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Matteo Renzi, tra pop e citazioni si presenta al Senato: "Ce la faremo"

I puristi hanno storto il naso, ma il primo discorso in Parlamento del neo premier ha lasciato il segno tra promesse di riforme e obiettivi molto alti

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Irrituale. E' l'aggettivo che tutti hanno attribuito a Matteo Renzi e al suo primo discorso da premier nell'Aula del Senato. Nelle parole e nei gesti. Il leader del Pd si presenta così in Parlamento a chiedere la fiducia al suo primo esecutivo e lo fa ponendosi obiettivi molto alti e allo stesso tempo giocandosi la sua carriera politica: "Se falliamo sarà colpa mia". Scuola, lavoro, riforme, lotta all'inamovibilità dei dirigenti pubblici: questi i punti del suo programma.

Matteo Renzi, tra pop e citazioni si presenta al Senato: "Ce la faremo"

Si presenta battagliero Renzi al Senato visto augurandosi che "sia l'ultima fiducia in quest'aula", tirando dritto nel suo progetto di abolire Palazzo Madama e non mancando l'occasione per marcare la distanza tra lui "sindaco che parla con gli insegnanti e va nei mercati rionali" e la politica che vive nei Palazzi. E soprattutto ingaggia, non senza sarcasmo, un braccio di ferro verbale con i grillini che rumoreggiano nell'ora e dieci di intervento del premier. "Aiutiamoli, non è facile stare in un partito dove il capo dice che non è democratico. Ma vi vogliamo bene lo stesso", li canzona quando dai banchi M5s lo applaude polemicamente per avere detto che lui avrebbe preferito arrivare a Palazzo Chigi con le elezioni "perche' il Pd non ha paura del voto".

Ai cultori dei discorsi alti, tipici di occasioni solenni come la nascita di un governo, non piace l'intervento di Renzi. In fondo, come esordisce lui stesso citando Gigliola Cinquetti, Renzi ammette di "non avere l'età". Per diventare senatore ma in fondo, lui pensa, per adeguarsi a stanchi riti e liturgie. Il suo obiettivo, quello su cui ha intenzione di misurarsi in un "governo fino al 2018 se attua un cambiamento radicale", è ridare speranza e fiducia "ad un paese arrugginito, impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante".

Il primo punto è la scuola - E farlo con "scadenze" precise e tappe concrete. A partire dalla scuola, assicura il premier mentre la moglie Agnese lo ascolta dalla tribuna: "E' qui che nasce la credibilità di un paese", è convinto il leader Pd che vuole rivedere il patto di stabilità per un "programma straordinario" di edilizia scolastica, da realizzare nella pausa estiva. Già martedì il leader Pd prenderà carta e penna per conoscere dai sindaci e dai presidenti di Provincia la mappa delle scuole da "rammendare", come dice citando Enzo Piano.

Le imprese e i debiti della P.A. - Al secondo posto c'è il sostegno alle imprese con lo "sblocco totale dei crediti della Pubblica amministrazione" ed il sostegno ai fondi di garanzia per le piccole e medie imprese. Per il cuneo fiscale, che Enrico Letta cominciò a ridurre, Renzi immagina "una riduzione a doppia cifra". Sgravi e sostegni fiscali senza però intaccare i conti o la guerra al debito pubblico perché "non è la signora Merkel o il governatore Draghi a chiedere di rimettere a posto i conti pubblici ma è il rispetto nei nostri figli".

Un discorso a braccio - Cinque minuti, tanto è durata la lettura di Renzi. Poi il discorso è stato tutto a braccio, un'ora e dieci minuti piene di citazioni ed esempi di vita quotidiana. Eccone alcune:

LA SVOLTA - Renzi aspira a una "legislatura della svolta". Letta aveva definito il suo un "temporaneo governo di servizio".

IL CORAGGIO DI FARE SOGNI GRANDI E CONCRETI - Renzi pronuncia 14 volte la parola "sogno". Dobbiamo "recuperare il coraggio, il gusto e anche il piacere di provare a fare sogni più grandi, con concretezza puntuale", afferma. "Sogno", nel discorso di Letta, compariva una sola volta, con riferimento all'Europa.

L'OPPORTUNITA' E' DISPARI ED E' UNA - "L'opportunità è dispari, non è pari, ce n'è solo una. Noi abbiamo una sola occasione: è questa", afferma l'ex sindaco. Nel suo discorso ribadisce più volte "l'urgenza" del "cambiamento", in un "tempo di grande difficoltà, di struggenti responsabilità". Una consapevolezza che rimarcava anche Letta: "Il presidente della Repubblica ci ha concesso un'ultima opportunita'", avvertiva.

NON HO L'ETA' - "Non vorrei iniziare con una citazione colta della pur bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così: non ho l'età" per essere senatore. La citazione 'pop' subito spiazza l'emiciclo del Senato. Renzi ricorda poi, senza nominarlo, Altiero Spinelli: "Quell'uomo che in un'isoletta immaginava gli Stati Uniti d'Europa mentre infuriava il conflitto". Letta aveva scelto invece un omaggio al suo 'maestro', Beniamino Andreatta.

SE PERDIAMO, LA COLPA E' MIA - "Non cercheremmo alibi. Se perderemo questa sfida, la colpa sarà soltanto mia", è la chiusa del discorso di Renzi. Un discorso in cui "sfida" il Parlamento a fare le riforme e a partecipare alla costruzione della "svolta". Ma in cui la parola "insieme", che tornava numerose volte nel discorso di Letta ("Come italiani si vince o si perde tutti insieme"), viene pronunciata solo quattro volte.

POLITICA NON E' UNA PAROLACCIA - "Politica non è una parolaccia", dice l'ex sindaco ai senatori M5S. "L'idea che da questa parte ci sia la casta e dall'altra ci siano i cittadini si è rovesciata", rivendica. E ironizza: "Vi vogliamo bene lo stesso". Non c'è, però, l'invito a collaborare, "scongelarsi", "mescolarsi", che aveva rivolto Letta ai grillini.

CONTRO LA RUGGINE, VISIONE AUDACE - "Il Paese è arrugginito, impantanato, incatenato dalla burocrazia asfissiante". Oggi serve "una visione audace, unitaria, innovativa", dice Renzi. Letta aveva scelto la metafora di Davide e Golia, per indicare la necessità di "spogliarsi dall'armatura" e usare una "fionda".

IN PUNTA DI PIEDI - "Ci avviciniamo a voi in punta di piedi, con il rispetto profondo, non formale, che si deve a quest'Aula", afferma Renzi. Letta diceva: "Avverto fortissimi la consapevolezza dei miei limiti e il peso della responsabilità".

L'ULTIMO PREMIER IN SENATO - Con "franchezza comunico che vorrei essere l'ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a quest'Aula", dichiara il "rottamatore".

STORIE DI VITA - La bambina figlia di immigrati che attende la cittadinanza. Il ragazzo di 17 anni, Lorenzo, morto in un incidente stradale per colpa di un "ubriaco e drogato". I disoccupati che "non sono un numerino". E anche la signora che fuori dalla messa gli dice 'Certo, se fai il presidente del Consiglio tu, lo può fare veramente chiunque'. Il discorso di Renzi è pieno di riferimenti a storie e aneddoti della sua esperienza da sindaco. Il premier racconta anche le sue telefonate ai marò, alla donna sfregiata dall'acido e a un amico disoccupato. Renzi, come già Letta, cita la generazione Erasmus.