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Voto in Israele, gli umori a Gerusalemme Est Incertezza tra gli elettori della Città santa

Frammentazione politica, incognite sul futuro e radicalismo religioso pesano su una democrazia in emergenza permanente. Tgcom24 racconta una giornata al seggio in uno dei luoghi-simbolo del conflitto isarelo-palestinese

Tgcom24

Israele è chiamato a scegliere il suo nuovo, si fa per dire, Primo Ministro. Alla guida della 19esima Knesset tornerà, quasi sicuramente, il premier uscente Benyamin Netanyahu. Il suo partito Likud , appartenente al Centrodestra, corre con la coalizione di Avigdor Liberman Israel Beitenu. La vittoria sembra scontata, ma la vera sfida sarà avere la maggioranza di governo. In Israele si vota con il sistema proporzionale puro e in parlamento è rappresentata una moltitudine di partiti. Una frammentazione visibile anche al di fuori del seggio di Hillel, nel cuore di Gerusalemme Est.

I primi ad arrivare sono stati i ragazzi volontari del Meretz, partito di centrosinistra, aperto al dialogo con la Palestina. La coalizione di centrosinistra composta, oltre che dal Meretz di Zehava Gal-On, dai Labour di Shelly Yacimovich e da altri partiti minori, non è riuscita a proporsi concretamente contro il Likud a causa dei numerosi dissidi interni.

Hanan ha 23 anni studia legge a Tel Aviv e dice: “Il dibattito di questa tornata elettorale è stato incentrato soprattutto sulla sicurezza. Vorrei che nel nostro paese si tornasse a parlare di economia, di sanità, non solo di guerra. Per questo scelgo Meretz. Netanyahu aveva la possibilità di trattare con Abu Mazen, ma l'ha sprecata. Dobbiamo andare oltre il conflitto”. “La questione palestinese va risolta-puntualizza Shirel, 21 anni, anche lei con maglietta verde brillante del Meretz, che però ammette-Non ho amici arabi, ma sono di Tel Aviv, lontano dai territori palestinesi. I miei amici di Gerusalemme frequentano anche ragazzi palestinesi”.

Poco lontano ci sono i sostenitori di Da-am, partito socialista misto arabo-israeliano, che, ad oggi, non è mai riuscito ad andare al governo. “Ma in queste elezioni potremmo ottenere due seggi-precisa Avi, uno dei volontari del movimento-Siamo stati i primi a parlare di uguaglianza e diritti. Vogliamo essere parte della protesta globale. Dopo le primavere arabe e gli Indignados la gente ha cominciato a darci retta”. Più in la' un giovane professore scuote la testa e sorride. Accompagna un gruppo di ragazzi che stanno girando un documentario. La trama? L'ennesima candidatura del Da-am, che da anni prova a entrare in parlamento senza riuscirci. Intanto nel seggio tutto procede, l'affluenza non è particolarmente elevata. Alle 17 ora israeliana, le 16 italiane, ha votato il 46,6% degli aventi diritto. Comunque il 5% in più delle elezioni del 2009.

Una giovane coppia entra nel cortile della scuola. Lui, Yossef, ha 32 anni e fa il tecnico informatico, lei Yasmin, 27 anni, è segretaria. “Votiamo Shas, il partito religioso sefardita, perché seguiamo Ovadia Yossef, il suo rabbino e leader spirituale. E proprio lo Shas potrebbe uscire da una possibile coalizione di Netanyahu in favore di Yesh Atid partito di centro guidato da Yair Lapid, volto noto del giornalismo televisivo. Per molti si tratterebbe di una mossa studiata da Bibi per dimostrare al presidente della Repubblica Shimon Peres di avere la maggioranza e poter formare il governo.

Ad erodere il vantaggio del premier uscente nelle ultime settimane è stato soprattutto Naftali Bennet, ex imprenditore hi tech ora a capo di Habayt Hayeudi, partito di ultra destra, di matrice sionista, che promuove una linea di concessioni quasi nulle ai palestinesi. Bennet ha gestito molto bene la campagna anche dal punto di vista mediatico, con una comunicazione capillare sui social network, ma non solo. Per le strade di Gerusalemme sfrecciano ancora macchine con il suo viso e i suoi slogan.

Raccoglie molti consensi anche nel quartiere ebraico della Città vecchia, roccaforte degli osservanti, dove comunque il partito più votato è la coalizione ortodossa ashkenazita United Torah Judaism, scelta anche dai Haredim del quartiere ultra religioso di Mea She'arim.

I seggi chiuderanno alle 22 locali, le 21 italiane. Poi molte persone si raduneranno nei bar o nelle sedi da partito per seguire le prime proiezioni. Chi vince scenderà in strada a festeggiare. Qualcuno dice che queste elezioni saranno seguite quasi come il Super Bowl negli Stati Uniti.