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Unicredit sfida il golden power: cos’è e quando lo Stato può dire no

La banca ha fatto ricorso al Tar contro il veto  dello Stato all’acquisto del 9% di Banco Bpm: come funziona il potere speciale del governo e quando viene attivato

24 Mag 2025 - 09:12
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Unicredit ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto con cui il governo Meloni, lo scorso marzo, ha esercitato il golden power sull’acquisto del 9% di Banco Bpm da parte della banca guidata da Andrea Orcel. Una mossa rara – e in parte clamorosa – che riaccende il dibattito sull’equilibrio tra autonomia delle imprese e poteri speciali dello Stato nelle operazioni economiche considerate "strategiche".

Il caso: cosa è successo tra Unicredit e Palazzo Chigi

 L’acquisizione di una quota significativa di Banco Bpm da parte di Unicredit è finita sotto la lente del governo, che ha deciso di bloccare l’operazione invocando il golden power. La motivazione: la rilevanza strategica dell’istituto milanese nel settore bancario nazionale.

Unicredit, però, non ci sta. Il ricorso presentato nei giorni scorsi sostiene che l’operazione fosse del tutto trasparente, notificata con anticipo e priva di rischi per l’interesse nazionale. Dietro le quinte, si legge tra le righe, anche la frizione politica tra un manager molto autonomo come il Ceo Andrea Orcel e un esecutivo sempre più attento a difendere l'italianità del sistema creditizio.

Cos’è il golden power: il potere (limitato) dello Stato

 Introdotto nel 2012 e potenziato negli anni successivi, il golden power è un insieme di strumenti normativi che consentono al governo di bloccare, condizionare o annullare operazioni economiche ritenute a rischio per la sicurezza nazionale.

Inizialmente riservato a settori come difesa e telecomunicazioni, nel tempo il perimetro è stato ampliato a energia, infrastrutture digitali e, più di recente, anche al sistema bancario e assicurativo. L’obiettivo è proteggere gli asset strategici del Paese da scalate ostili o da concentrazioni eccessive, soprattutto in un contesto di tensioni geopolitiche e consolidamento europeo.

I precedenti: quando lo Stato è già intervenuto (e quando no)

 Negli ultimi anni, il golden power è stato attivato in diverse operazioni economiche, spesso per limitare l’influenza di soggetti esteri su asset considerati sensibili. Ecco i casi più rilevanti e recenti.

  • Vivendi – Tim: il governo italiano è intervenuto nel 2017 per limitare l'influenza del colosso francese Vivendi che aveva superato il 24% del capitale di Tim senza notificare preventivamente l’operazione. L'esecutivo ha imposto condizioni stringenti, inclusa la richiesta di separazione tra le attività ritenute strategiche e la governance esercitata dai francesi.
  • Pirelli – Sinochem: nel 2023 il golden power è stato esercitato per condizionare la presenza del socio cinese Sinochem all’interno della governance di Pirelli, in particolare per tutelare il know-how tecnologico legato agli pneumatici per veicoli militari e industriali. Il governo ha imposto limitazioni al diritto di nominare dirigenti chiave e accedere a informazioni sensibili.
  • Retelit – Asterion: Retelit, attiva nelle telecomunicazioni e nella gestione di cavi sottomarini, è stata oggetto di attenzione da parte del governo quando soggetti esteri, inclusi fondi legati al Qatar, hanno acquisito quote significative. Anche in questo caso il golden power è stato utilizzato per preservare la sicurezza delle infrastrutture digitali italiane.
  • Banco Bpm – Unicredit: il caso più recente è interno: riguarda due grandi istituti italiani. Qui il golden power non è stato usato per bloccare un ingresso straniero, ma per impedire una concentrazione potenzialmente pericolosa nel sistema bancario nazionale. È una svolta simbolica: lo Stato estende il suo potere anche ai giochi di forza tra attori domestici, in nome della tutela della stabilità finanziaria.
  • Monte dei Paschi di Siena – Mediobanca (2025): nel gennaio 2025, Mps ha lanciato un'Offerta Pubblica di Scambio (Ops) su Mediobanca, proponendo 2,3 azioni proprie per ogni azione di Mediobanca, con l'obiettivo di creare un nuovo campione nazionale nel settore bancario. Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha deliberato di non esercitare i poteri speciali previsti dal golden power sull'operazione, concedendo così il via libera senza condizioni. La decisione è stata motivata dalla natura domestica dell'operazione e dall'assenza di rischi per la sicurezza nazionale, in quanto entrambe le banche operano principalmente sul territorio italiano. 

Cosa succede ora

 Il Tar del Lazio si pronuncerà nei prossimi mesi, ma l’esito è tutt’altro che scontato. Sul piano tecnico, sarà cruciale stabilire se Banco Bpm rientri effettivamente nei criteri di "attività strategica" previsti dalla normativa. Sul piano politico, invece, il caso segna un precedente potenzialmente divisivo, soprattutto in un settore – quello bancario – già soggetto a grandi manovre di aggregazione.

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