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Chieti, isolato nel rifugio a 2.000 metri: pulite i tre chilometri

Bloccato da sette metri di neve Roberto DʼEmilio, gestore del rifugio Bruno Pomilio, sulla Majella, in territorio teatino a Tgcom24: "Il Parco non libera la via di sua competenza, in caso di pericolo posso salvarmi solo con lʼelicottero"

Alla prima allerta meteo ha iniziato a disdire le prenotazioni che erano arrivate da tutto il mondo, dal Canada al Giappone; ha poi mandato moglie cardiopatica e figlio che lo aiutano nell'attività a Pescara ed è rimasto da solo a presidiare il rifugio Bruno Pomilio che da settembre 2015 gestisce in località Rapino (Chieti), a 2.000 metri d'altezza.

Attraverso Facebook Roberto D'Emilio continua a combattere la sua battaglia che dura da un anno e mezzo perché chi di competenza non tiene pulita dalla neve la strada di tre chilometri che lo libererebbe dall'isolamento. "Sono al sicuro qui al rifugio - racconta raggiunto da Tgcom24 - ma non mi possono lasciare isolato tutte le volte che nevica, perché il Parco della Majella non pulisce la strada in caso di neve".

"Io sto bene al momento, ma non posso aspettare aprile e il sole per riprendere l'attività; ho un piccolo generatore che alimenta le batterie del telefono - tranquillizza D'Emilio - e ho dovuto fare la scelta di non usarlo per i frigoriferi del bar-ristorante. Ho così già buttato via 6/7mila euro di alimenti e ho dovuto disdire le prenotazioni delle 25 camere, per coscienza".

"Non me la sono sentita, infatti, di dire a un gruppo di adulti e bambini che volevano salire per le ciaspolate di venire; ho mandato subito una diffida per far liberare la strada da 50 centimetri di neve, ora siamo a tre metri e a 7 in alcuni punti; ho mandato richieste di aiuto a tutti, come ha fatto l'amministratore dell'hotel Rigopiano, ma anche le mie restano inascoltate".

"Per fortuna ho il telefono attivo e sono in contatto costante con il sindaco di Rapino e la protezione civile de L'Aquila: in caso di problemi possono venirmi a prendere solo con l'elicottero, ma combatto questa guerra contro il Parco della Majella, che deve tenere libero e sgombro questo tratto di provinciale, da un anno e mezzo per farmi liberare la strada per un punto che rappresenta il primo soccorso in montagna".

"Ho investito 250mila euro per questa attività che era abbandonata da 8 anni - continua; - ho appena finito di pagare i 15mila euro per l'ultimo intervento di una turbina privata, ma perché non mi liberano la strada? Tutti i mezzi della provincia sono rotti e la turbina arrivata dal Friuli si è fermata a tre chilometri da me. E intanto ho aperto una raccolta fondi per comprare per il rifugio un gatto delle nevi che arriverà da Trento, ma è un peccato che il turismo qui sia abbandonato da tutti per una nevicata e chi le ha non si prenda le sue responsabilità: è una storia da definire, per evitare tragedie come Rigopiano".