Rincari, tempi lunghi e meno consumi: le piccole imprese italiane sotto pressione. Il 45% costretto ad alzare i prezzi, solo il 40% guarda con ottimismo ai prossimi mesi
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Le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa continuano a lasciare il segno sull’economia italiana, colpendo duramente i piccoli commercianti, ristoratori e professionisti. Secondo l’ultimo Osservatorio Small Business di SumUp, fintech specializzata nei pagamenti digitali, 7 imprenditori su 10 dichiarano di aver subito un impatto negativo sulle proprie attività a causa delle recenti tensioni internazionali.
Aumenti dei costi di approvvigionamento, allungamento dei tempi di consegna e la necessità di modificare rapidamente la rete di fornitori sono solo alcune delle difficoltà che hanno stravolto la gestione quotidiana di molte imprese. Il 49,1% degli esercenti segnala rincari su consegne e materie prime, mentre quasi un quarto (23,1%) ha sperimentato ritardi significativi negli approvvigionamenti. In alcuni casi, questa instabilità ha imposto cambi forzati nella catena di fornitura (20,1%) e perfino una riduzione della varietà di prodotti offerti (19,5%).
Le difficoltà non si fermano però al lato dell’offerta. Anche i consumatori, travolti dall’incertezza e dal caro vita, hanno ridotto la loro propensione alla spesa: quasi la metà degli esercenti (48,6%) osserva un calo degli acquisti abituali, mentre il 33,1% registra una maggiore attenzione al prezzo e un aumento del ricorso a sconti e confronti tra offerte. In questo contesto di fragilità del potere d’acquisto, il 30,3% degli intervistati nota una crescente ricerca di alternative più economiche.
Per contenere l’impatto della crisi, il 45,4% dei commercianti è stato costretto ad aumentare i prezzi, seppur con prudenza: il 40,2% di questi ha applicato ritocchi moderati per cercare di preservare la clientela. Altri (19,5%) hanno invece scelto di comprimere i margini di profitto, puntando a restare competitivi sul mercato. C’è poi chi ha reagito diversificando l’offerta (29,7%) o rafforzando le attività di marketing e fidelizzazione dei clienti (25%), mentre il 12,8% ha cercato nuove opportunità sui canali di vendita digitali.
Le prospettive per il futuro restano incerte. Solo il 40,2% degli intervistati guarda con ottimismo ai prossimi mesi, mentre il 35% si dichiara apertamente pessimista, schiacciato da costi crescenti, difficoltà di approvvigionamento e cambiamenti nei consumi. Non a caso, tra le priorità indicate per il futuro, spiccano la riduzione della burocrazia (41,4%), l’accesso a sovvenzioni e sussidi (29,9%), il credito agevolato (17,8%) e strumenti digitali per la gestione d’impresa (17,8%).
Sul fronte dell’innovazione tecnologica, l’intelligenza artificiale resta ancora poco diffusa: il 49,4% degli esercenti non l’ha adottata e non prevede di farlo, mentre il 24,1% si dice interessato ma ancora inattivo. Solo una minoranza ha già avviato un’integrazione concreta: il 17,5% usa l’IA per creare contenuti marketing, il 9,6% per lo sviluppo di nuovi prodotti e il 7,2% per analizzare i bisogni della clientela. Segnali di un percorso ancora agli inizi, ma con potenzialità significative.
"Le tensioni commerciali registrate nelle ultime settimane sono al centro delle preoccupazioni degli esercenti italiani, che si trovano a operare in un contesto sempre più complesso e instabile", spiega Umberto Zola, Responsabile Online Sales per l’Europa di SumUp. "Nonostante queste difficoltà, le piccole imprese stanno dimostrando una straordinaria capacità di adattamento, puntando su diversificazione, fidelizzazione e canali digitali per affrontare la crisi. In questo scenario, la tecnologia resta una leva strategica fondamentale per la competitività."