La scheda

Cos’è la Sugar tax, l’imposta sulle bibite zuccherate

La tassa, che doveva entrare in vigore il primo luglio 2024 con un emendamento presentato nel decreto Superbonus, ha scatenato il dibattito nel governo tanto che alla fine la misura è slittata al 2025

15 Mag 2024 - 14:26
 © -afp

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L’imposta riguarda le bevande edulcorate, definite come prodotti finiti e prodotti predisposti per essere utilizzati come tali previa diluizione, rientranti nelle voci NC 2009 e 2202 della nomenclatura combinata dell'Unione europea, condizionati per la vendita, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l'aggiunta di edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume

Cos’è la Sugar tax

 è una tassa applicata a tutte le bibite analcoliche che contengono zuccheri aggiunti. Quindi non solo le classiche bibite gassate, ma anche succhi di frutta o bevande con edulcoranti. Simile ad altre esistenti in Europa come la Chips tax in Ungheria o l’imposta inglese tarata sulla concentrazione di zucchero sulle bevande.

A quanto ammonta

 La Sugar tax si applica nella misura di 10 centesimi al litro nel caso di prodotti finiti e 0,25 euro per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.

Obbiettivo della sugar tax

 Perché questa tassa sugli zuccheri? L'intenzione del legislatore è limitare l’acquisto di questo tipo di bibite per spingere i consumatori verso scelte più salutari. Una misura che viene ritenuta utile per prevenire l’obesità e le patologie correlate come il diabete. L’Italia, nonostante la famosa dieta mediterranea, è tra i Paesi con il più alto tasso di persone in sovrappeso in Europa. Stando agli ultimi dati diffusi dal ministero della Sanità, il 9,4% della popolazione è obesa, il 40% circa in sovrappeso. Il dato più allarmante riguarda i bambini: il 20% è obeso per via di abitudini alimentari scorrette.

Imprese, l'impatto della sugar tax

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Chi paga la Sugar Tax

 Il decreto del governo dice che a pagare la Sugar tax sarà “il fabbricante, il cedente (ovvero chi li vende ai consumatori), l'acquirente e l'importatore per quelle che arrivano da Paesi extra-UE”. Il rischio è che alla fine a pagare la percentuale maggiore sarà il consumatore che decide di mettere nel carrello della spesa queste bevande.

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