Lavoro: il problema della disoccupazione di lunga durata
Secondo il Boston Consulting Group, la conclusione della ricerca di un impiego strettamente connessa ai ritmi di crescita del Paese dove viene condotta
La disoccupazione di lunga durata non è un problema di poco conto – quanto più a lungo le persone restano escluse dal mercato del lavoro, tanto più difficile è che vengano nuovamente assunte – con cui fanno i conti molti Paesi.
Secondo l'ISTAT, in Italia i disoccupati di lunga durata – ovvero tutte quelle persone alla ricerca di un posto di lavoro da almeno un anno – sono 1 milione e 555 mila. Eppure, dopo l'aumento ininterrotto registrato nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014, nel terzo trimestre 2015 il tasso della disoccupazione di lunga durata è diminuito, passando dal 62,4% di un anno prima all'attuale 58,1%.
Naturalmente quella italiana non è l'unica economia alle prese con la disoccupazione di lunga durata: nell'Unione europea i disoccupati alla ricerca di un impiego da oltre dodici mesi sono 12 milioni (vale a dire il 5% della popolazione attiva) e oltre il 60% dei quali è disoccupato da più di due anni. Del resto quella condotta da molti disoccupati è spesso una ricerca infruttuosa: in Europa, uno su cinque si scoraggia ed entra a far parte ufficialmente della popolazione inattiva.
D'altronde la ricerca di un impiego difficilmente si conclude in modo rapido e, secondo una ricerca della società di consulenza Boston Consulting Group – il Jobs Trend Surveys 2015 –, la sua durata è strettamente connessa ai ritmi di crescita del Paese dove viene condotta. Nelle economie dove il Prodotto interno lordo cresce ad un ritmo superiore al 2% annuo, passano mediamente circa 11 settimane tra l'avvio della ricerca e la formulazione dell'offerta per un posto di lavoro. Nei Paesi caratterizzati da tassi di crescita inferiori, il discorso prende una piega diversa: in Italia ne occorrono circa 20 contro le 13 della Germania, le 17 della Francia e le 13 degli Stati Uniti. In India ne servono solo nove.