IL DEALMAKER PER ECCELLENZA

Andrea Orcel, il "Cristiano Ronaldo della finanza" che ha cambiato il sistema bancario

L'attuale Ceo di Unicredit, con un passato in Merrill Lynch e Ubs, ha guidato sin dagli anni Novanta le principali fusioni e acquisizioni del settore, affermandosi come uomo chiave del risiko bancario

14 Ago 2025 - 06:00
 © IPA

© IPA

Qualcuno lo definisce il "Cristiano Ronaldo della finanza", altri il "banchiere d'acciaio". O ancora, il "manager che sfida i governi" o addirittura "Supersonic man", come fosse un supereroe. All'anagrafe è semplicemente Andrea Orcel, attuale Ceo di Unicredit. Per il mondo politico e finanziario, è il dealmaker che ha cercato - e cerca ancora - di ridisegnare il sistema bancario italiano ed europeo.

Chi è

 Andrea Orcel nasce a Roma nel 1963: il padre, siciliano di Gela, gestiva una società di leasing, mentre la madre, toscano-francese, lavorava per l'Onu. In casa ha sempre respirato aria di... finanza: suo nonno è stato infatti il primo direttore della Cassa del Mezzogiorno, l'ente pubblico italiano istituito nel 1950 dal governo De Gasperi IV per finanziare iniziative industriali nel Meridione, con l'obiettivo di limare il divario economico con il Nord. Sposato con la portoghese Clara Batalim, Orcel ha una figlia. 

I primi passi nel mondo bancario

 Dopo gli studi al Lycée français Chateaubriand di Roma e all'Università La Sapienza, dove si laurea con lode in Economia e commercio con una tesi sulle acquisizioni ostili (un presagio?), Orcel frequenta la Business school Insead a Fontainebleau, in Francia. La sua carriera nel mondo bancario comincia nel 1987 presso la Midland Montagu, nel settore fixed income (obbligazioni). L'anno successivo approda in Goldman Sachs, a Londra, e poi nel 1990 entra come senior consultant in Boston Consulting Group, nel dipartimento di Corporate restructuring and strategy, a Parigi.

La scalata verso il successo

 Il salto di qualità per Orcel arriva negli anni Novanta. Nel 1992 approda in Merrill Lynch, dove rimane fino al 2012: partendo dal Financial institutions group (Fig), che si occupa di clienti finanziari istituzionali, arriva a ricoprire diverse posizioni manageriali, dalla gestione dei patrimoni a quella dei mercati globali e delle istituzioni finanziarie. In questi anni, Orcel costruisce il suo successo, guidando le principali operazioni di fusione e acquisizione nel settore bancario italiano (e non solo).

I suoi "colpi"

 Nel 1988 orchestra la fusione per circa 25 miliardi di euro di due gruppi bancari come il Credito italiano e Unicredito italiano. Il risultato? La nascita di Unicredit, di cui diventerà Ceo 33 anni più tardi, nel 2021. Nel 1999 chiude la fusione da 11 miliardi di euro tra Banco Bilbao Vizcaya e Argentaria, che porta alla creazione di Bbva, la seconda banca più grande di Spagna dopo il Banco Santander. Anche quest'ultima, nel 2004, si serve di Orcel per acquisire la britannica Abbey National, con l'obiettivo di espandere le operazioni bancarie nel Regno Unito. Nel 2007, il "Cristiano Ronaldo della finanza" orchestra l'Opa (Offerta pubblica di acquisto) su Abn Amro da parte di un consorzio formato da Royal Bank of Scotland, Fortis e Banco Santander.

La controversia

 Nel 2008 il "banchiere d'acciaio" vive il momento più controverso della sua carriera, quello che riguarda l'acquisto di Banca Antoveneta da parte di Monte dei Paschi. Il dealmaker, con il suo team di Merrill, aveva valutato Antonveneta 9 miliardi di euro. Peccato però che la valutazione interna realizzata da Santander, che allora controllava Antonveneta, si fermava a "soli" 6,5 miliardi di euro. Una differenza sostanziale pari a 2,5 miliardi di euro, un sovrapprezzo che - spiegano gli esperti - porterà Mps ad avere carenze di capitale negli anni a venire.

Le commissioni milionarie

 Dopo la questione Antonveneta, Orcel viene travolto da un'altra polemica, stavolta sui suoi (lauti) introiti: nel 2008 il banchiere romano fa guadagnare ben 550 milioni di dollari a Merrill Lynch come commissioni di consulenza, ottenendo un bonus annuale di 34 milioni di dollari (circa 29 milioni di euro). Una cifra imponente che ha condotto il procuratore generale di New York ad accendere un faro sul compenso dei dirigenti della banca: nessuna accusa, tuttavia, è mai stata avanzata contro Orcel o Merrill.

Il periodo in Ubs

 Nel 2012 Orcel lascia Merrill (che pochi anni prima si è fusa con Bank of America). Entra quindi in Ubs come membro del Group executive board e poi diventa presidente Investment Bank. Nel suo passaggio da banca a banca si porta dietro alcuni dirigenti di Merrill. Diviene successivamente Ceo di Ubs Limited e Ubs Ag London Branch, nonché referente per le autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e in Australia.

Il passaggio (mancato) a Santander

 Nel 2018 Orcel vive un altro momento complicato della sua carriera. Il banchiere lascia Ubs dopo aver ricevuto la nomina a Ceo di Banco Santander. Peccato però che l'operazione salta: Ubs si rifiuta di pagare la liquidazione a Orcel lamentandosi delle sue modalità di uscita dalla banca, considerate "ostili". Santander, dal canto suo, non vuole farsi carico della liquidazione. E così il passaggio salta.

La redenzione con Unicredit

 Nel 2021 Orcel viene nominato Ceo di Unicredit. Nel 2022 diventa anche responsabile delle operazioni in Italia e presidente della Fondazione Unicredit. Sotto la sua guida, la bianca avvia un importante piano industriale incentrato su semplificazione, crescita organica, disciplina finanziaria e distribuzione agli azionisti, ottenendo una crescita dei ricavi e dell'utile netto, accompagnata da una forte solidità patrimoniale e finanziaria. Il banchiere tenta anche l'acquisizione di un perimetro definito di Monte dei Paschi di Siena, ma la trattativa con il ministero dell'Economia e delle Finanze naufraga.

Parte la "campagna acquisti"

  Nel 2024 Orcel tenta un altro colpo dei suoi: la scalata a Commerzbank. In primis, annuncia l'acquisto di azioni Commerzbank messe in vendita dalla Germania, facendo salire la sua partecipazione nella banca tedesca al 9,1%. Poi, con la sottoscrizione di derivati, tale percentuale sale al 21. Infine, arriva l'istanza di Unicredit alla Bce per incrementare la partecipazione fino al 29,9%. Un assalto che fa però infuriare le istituzioni tedesche, con lo stesso cancelliere tedesco Friedrich Merz che si oppone pubblicamente alla scalata: "Le mie riserve hanno due ragioni. Anzitutto, il fatto che si tratti di un'operazione ostile. Sia nei confronti di Commerzbank, sia nei confronti della Repubblica federale di Germania. Poi c'è da considerare che l'istituto che si verrebbe a creare potrebbe rappresentare, anche a causa della sua struttura di bilancio, un rischio rilevante per il mercato finanziario". Anche la Ceo della banca tedesca, Bettina Orlopp, chiarisce che "Unicredit non è un azionista ideale, siamo concorrenti".

L'assalto (fallito) a Bpm

 Parallelamente a quella tedesca, nel 2024 Orcel tenta la scalata a Banco Bpm, che si conclude però in un nulla di fatto. Nella mente del banchiere, l'Ops (Offerta pubblica di scambio) mirava a creare un colosso bancario italiano rafforzando la posizione di Unicredit nel mercato domestico e in Europa. Sul possibile acquisto del 9% di Bpm interviene anche il governo, che ad aprile 2025 decide di esercitare il golden power, strumento che permette all'esecutivo di tutelare gli interessi strategici nazionali. La motivazione? La rilevanza strategica dell'istituto milanese nel settore bancario nazionale. Dopo otto mesi di scontri istituzionali, con ricorsi e controricorsi - che hanno coinvolto anche il Tar del Lazio e la Commissione europea Orcel ritira l'offerta, ritenendo insostenibili le condizioni imposte dal governo. E per ora, all'orizzonte, non è previsto alcun rilancio.

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri