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Il prezzo del petrolio continua a scendere, ma sui prezzi dei carburanti pesano accise e Iva

L'aumento della produzione di greggio da parte dei principali mercati ha fatto scendere il prezzo al barile sotto gli 80 euro, ma al distributore le differenze sono minime.

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Tra le irregolarità delle pompe di benzina (e dei benzinai stessi) e il carico fiscale applicato ai prezzi al consumatore, i costi legati al carburante non sembrano seguire la scia del prezzo del greggio che, ormai da settimane, è in caduta libera. Anzi, dal 2015 si prevede un nuovo rincaro delle accise che potrebbe far lievitare il prezzo alla pompa di una cifra compresa tra i tre e gli undici centesimi.

Nonostante i vari conflitti sparsi per il Medio Oriente, area del mondo storicamente ricca di petrolio, il prezzo continua a calare, abbassandosi ben oltre sotto la soglia dei 90 dollari al barile. I vari disordini, infatti, non hanno posto un freno alla produzione mediorientale di greggio, a cui ora si aggiungono la concorrenza di Russia e Stati Uniti.

Non stupisce dunque che, a fronte di una domanda (in parte influenzata dal perdurare della crisi della zona euro) inferiore all'offerta, i prezzi del petrolio siano crollati. La caduta dei prezzi del petrolio si è riversata anche sulle quotazioni internazionali della benzina, che sono scese ai livelli del 2011, a circa 500 dollari per mille litri. Ma perché allora i prezzi della benzina in Italia sono più alti di allora? Semplice, per l'aggravio fiscale che, nel corso di questi tre anni, per i carburanti è lievitato di oltre 14 centesimi.

Ben oltre la metà del prezzo della benzina, il 58% (e il 52% per il diesel), riguarda in verità le tasse sul prodotto stesso: appunto le accise e l'Iva. In media solo il 35% del prezzo pagato alla pompa di benzina riguarda il costo effettivo del carburante. Per fare un esempio: se alla pompa di benzina il prezzo sta a 1,80 euro al litro, ben 1,10 euro vanno all'erario, circa 14 centesimi vanno alle compagnie che si occupano di raffinarla, trasportarla e distribuirla, mentre circa 60 centesimi è il prezzo per la materia prima.

Secondo uno studio di Federconsumatori il caro benzina costa agli italiani, direttamente e indirettamente, oltre 700 euro l'anno. Una parte di questi infatti, poco più della metà, vengono spesi dai consumatori direttamente alla pompa di benzina, mentre i rimanenti sono il risultato della ricaduta sui prezzi dei beni al consumo dovuti all'aumento dei costi per il trasporto merci.

A causa delle tasse sui carburanti, ad ottobre gli italiani hanno pagato 26,5 centesimi al litro in più rispetto al resto d'Europa per la benzina e 24,5 centesimi al litro in più per il diesel. Prendendo la benzina per esempio, i 26,5 centesimi pagati più dagli italiani sono dovuti solo per 1,7 centesimi ai prezzi industriali, gli altri 24,5 centesimi al litro sono dovuti unicamente ad Iva e accise.

Mentre l'Iva è un'imposta che viene applicata in misura uguale, al 22% nel caso italiano, a tutti i prodotti, l'accisa si differenzia in base al prodotto. Nel caso dei carburanti l'Iva è infatti al 22%, come lo è anche per i prodotti tecnologici o alimentari, mentre le accise sono l'ammontare di imposte legate al finanziamento di emergenze come i terremoti e alluvioni.

Sulle accise pagate oggi quando si va a fare benzina gravano, infatti, eventi come i terremoti che hanno colpito l'Emilia Romagna (per 0,02 euro) e l'Aquila ( per 0,082 euro), o le alluvioni che nel 2011 hanno colpito la Liguria e la Toscana (per 0,0089 euro), senza contare i finanziamenti di guerre ormai lontane nel tempo: il tutto per un ammontare di circa 0,40 euro al litro, Iva esclusa.