Un chip impiantato nel cervello potrebbe riconoscere e bloccare le crisi di epilessia. Una possibile soluzione per i pazienti resistenti ai farmaci che in Italia sono tra il 12 e il 15% dei malati. La novità nello studio dell'epilessia sarà presentata al congresso della Società italiana di neurologia (Sin), a Cagliari dall'11 al 14 ottobre.
Crisi fermata sul nascere - In Italia soffre di epilessia tra lo 0,5 e l'1% della popolazione e il 12-15% dei pazienti non risponde alle terapie farmacologiche.
Umberto Aguglia, coordinatore del gruppo di studio Sin delle epilessie, spiega: "Con l'analisi integrata di immagini e segnali elettrici si può visualizzare con precisione l'area del cervello da cui partono le scariche epilettiche e capire i meccanismi alla base dell'epilessia".
Sulla base di questi nuovi dati è stato possibile sperimentare, finora all'estero e in pochi casi, sistemi intracranici in grado di riconoscere precocemente le crisi e quindi bloccarne l'insorgenza.
Necessari ulteriori studi - L'esperto continua: "I risultati sono preliminari ma fanno ben sperare. Si tratta di un chip che si inserisce nel cranio in prossimità dell'area del cervello da cui partono le crisi. Quando la crisi scatta, prima ancora che manifestino gli effetti più gravi, il chip avverte un altro piccolo dispositivo, sempre nel cervello, da cui parte una lieve scarica elettrica che blocca la progressione della crisi. Si utilizza in pazienti resistenti ai farmaci e in cui le epilessie dipendono da una piccola area del cervello".
Si studiano i segnali biologici della resistenza ai farmaci - Inoltre, per individuare la farmacoresistenza, sono allo studio dei marcatori genetici, Aguglia illustra: "Uno studio in cui sono coinvolti diversi centri italiani li sta studiando. Da un semplice prelievo del sangue, grazie a questi biomarcatori, sarà possibile capire come i pazienti rispondono alle terapie".