Delfin in testa con quasi 2 miliardi di plusvalenze. A seguire Caltagirone, Crédit Agricole, Unicredit e Benetton
© Ansa
Il risiko finanziario che negli ultimi mesi ha rimescolato partecipazioni tra banche, assicurazioni e asset manager italiani ha generato un’enorme ricchezza: 5,3 miliardi di euro in plusvalenze in meno di quattro mesi. Aumenti di valore di titoli già in portafoglio che, anche senza essere venduti, hanno fatto crescere il patrimonio degli azionisti: è questo che si intende per plusvalenza, ovvero la differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello attuale (o di vendita) di un’azione.
A dirlo sono i numeri delle principali dieci partecipazioni finanziarie a Piazza Affari, calcolati prendendo come riferimento il 24 gennaio 2025, giorno in cui Luigi Lovaglio (Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Monte dei Paschi di Siena) ha annunciato l’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Mps su Mediobanca. Una data chiave, anche se Unicredit si era già mossa due mesi prima su Banco Bpm.
A guidare la classifica dei guadagni è Delfin, la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio che ha ottenuto una crescita complessiva del portafoglio pari a 1,916 miliardi di euro, pur restando immobile. La rivalutazione deriva dai forti rialzi delle sue quote in Mps (+151,8 milioni), Generali (+843,9 milioni) e Mediobanca (+965,8 milioni).
Al secondo posto Francesco Gaetano Caltagirone che invece ha giocato all’attacco, aumentando a marzo la sua partecipazione in Generali dal 6,9% all’8% e ad aprile raddoppiando quasi quella in Mps dal 5% al 9,9%. Il risultato? Un incremento di valore delle partecipazioni pari a 1,197 miliardi di euro, così suddivisi: Mps +216 milioni, Mediobanca +360 milioni, Generali +621 milioni.
Salgono anche i francesi di Crédit Agricole, storici soci di Banco Bpm, che in aprile hanno raddoppiato la partecipazione passando dal 9,9% al 19,8%. Il doppio acquisto ha portato una rivalutazione stimata in 573 milioni di euro. Poco meno ha ottenuto Unicredit con 534 milioni di potenziale plusvalenza, grazie al tempestivo ingresso nel capitale di Generali.
Anche Edizione, la finanziaria della famiglia Benetton, ha beneficiato dell’ondata: il 2,235% di Mediobanca si è apprezzato di 108 milioni, mentre il 4,859% in Generali ha guadagnato 394 milioni, per un totale vicino a mezzo miliardo.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze che detiene l’11,73% di Mps, ha visto il valore della propria quota salire di 182 milioni. Una rivalutazione importante che si aggiunge ai rientri dall’aumento di capitale del 2022 (2,5 miliardi di euro), quando l’azione valeva 2 euro contro gli 8 attuali.
Banca Mediolanum, con il 3,492% di Mediobanca, ha registrato un incremento di 170 milioni di euro. Banco Bpm, socio di Mps anche tramite Anima, ha ottenuto un apprezzamento simile. Chiude la classifica Unipol, con 101 milioni di plusvalenza solo sulla quota del 2,083% in Mediobanca. Ma la compagnia bolognese è anche primo azionista di Bper Banca, protagonista a sua volta dell’OPS sulla Popolare di Sondrio (19,8%) — operazione che fa lievitare ulteriormente i guadagni indiretti.
Ai 5,3 miliardi vanno sommate le cedole in arrivo. Mercoledì prossimo, per esempio, Mps distribuirà un dividendo di 0,86 euro per azione, che per il solo Mef significheranno 127 milioni di euro in cassa. Chi ha investito in questi titoli ora raccoglie i frutti. E per gli altri piccoli azionisti, forse è il momento di prendere esempio da chi ha saputo muoversi prima.