aver frequentato a Roma l’Accademia d’Arte Drammatica.

Il successo vero e proprio però arriva arriva nel 1953, quando si afferma come attore comico alla radio e in rivista.
Manfredi debutta sullo schermo televisivo nel 1956 nello sceneggiato "L’alfiere" di Anton Giulio Majano. Nel 1958 è con Delia Scala fra gli interpeti di "Un trapezio per Lisistrata" e nel 1959 a "Canzonissima" raggiunge uno strepitoso successo, insieme a Delia Scala e a Paolo Panelli. .

Di pari passo passa al cinema, dove alterna parti dialettali e di caratterista, spesso in coppia con Alberto Sordi, a parti di protagonista con "Camping", nel 1957, diretto nientemeno che dall'esordiente Franco Zeffirelli. Lavora con Eduardo De Filippo e con Orazio Costa che considera il suo maestro. Elencare i film cui ha preso parte, le presenze negli spettacoli televisivi è pressoché impossibile: negli ultimi quarant'anni ha girato uno o due film l'anno.

Nel 1959 con "L’impiegato" di Puccini è boom nelle sale cinematografiche. E da allora i suoi successi cinematografici si moltiplicano: nel 1963 "La ballata del boia" di L. G. Berlanga, nel 1964 "Questa volta parliamo di uomini" di Lina Wertmuller, nel 1965 "Made in Italy" di Nanni Loy, nel 1966 " Operazione San Gennaro" di Dino Risi, nel 1967 "Il padre di famiglia" di Nanni Loy, nel 1968 "Straziami ma di baci saziami" di Dino Risi, nel 1969 "Vedo nudo" di Dino Risi e nel 1969 "Nell’anno del Signore" di Luigi Magni.

Come attore si distingue nel 1972 in "Girolimoni" di Damiano Damiani, nel 1972 nel televisivo "Le avventure di Pinocchio" di Luigi Comencini, nel 1976 in "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola, nel 1978 in "La mazzetta" di Sergio Corbucci, nel 1979 in "Il giocattolo" di Giuliano Montaldo e nel 1982 in " Spaghetti house" di Giulio Paradisi. Si cimenta anche con successo nella regia. L'esordio è con "Per grazia ricevuta" del 1971. È Oreste del Buono ad incoraggiarlo ad affrontare questa storia piuttosto autobiografica, e per ringraziamento Manfredi chiamerà Oreste uno dei personaggi principali. La critica definirà ruspante l'idea, discontinuo il ritmo narrativo, ma ottima la direzione degli attori, senza dubbio interessante il miscuglio tra spiritualità e psicanalisi sulle conseguenze della cattiva educazione religiosa. Il film è record d'incassi per la stagione 1970/71 e premio opera prima a Cannes. E Manfredi canta anche le canzoni Per grazia ricevuta e Me pizzica, me mozzica. Del resto, lo si era già sentito cantare sia nella rivista sia in televisione.

Come autore-regista-interprete torna invece in teatro in "Viva gli sposi!" nel 1984 e in "Gente di facili costumi" nel 1988. 

Recente il successo di Linda e il brigadiere e di Linda e il brigadiere 2, nel quale Manfredi interpreta un ruolo già avuto in uno sceneggiato di RaiUno del '92: "Un commissario a Roma".. Cinque anni dopo, anche se retrocesso (da commissario a brigadiere) e mandato in pensione, per il poliziotto Manfredi il successo rimane immutato. A dicembre conduce per RaiUno "L'Attesa", speciale de "La Banda dello Zecchino" per la festività natalizia. Tra le sue ultime apparizioni: nel 2000 il film "La Carbonara" e per la tv "Una storia qualunque". Nel 2002, in coppia con Lino Banfi, partecipa al tv-movie "Un difetto di famiglia".

Nel privato? Una vita senza chiacchiere: da sempre la moglie Erminia, e come figli un maschio e una femmina che gli hanno regalato sette nipoti.