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"Orphan Black", si fa presto a dire "hitchcockiano"...

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

In un nebbioso meriggio canadese, Sarah, una ragazza sbandata con predisposizione alla coca, con una figlia data in affidamento e un fratellastro gay marchettaro, assiste all'atto di una signorina-bene che si getta sotto un treno.

La suicida, Beth, che lascia il suo cappotto ben piegato e la sua borsa sul marciapiede della stazione e sul ciglio dell'inferno, è uguale spiccicata a Sarah.

Sicché Sarah ha la geniale idea di fingersi morta, si appropria dell'identità di Beth – che è una poliziotta sotto inchiesta per aver seccato una civile - rubandole borsa e documenti. Lo scambio sembra vantaggioso. La morta vive nell'upper side, ha un armadio zeppo di vestiti fighissimi e un conto in banca da 75mila dollari. Ma, da quel momento, Sarah finisce in una spirale adrenalinica di cloni e omicidi.

Questa la trama di "Orphan Black" (Premium Action Mediaset, martedì prime time), la serie noir che ha avvinghiato il nordamerica, e strombazzata come un capolavoro hitchcockiano. Se lo è, onestamente, non me ne sono ancora accorto. Certo, la suspence qui si nota tutta: Sarah che scopre di avere "sorelle gemelle" austriache, inglesi, italiane (la gemella tedesca le muore ammazzata in auto, mentre lei continua a guidare come in un film di Bruce Willis); Sarah che approccia – il tema del doppio- il sospettoso fidanzato di Beth facendosi sesso; Sarah che convince il complice Felix omo macchettistico ("La mia pelle si macchia ogni volta che esco da Downtown") a scappare con la figlia, sottraendo i risparmi di Beth; Sarah che attraversa gli obitori, i commissariati di polizia, le stanze d'albergo devastate da parties selvaggi, le esistenze apparentemente soporifere di mammine di famiglia pericolosissime. Sarah che realizza che ci sono più cloni di lei che girano per il mondo che agenti del fisco; e non capisce perché qualcuno cerchi di ammazzare quei cloni.

La suspence c'è. Ma anche questa è un deja vu. Con le sue atmosfere cupe, i cambi di passo di sceneggiatura, le citazioni a I ragazzi venuti dal Brasile di Ira Levin, Orphan Black ha la sua forza nell'interpretazione multipla di Tatiana Maslany, bruttarella ma assai brava. Da qui a dire che potreste appassionarvici, be', è tutto da dimostrare. Si fa presto a dire "hitchcockiano"…