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Governo, pronto il piano di spending review
Enrico Bondi commissario Straordinario

In Cdm il ministro Giarda presenta il suo rapporto per assottigliare la spesa pubblica

Ansa

Scuola, ministeri, carabinieri, tribunali e prefetture.

E l'ìipotesi di un commissario straordinario che gestisca l'intera complessa operazione. Sono questi i "capitoli" del libro dei tagli che il governo si appresta a studiare. E' il tentativo di Monti di evitare il secondo aumento dell'Iva previsto a fine anno e che potrebbe contrarre ancora di più i consumi.

Anche se non ci sono ancora le cifre, si mira a ridurre le prefetture, risparmiare il 15% del miliardo speso per la scuola, tagliare i marescialli in esubero.

Le misure al vaglio: Enrico Bondi commissario straordinario


Il risanatore della Parmalat, Enrico Bondi, si avvia a diventare commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica. Secondo quanto riferisce una fonte governativa, il Consiglio dei ministri sta discutendo della nomina di Bondi su proposta del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda.

Dura critica dal Pdl: governo perde dignità


"E' sicuramente una leggenda metropolitana quella che vorrebbe la nomina di un commissario per curare la regia della spending review. Un governo tecnico che nella sua squadra dispone di un ministro come Piero Giarda che studia la spesa pubblica da oltre un quarto di secolo non puo' ricorrere a un ulteriore tecnico, sia pure di indiscusso valore come Enrico Bondi, per individuare i tagli alla spesa pubblica". Lo sottolinea il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli.

Tagli al Viminale.

Tra i tagli più difficili e al tempo stesso necessari nel piano di Giarda c'è il ministero degli Interni, a partire dalla riduzione delle Prefetture. Oggi sono una per provincia, in totale gli "Uffici territoriali del governo" sono 103. L'obiettivo è quello di lasciarne uno ogni 350 mila abitanti. Nel mirino anche i Vigili del Fuoco, gli acquisti di beni e la questione degli affitti: il Viminale spende circa 30 milioni l'anno per le locazioni e si studia l'utilizzo di immobili demaniali.

L'esercito.

Imprescindibile è la questione della Difesa che condivide con gli Interni le forze militari che gestiscono l'ordine pubblico: da una parte i Carabinieri e dall'altra la Polizia. Le sovrapposizioni ci sono, ad esempio con i 5 mila presidi dell'arma presenti sul territorio. Ma il tema, sebbene prospettato, è assai delicato. Come pure la sistemazione dei 30 mila marescialli dell'Esercito ritenuti in esubero in combinata con il piano di riduzione degli effettivi da 180 mila a 150 mila entro il 2024 stilato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola.

La scuola.

Uno dei grandi contenitori della spesa pubblica, già 'bombardato' dall'ex ministro Gelmini, è la scuola. Circa il 90 per cento della spesa è destinato agli stipendi,e questi non si toccano. Restano tuttavia margini per aggredire una massa di un miliardo destinata a beni e servizi: con un intervento della Consip (la società di Stato per gli acquisti) si potrebbe risparmiare il 15 per cento.

I tribunali.

L'occhio del ministro per i Rapporti con il Parlamento si è rivolto anche all'amministrazione penitenziaria: aumenteranno i posti de-tentivi, ma si tenterà una razionalizzazione della sorveglianza. Tagli anche ai giudici di pace e ai piccoli tribunali con un recupero di 5.900 amministrativi e 950 toghe.

Su quanto si potrà risparmiare nessuna cifra esatta, ma il primo obiettivo che il "Rapporto" si pone con la spending review è quello di blindare il pareggio di bilancio del 2013. Il secondo stadio, strettamente legato al primo, è la diminuzione delle tasse. Viene da sé che se si troveranno risorse attraverso un intervento più incisivo sulla spesa, si potranno recuperare almeno quei 4 miliardi necessari per disinnescare il temuto aumento dell'Iva al 23 per cento previsto da ottobre.

Bce all'Italia: "Tagliare le province"

Accorpare le Province in Italia "sarebbe l'unica, vera misura di taglio di costi della politica". Parola della Banca centrale europea, che guarda con attenzione alla spending review, su cui si attendono entro domani indicazioni precise dal governo Monti. L'Eurotower auspica inoltre che l'Italia riporti al centro del dibattito anche il capitolo concorrenza e liberalizzazioni per rilanciare la crescita.

Pd: "Fiducia a Monti, ma no tagli alla scuola"

Il governo Monti ha iniziato già ad avere il primo assaggio delle reazioni dei partiti ai tagli previsti nella spending review. Secco no ai tagli alla scuola dal Pd. "Sono sicuro che Giarda pensa di entrare con il cacciavite in questi meccanismi perché usare la mazza non va bene", dice Pier Luigi Bersani, che tuttavia smentisce di voler andare al voto a ottobre e ribadisce la fiducia al governo: "Non possiamo in questi mesi destabilizzare perché la crisi è ancora lì. Monti ha credibilità sufficiente per tenere il nostro Paese lontano dal baratro. Io non intendo vincere sulla macerie del mio Paese".

Bersani: tagliare con intelligenza


"Diciamo da sempre che abbiamo una spesa pubblica squilibrata. Ma si dia un'occhiata all'andamento della spesa corrente negli ultimi 15 anni. Con noi era sotto controllo, col centrodestra è sbarellata. Ma adesso non ci sono francamente i margini ad esempio per tagli alla scuola. Ok la spending rewiew. Si può incidere sul settore della spesa della pubblica amministrazione, ad esempio, l'acquisto di beni e servizi. Ma non si puo'ò e gli investimenti perchè crolliamo".

Pdl: "Basta tasse, no tagli alle forze dell'ordine"


Per il Pdl sono invece le forze dell'ordine a dover essere esentate dai tagli. "Chi vuole meno carabinieri e meno polizia sarà bocciato senza esitazioni. Ho avvertito Giarda da tempo", dice Maurizio Gasparri. E poi, basta tasse. Questo lo slogan del Pdl nella campagna per le amministrative. "Il Paese non può sopportare ulteriori tassazioni - incalza Angelino Alfano -. Noi ribadiamo la nostra proposta: occorre una ricetta fatta di meno tasse, meno spese e meno debiti". E quindi chiede una "moratoria" per quegli imprenditori che sono creditori nei confronti dello Stato: "Proporremo che se lo Stato non paga gli imprenditori, questi non paghino le tasse fino all'ammontare del credito vantato nei confronti dello Stato".

Idv: "Sì all'eliminazione delle province e subito al voto"


Antonio Di Pietro, in linea con i suggerimenti della Bce, rilancia l'eliminazione delle province, ma resta fermo con la sua richiesta di elezioni immediate: "Prima si va al voto e meglio è per i cittadini. Questo è in realtà un governo politico di compromesso, che non ha fatto altro che tassare le fasce sociali più deboli, caricando su di loro il peso della crisi. Si torni alle urne, con una nuova legge elettorale" scrive infatti il leader dell'Idv sul suo profilo Facebook.