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"Quella notte al Palace io c'ero"

Lodo Mondadori, la testimonianza del vicedirettore di Videonews

Dal Web

"Dottor Ciarrapico, accordo raggiunto?" - "Si, finalmente, dopo due mesi di trattative che avrebbero ammazzato un toro".

 Lei pensa che ci saranno altri strascichi, altri ricorsi, altre richieste?”, “Assolutamente no. Non vedo come. L'accordo è stato firmato dalle due parti, da De Benedetti e da Berlusconi. Non c'è più spazio per colpi di scena”. Così parlò Ciarrapico.

Fui il primo a intervistalo, verso l'una del mattino, per il Tg 2, che era in onda e stava per chiudere. Era solo aprile e a quei tempi non si parlava ancora di riscaldamento globale, eppure era caldissima quella notte del 1991. Ridicolo dare dell'ingenuo a Giuseppe Ciarrapico, espertissimo navigatore tra gli scogli della politica romana, chiamato dal suo amico, il principe Carlo Caracciolo, socio di De Benedetti, a trovare una soluzione di compromesso dopo l'ultima sentenza sul lodo Mondadori. Non è mai stato un ingenuo ma era in buona fede, quella notte di aprile del 1991 al Palace Hotel di Milano.

Allora ero alla Rai di Milano, in quei mesi seguivo per i Tg le due grandi vicende finanziarie in corso: il caso Enimont e quella che fu chiamata “la guerra di Segrate”, lo scontro De Benedetti-Berlusconi per il controllo della Mondadori.

Nel pomeriggio mi ero installato, con molti altri colleghi di tutte le testate, nella hall del Palace, dove era in corso la trattativa, perché se ne prevedeva la clusione. Dopo la mezzanotte tutti gli altri avevano mollato, ero rimasto solo io, sapevo per certo che avrebbero chiuso in nottata. Caracciolo non partecipò a quell'ultimo round perché, capii dopo, aveva già messo in salvo la sua roba: la Repubblica e il gruppo Finegil (quotidiani locali) sarebbero rimasti a lui e all'Ingegnere. Comunque anche il principe restò lì ad aspettare: sonnecchiava in maniche di camicia e cravatta allentata, disteso su un divano.

Verso l'una, l'ultimo telegiornale Rai, il Tg 2 stava per concludersi quando improvvisamente comparve Ciarrapico, seguito da Fedele Confalonieri. Avevo a disposizione uno dei primi cellulari in circolazione e in dotazione ai giornalisti della Rai, il mitico e indistruttibile Nec, detto anche “la mattonella”. Mentre con quello avvertivo la redazione che forse avrei fatto in tempo a intervistare Ciarrapico, gli operatori posizionavano velocemente le macchine e io saltavo al collo della mia preda. Fui il primo a dare la notizia dell'accordo, quasi sulla sigla di chiusura del Tg. Il direttore Alberto La Volpe, uno straordinario e compianto gentiluomo, mi chiamò immediatamente per complimentarsi.

Dopo Ciarrapico toccò a Confalonieri e a Caracciolo: “Vicenda chiusa, dunque? Ci saranno ripensamenti, contraccolpi, ritorni di fiamma?” chiesi anche a loro. “Assolutamente no - mi risposero -, è impossibile, ci sono le firme e, soprattutto la parola di due gentiluomini”. Anche loro non erano certo due ingenui, eppure anche loro si sbagliavano