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Indice Pmi manifatturiero, lʼItalia accelera

In espansione anche lʼEurozona, la Grecia peggiora ancora

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Nonostante i dati sul lavoro non esaltanti e il rapporto dello Svimez che ha messo in luce una volta di più i ritardi del Mezzogiorno, l'attività economica dell'Italia prosegue nella sua risalita, confermando il momento più favorevole rispetto al recente passato.

L'indice Pmi manifatturiero (Purchasing Managers Index) dell'Italia rilevato da Markit è cresciuto ancora a luglio rispetto al livello di giugno, portandosi a 55,3 punti da 54,1, al ritmo più veloce in oltre quattro anni. Sopra i 50 punti l'indice sta a significare una fase espansiva (al di sotto di quella soglia si è invece in contrazione), che nel nostro caso dura ormai da sei mesi di fila.

Secondo gli analisti di Markit, il trend positivo dipende dal miglioramento della domanda interna (anche sul fronte degli investimenti, aspetto quest'ultimo da non trascurare) e dall'aumento degli ordini.

Per quanto riguarda l'Eurozona si osserva al contrario una lieve flessione, pur restando ampiamente in territorio positivo. L'indice Pmi manifatturiero per la zona euro è sceso a luglio, rispetto a giugno, da 52,5 a 52,4 punti. Ad ogni modo l'indice manifatturiero è in espansione da luglio 2013, nonostante la crisi ellenica (Atente ha registrato un valore negativo di 30,2 punti, ai minimi dal 1999).

Se il trend della produzione francese risulta essere in calo (a 49,6 punti da 50,7), continua a crescere quello della Germania anche se in maniera più moderata, salendo a 51,8 rispetto a 51,5 di giugno.

Al di fuori dell'Eurozona, è la Cina a segnare il calo più consistente. Il settore manifatturiero cinese, infatti, nel mese di luglio ha registrato i valori minimi da luglio 2011, attestandosi a 47,8 punti, al di sotto della quota 50. Secondo gli analisti ciò è dipeso soprattutto dal crollo dei mercati nelle ultime settimane. Per tornare in territorio positivo, dunque, molto dipenderà dall'efficacia delle misure adottate da Pechino.