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Alberto Nagel, ritratto del delfino di Cuccia che punta su Banca Generali per resistere all'assalto di Mps

L'autorizzazione della Bce all'espansione di Mediobanca verso Banca Generali chiude un cerchio iniziato oltre vent'anni fa

19 Ago 2025 - 10:20
 © Ansa

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È arrivato il sì che Alberto Nagel aspettava: la Bce ha autorizzato Mediobanca ad acquisire il controllo diretto di Banca Generali, mentre Bankitalia ha approvato il controllo indiretto delle controllate Generfid, Intermonte, Nextam, 8a+ Investimenti e Tosetti Value. "Da molti anni consideriamo Banca Generali la migliore opportunità di fusione e acquisizione per noi. Oggi le stelle si sono allineate", aveva dichiarato l'ad nella conferenza con gli analisti. Per l'uomo che ha dedicato la sua carriera a trasformare Mediobanca, è il coronamento di una strategia lunga vent'anni.

La mossa dell'assemblea anticipata

 L'autorizzazione però non basta per completare l'operazione. Nagel ha deliberato l'anticipo dell'assemblea straordinaria dal 25 settembre al 21 agosto. Non è solo una questione di calendario: è una mossa strategica per battere sul tempo Mps, la cui offerta ostile scade l'8 settembre

Il delfino cresciuto a Piazzetta Cuccia

  Chi è l'uomo dietro questa strategia? Nato a Milano il 7 giugno 1965, famiglia di Barletta con il papà di origini tedesche, Alberto Nagel sta per compiere sessant'anni portando con sé un curriculum che lo identifica come l'erede naturale della tradizione di Piazzetta Cuccia. Laureato alla Bocconi, ha iniziato la sua carriera proprio in Mediobanca, dove è diventato il delfino di Enrico Cuccia,  il leggendario banchiere che aveva fatto proprio del suo istituto il tempio della finanza italiana.

L'eredità di Cuccia e la sfida del cambiamento

  La storia di Nagel si intreccia con quella di Mediobanca nel momento più delicato della sua storia recente. Quando nel 2003 arriva al vertice insieme al presidente Pagliaro, deve raccogliere l'eredità di Enrico Cuccia che aveva incarnato per decenni "la finanza laica" in contrapposizione a "quella cattolica del gruppo Intesa", creando un modello unico nel panorama bancario nazionale.

Il grande regista delle operazioni italiane

  In oltre vent'anni ai vertici, Nagel è diventato il grande regista delle principali operazioni finanziarie italiane. Il suo nome è legato all'acquisizione di FondiariaSai da parte di Unipol, all'ultimo passaggio di mano di Rcs (dalla parte dei perdenti rispetto alla cordata di Urbano Cairo), fino all'offerta pubblica di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca del 2020, dove ha agito come consulente creando una inedita "pax armata" con Carlo Messina.

La trasformazione silenziosa

  Descritto dagli amici come "uno che non si arrende mai" e dai nemici come un opportunista estremo, Nagel ha saputo emergere silenziosamente come il vero timoniere di Mediobanca. Casa a Courmayeur, amante della palestra e dell'acqua minerale che preferisce all'alcol, ha costruito il suo potere attraverso "un incessante lavorio dietro le quinte e una fitta trama di relazioni".

Le battaglie contro i poteri romani

 La carriera di Nagel è costellata di scontri con i cosiddetti "poteri romani". Alla fine del primo decennio del 2000 ha difeso Mediobanca e Generali dalle mire di Cesare Geronzi. Oggi si trova di nuovo in prima linea contro un assalto che passa da Roma, dove risiede Francesco Gaetano Caltagirone, che insieme alla Delfin della famiglia Del Vecchio si è scontrato ripetutamente con lui sia sulle Generali che su Mediobanca. L'anticipo dell'assemblea serve anche a evitare che cresca il fronte del "no": secondo stime riservate, il 40% degli azionisti potrebbe votare contro, rendendo difficile raggiungere la maggioranza qualificata del 66,6%.

La strategia del risparmio gestito

 L'acquisizione di Banca Generali rappresenta il culmine di una strategia che Nagel persegue da anni. L'operazione prevede lo scambio di 1,70 azioni Generali per ogni azione Banca Generali, con un premio dell'11% e un valore di quasi sette miliardi di euro. Come ha spiegato lui stesso, l'operazione consentirebbe "di procedere a una significativa riallocazione del capitale dal settore assicurativo a quello della gestione patrimoniale (la gestione dei patrimoni di clienti facoltosi). La gestione patrimoniale diventerà l'attività principale di Mediobanca non solo in termini di priorità, ma anche in termini numerici".

Il prezzo della trasformazione

 Per realizzare questa visione, Nagel è disposto a sacrificare un pezzo di storia: la quota del 13% nelle Assicurazioni Generali, che verrà utilizzata per pagare gli azionisti di Banca Generali. È un passaggio simbolico forte per chi guida un istituto che delle partecipazioni storiche aveva fatto la sua caratteristica distintiva.

Una nuova Mediobanca? Se tutto andrà secondo i piani, alla fine dello scontro emergerà "una nuova Mediobanca": senza la storica quota nel Leone triestino e con il centro del business definitivamente spostato dalle tradizionali fusioni e acquisizioni verso la gestione dei grandi patrimoni. Una trasformazione che segna la fine di un'epoca e l'inizio di un nuovo capitolo.

Il tentativo precedente

 Non è la prima volta che Nagel prova a mettere le mani su Banca Generali. Mediobanca aveva già tentato un'operazione alcuni anni fa, ma l'iniziativa era stata bloccata dall'intervento del gruppo Caltagirone e della Delfin, gli stessi soggetti che oggi si oppongono al progetto di crescita dell'ad milanese.

Le prossime sfide

 Con i sei mesi di tempo concessi dalla Bce per presentare il piano d'integrazione, Nagel dovrà dimostrare di saper gestire non solo le dinamiche finanziarie ma anche quelle politiche e azionarie. La partita con Caltagirone e Del Vecchio è tutt'altro che chiusa, e l'acquisizione di Banca Generali potrebbe rappresentare "una nuova battaglia, forse l'ultima, in questa grande guerra".

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