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Egitto, 365 morti nella rivolta

Lo riferisce il ministro della Sanità

Le vittime della rivolta in Egitto, che ha portato alla fine del regime di Hosni Mubarak, sono state 365.

La cifra è stata fornita dal ministro della Sanità egiziano, Ahmed Sameh Farid, alla televisione di Stato. Il dato è superiore a quello dato in precedenza dalle Nazioni Unite. L'Onu aveva stimato che, dal 25 gennaio, giorno della prima manifestazione anti-governativa, i morti fossero stati circa 300.

Il ministro ha sottolineato che il bilancio è ancora provvisorio e destinato ad aumentare perché i funzionari del governo stanno ancora raccogliendo dati in tutte le città del paese dove ci sono state violenze. Farid ha precisato che 123 persone ferite sono ancora ricoverate in ospedale.

Mubarak, nessuna informazione ufficiale
"Non abbiamo nessuna informazione sullo stato di salute di Hosni Mubarak", è stato questo il commento ufficiale del ministro della sanità egiziano Ahmed Sameh Farid rilasciato alla televisione di Stato. Nei giorni scorsi sono circolate molte voci, secondo le quali il rais sarebbe in coma o morente.

Continuano gli scioperi nel Paese
Intanto proseguono gli scioperi in Egitto, dove i sindacati hanno preso spunto dalle rivolte per chiedere migliori retribuzioni e condizioni di lavoro. Sfidando l'avvertimento del nuovo regime militare, secondo cui l'effetto di un prolungato blocco dell'attività economica sarà "disastroso", i sindacati, incoraggiati dal rovesciamento di Hosni Mubarak, non recedono dalle richieste.

Dodicimila lavoratori della più grande azienda tessile del Paese, la MSW, proprietà dello Stato - che impiega circa 24mila persone ad Al-Mahalla al-Kubra, una città del delta del Nilo - continuano ad astenersi dal lavoro. Nella città costiera di Damietta, sono rimasti in sciopero i 6mila dipendenti di una azienda di tessitura. Cancellati anche undici voli all'aeroporto del Cairo, per la protesta dei funzionari di dogana e del personale addetto alla manutenzione.

In altri settori non colpiti dagli scioperi, la situazione rimane comunque critica perché la decisione della banca centrale di tenere le banche chiuse sta costringendo molte aziende a ridimensionare la produzione.