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Amatrice, burocrazia e distrazioni bloccarono i fondi anti-sisma

La legge esclude i finanziamenti per le seconde case, che costituivano la maggior parte del patrimonio abitativo del piccolo Comune distrutto dal sisma

Oltre all'inchiesta della procura di Rieti sul terremoto del Centro Italia, con l'ipotesi di reato di disastro colposo, emergono anche ritardi e intoppi burocratici che hanno bloccato in parte i fondi per mettere in sicurezza le case di Amatrice.

In particolare, la distrazione di un dipendente avrebbe penalizzato le poche domande presentate per accedere ai finanziamenti anti-sisma.

La somma che poteva arrivare, secondo La Repubblica, in questi centri dell'Alto Lazio, per consolidare le case avrebbe potuto sfiorare i due milioni di euro. Invece negli ultimi sette anni sono arrivati poco più di 200mila euro. Briciole.

Intoppi burocratici - I Comuni di Accumoli e Amatrice furono classificati "rischio 1", vale a dire il massimo dal punto di vista del rischio sismico. Quindi gli abitanti potevano accedere ai fondi. Ma quasi tutte le case del centro storico di Amatrice sono abitazioni private, seconde case vuote per la maggior parte dell'anno. La Regione Lazio aveva a disposizione 10 milioni di euro per queste emergenze. Ma sempre la Regione ha chiesto come requisito per accedere ai fondi la "residenza" e non la "proprietà": in questo modo, secondo La Repubblica, sono state escluse la maggior parte delle domande. Su 1342 istanze del biennio 2013-2014, sono state accolte infatti soltanto 191. Ad Amatrice 11 per 124.700 euro e ad Accumoli 7 per 86.400 euro. Vale a dire 18 interventi per una media di 15mila euro.

Impiegato distratto - Ma ci sarebbe anche un altro intoppo che avrebbe penalizzato, in parte, il flusso dei fondi anti-sisma. Un dirigente avrebbe spedito le domande per accedere alle risorse oltre i tempi previsti dalla legge. In questo modo le (poche) persone che avevano presentato domanda hanno perso ogni diritto.