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"In-giustizia" di un concorso infinito

Tra ricorsi e nuovi bandi, 536 vice ispettori di polizia penitenziaria aspettano da 10 anni

Tgcom24

Nell'Italia dei furbetti, degli sprechi e dei vitalizi, nel magna magna di una Regione che scoperchia i pentoloni delle altre, tra rimborsi agghiaccianti e fondi spudorati, in un'Italia dove è sempre colpa dell'altro, di quello che governava prima perché nessuno si assume la colpa, figurarsi, la vergogna, in questa Italia non c'è mai fine al peggio.

E allora tutto sembra normale. E' normale scovare stipendi d'oro e pensioni opulente, incarichi fittizi e lauree mendaci, concorsi banditi e rinviati, iter burocratici dispendiosi e 536 persone in attesa di una graduatoria per un posto di lavoro. Incredibile eppur vero.

Riavvolgiamo il nastro di questa storia all'italiana ed ecco a voi l'ennesimo caso di un Paese che non va. Siamo al 2003, 18 marzo per l'esattezza, quando sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.22-4^ serie speciale “Concorsi ed Esami”, viene pubblicato il concorso pubblico per la copertura di 271 posti di allievo vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria. A febbraio del 2004 si svolgono, come di norma, le prove di preselezione ma per la difficoltà dei test, i candidati risultati non idonei presentano ricorso al Tar. Legittimo.

Tre anni di attese, spese amministrative, costi procedurali e compagnia cantante quando si tratta ovviamente di soldi pubblici presi direttamente dalle tasche del cittadino, per vedere confermato dal Consiglio di Stato il ricorso proposto e l'annullamento della “totalità degli atti attinenti alla preselezione” del concorso bandito nel lontano 18 marzo del 2003. Si ricomincia da capo.

La macchina dell'Amministrazione penitenziaria accetta la sentenza e rimette in moto l'ingranaggio di un dipartimento che fa capo al Ministero della Giustizia. Il 24 ottobre 2008 sempre sulla Gazzetta Ufficiale riappare nella serie speciale “Concorsi ed Esami” il calendario delle prove preselettive. Questa volta tutto fila liscio.

Dopo il superamento dei test, i candidati idonei vengono convocati da febbraio a luglio del 2009, per gli “accertamenti psicofisici e attitudinali”; il 25 di novembre nella scuola di formazione e di aggiornamento per il personale del Corpo di polizia di Roma, si svolge la prova scritta e il 19 giugno 2011, quindi due anni dopo lo scritto, si conclude la parte orale di quel concorso bandito sempre nel lontano 18 marzo del 2003.

L'agonia per i circa 536 idonei sembra volgere al termine. Manca solo la graduatoria e capire chi occuperà i 271 posti vacanti che nel frattempo, per non farci mancare nulla, si sono ingrossati a 327. Ma nell'Italia degli intoppi, della burocrazia imperante, degli sperperi e delle istituzioni concepite a scatole cinesi dove i passaggi vincono quasi sempre per sfinimento delle energie umane, nell'Italia dove una commissione siciliana può permettersi di riunirsi in 5 mesi solo due volte per un totale di 50 minuti e lo stipendio non è mai calcolato in questi casi a cottimo o ad'ore, bisogna aspettarsi di ogni.

Un candidato, risultato non idoneo alla prova orale, avanza un nuovo ricorso. In base a cosa? Alla nomina del Presidente della Commissione esaminatrice che risulta “in quiescienza”. Avete capito bene. Il Presidente di Commissione del concorso è in pensione, tecnicamente “a riposo”. Il Tar, ovviamente, accoglie la sospensiva perché rileva illegittimità e a gennaio ci sarà la nuova udienza. Probabilmente un nuovo annullamento di quel concorso bandito sempre nel lontano 18 marzo 2003.

Quasi dieci anni tra inutili appelli, lettere, richieste avanzate dal “comitato idonei concorso 271 vice ispettori di polizia penitenziaria” per aspettare la graduatoria e un posto di lavoro. Lunedì 1 ottobre di fronte al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, i circa 536 candidati manifesteranno in segno di protesta. Ennesimo caso dell'Italia che non va.