La guerra delle banche, i dati delle scalate
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La banca ha fatto ricorso al Tar contro il veto dello Stato all’acquisto del 9% di Banco Bpm: come funziona il potere speciale del governo e quando viene attivato
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Unicredit ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto con cui il governo Meloni, lo scorso marzo, ha esercitato il golden power sull’acquisto del 9% di Banco Bpm da parte della banca guidata da Andrea Orcel. Una mossa rara – e in parte clamorosa – che riaccende il dibattito sull’equilibrio tra autonomia delle imprese e poteri speciali dello Stato nelle operazioni economiche considerate "strategiche".
L’acquisizione di una quota significativa di Banco Bpm da parte di Unicredit è finita sotto la lente del governo, che ha deciso di bloccare l’operazione invocando il golden power. La motivazione: la rilevanza strategica dell’istituto milanese nel settore bancario nazionale.
Unicredit, però, non ci sta. Il ricorso presentato nei giorni scorsi sostiene che l’operazione fosse del tutto trasparente, notificata con anticipo e priva di rischi per l’interesse nazionale. Dietro le quinte, si legge tra le righe, anche la frizione politica tra un manager molto autonomo come il Ceo Andrea Orcel e un esecutivo sempre più attento a difendere l'italianità del sistema creditizio.
Introdotto nel 2012 e potenziato negli anni successivi, il golden power è un insieme di strumenti normativi che consentono al governo di bloccare, condizionare o annullare operazioni economiche ritenute a rischio per la sicurezza nazionale.
Inizialmente riservato a settori come difesa e telecomunicazioni, nel tempo il perimetro è stato ampliato a energia, infrastrutture digitali e, più di recente, anche al sistema bancario e assicurativo. L’obiettivo è proteggere gli asset strategici del Paese da scalate ostili o da concentrazioni eccessive, soprattutto in un contesto di tensioni geopolitiche e consolidamento europeo.
Negli ultimi anni, il golden power è stato attivato in diverse operazioni economiche, spesso per limitare l’influenza di soggetti esteri su asset considerati sensibili. Ecco i casi più rilevanti e recenti.
Il Tar del Lazio si pronuncerà nei prossimi mesi, ma l’esito è tutt’altro che scontato. Sul piano tecnico, sarà cruciale stabilire se Banco Bpm rientri effettivamente nei criteri di "attività strategica" previsti dalla normativa. Sul piano politico, invece, il caso segna un precedente potenzialmente divisivo, soprattutto in un settore – quello bancario – già soggetto a grandi manovre di aggregazione.
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Andrea Orcel, da sempre abituato a muoversi tra grandi deal internazionali, potrebbe aver sottovalutato la sensibilità politica di un'operazione che, pur in apparenza legittima, tocca un nervo scoperto del governo: il timore che l’Italia perda il controllo sulle sue principali leve finanziarie.
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