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Roberto Casalino: "Bello scrivere per gli altri ma ora devo metterci la faccia"

Lʼautore di alcuni dei maggiori successi di questi anni, da Mengoni a Emma, pubblica il suo secondo album. "Ma per chi ha successo con le mie canzoni non nutro invidia" dice a Tgcom24

roberto casalino album 2014
ufficio-stampa

Si intitola "E questo è quanto" il nuovo album di Roberto Casalino, con il quale il cantautore torna a proporsi in prima persona dopo aver regalato perle in veste di autore a big come Marco Mengoni, Emma, Francesco Renga e tanti altri. "Queste canzoni rappresentano il Roberto di oggi - spiega a Tgcom24 -. E ho sentito il bisogno di metterci voce e faccia. Ma per chi ha avuto successo con i miei brani non ho nessuna invidia".

Da "Non ti scordar mai di me" di Giusy Ferreri (scritta con Tiziano Ferro) a "Cercavo amore" di Emma, da "A un isolato da te" di Renga fino a "L'essenziale" con cui Marco Mengoni ha vinto il Festival di Sanremo. Tutte opera di Casalino che, essenzialmente, resta però un cantautore. E così dopo il debutto de "L'atmosfera nascosta", nel 2009, torna con un lavoro al 100% suo, scrittura e interpretazione. Come mai questa esigenza? "Al di là di tutto ho sempre portato avanti soprattutto la mia carriera cantautorale - spiega -. Poi la vita mi ha portato su altre strade. Ho continuato a scrivere sia proponendo cose ad altri artisti sia tenendone alcune per me. Ma non faccio una distinzione a priori perché comunque scrivo sempre per me stesso, mai su commissione".

E hai pensato che questa volta avessi pezzi più personali?
La scelta degli undici brani di questo disco è venuta molto naturale. Rispetto al 2009 c'è molta più consapevolezza di quella che è la mia scrittura. Quello racchiudeva più anni di composizione, era anche meno omogeneo. Mentre questo rappresenta il Roberto di oggi, quello che ha scritto le canzoni per Emma o Mengoni. E sento la necessità di metterci anche la faccia oltre che la voce.

Come scegli i pezzi da tenere per te e quelli invece da affidare ad altri?
In realtà a volte è il caso a scegliere. Magari dopo un confronto con i miei editori arrivo a separarmi da una canzone che avevo deciso di tenere per me. Anche pur sapendo che non sarà mai una separazione completa perché quel brano sarà comunque sempre parte di me, pur interpretato dalla voce di qualcun altro. Poi ci sono de pezzi che è come se sentissi dentro che devono rimanere nel mio cassetto. E' una selezione un po' naturale.

E' più una questione di temi affrontati o di come una canzone si sviluppa?
La seconda, perché il tema è sempre quello dell'amore in prima persona. Perché racconto ciò che mi capita o che mi è capitato, non riesco a farmi ispirare da qualcosa di esterno. Mi rendo conto che sia un po' rischioso perché mi metto a nudo ed espongo di fronte a tutti i miei punti deboli, ma d'altro canto questo rende una canzone più autentica e trasparente, che poi è il vero segreto per arrivare al cuore delle persone.

Ci sono mai stati casi in cui sei rimasto deluso da come qualcuno abbia interpretato un pezzo da te scritto?
Devo essere sincero, è capitato molto raramente e tutto sommato la percentuale di pezzi che mi hanno lasciato un po' di amaro in bocca è bassissima. D'altro canto mi metto nei panni dell'interprete che si trova a cantare qualcosa che non ha scritto lui e magari nella sua testa rivive delle immagini completamente diverse da quelle che ho vissuto io. A volte poi è anche l'arrangiamento che cambia l'intenzione del brano.

I brani di questo album sono tutti più o meno della durata di tre minuti e mezzo. E' stato un caso o un esercizio voluto?
La sintesi è fondamentale, è molto più difficile riuscire a sintetizzare tutto in pochi minuti. E ogni volta è un bell'esercizio. Ormai i brani mi vengono in maniera spontanea di questa durata, ma è non è sempre stato così. Quando nel 2003 mi presentai al mio produttore, portai una serie di canzoni che superavano tutte i 4 minuti. Lui iniziò a tagliare ovunque, al punto che l'ho soprannominato 'Edward mani di forbice'. Ci sono delle regole di costruzione di una canzone che vanno seguite. In quell'occasione mi sono sentito talmente violentato che mi sono imposto di entrare in quel meccanismo autonomamente.

Cosa pensi dei tuoi brani che ottengono successo cantati da altri? Sei felice perché sono comunque tue creature o c'è un po' di rammarico per non averle interpretate tu?
Inizialmente è stato difficile e infatti non davo a nessuno le mie canzoni. Poi con la canzone di Giusy per il primo "X Factor" è cambiato tutto. Non c'è rammarico o delusione per il voler raggiungere un successo come altri. L'esigenza mia è di voler cantare e di farlo con umiltà e semplicità. E comunque non mi separo mai dai brani che pure hanno portato altri al successo. Li canto nei live, a modo mio, staccandomi completamente dall'interprete originale. E poi mi ritengo una persona fortunata perché dopo il 2008 ho potuto lasciare il mio lavoro da impiegato e vivere di musica che è sempre stata la mia più grande passione.