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Schiavi moderni, l'Onu: "Nel 2016 oltre 40 milioni di vittime, di cui 10 milioni di bambini"

Secondo lʼOrganizzazione Internazionale del Lavoro, le forme di abuso più diffuse sono il lavoro forzato, la prostituzione e i matrimoni precoci. Più colpiti donne e minori

Schiavi moderni, l'Onu:
iberpress

Lavoro forzato, prostituzione, matrimoni precoci.

Sono oltre 40 milioni - tra cui 10 milioni di bambini - le persone che, nel 2016, vivono in ancora in schiavitù. A questo dato si aggiungono i 152 milioni di minori costretti a lavorare. Lo rivela un rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, un'agenzia dell'Onu. Le nuove stime dimostrano il perdurare di fenomeni incompatibili con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile definiti nel 2015.

Lo studio, intrapreso dall'Ilo, dalla fondazione Walk Free e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), denuncia gli abusi subiti dagli "schiavi moderni" documentandone diffusione ed entità. Le nuove stime sono il risultato di un report congiunto dell'Alleanza 8.7, un partenariato globale attivo nella lotta alla schiavitù, al traffico di esseri umani e al lavoro minorile.

Donne violate - La maggior parte delle vittime sono di sesso femminile. Le schiave sono quasi 29 milioni, ovvero il 71 per cento su un totale di 60. Nello specifico, le donne rappresentano il 99% delle persone impiegate a forza nell'industria del sesso e l'84% di quelle che si sposano contro la loro volontà.

Bambini senza diritti - Dei 152 milioni di minori costretti a lavorare, il 70,9% svolge lavori agricoli, il 17,1% è impiegato nei servizi e l'11,9% nell'industria. La maggior parte di loro vive in Africa (72,1 milioni), Asia e Pacifico (62 milioni) e nelle Americhe (10,7 milioni). Più rosea la situazione in Europa e Asia centrale o negli Stati arabi, dove i piccoli lavoratori sono 5,5 e 1,2 milioni rispettivamente. Moltissimi lavorano più di 43 ore alla settimana, spesso svolgendo attività pericolose e restando esclusi dal sistema educativo. Su 15 milioni di matrimoni forzati, il 37% (5,7 milioni) riguardano persone di età inferiore ai 18 anni.

Una sfida per il futuro - "Il messaggio che l'Ilo sta diffondendo è molto chiaro”, ha commentato il direttore generale dell'Organizzazione Interzazionale del Lavoro, Guy Ryder. "Il mondo non sarà in grado di raggiungere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile senza l'intensificazione degli sforzi per combattere questi drammi. Queste nuove stime globali possono contribuire a elaborare e sviluppare interventi per prevenire sia il lavoro forzato che il lavoro minorile". Un impegno ribadito anche da Andrew Forrest, presidente e fondatore della Fondazione Walk Free: "E' sconcertante sapere che nel mondo ci sono ancora 40 milioni di persone vittime di schiavitù. Questi dati mostrano in maniera nitida il livello di discriminazione e disuguaglianze nel nostro mondo, come pure la tolleranza sconvolgente che permette che questo sfruttamento continui. Dobbiamo dire basta a queste ingiustizie.Tutti abbiamo un ruolo nel cambiare questa realtà: coloro che esercitano attività d'impresa, i governi, la società civile e ognuno di noi".