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Il lamento della signorina buonasera, metafora della Rai

Telebestiario di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

L'eterna vicenda di Alessandra Pimpinella in arte Alessandra Canale (in onore, pare, della zia Gianna Maria, "occhi di pantera", ex attrice di film peplum) è la rappresentazione plastica di quello che è la Rai, e perché dovrebbe cambiare. Della signorina Buonasera, che pianse in diretta per non cedere la telecamera al rinnovamento – legittimo - del settore, scrissi già nel 2003.

Mi sembrava già allora una prefica stonata. Canale, forte di molti sostegni, fece causa alla tv di Stato che la considerava, a differenza di molte sue colleghe dignitosamente riconoscenti all'azienda come Vaudetti e Orsomando, "una rompicoglioni" a detta di alcuni dirigenti; ed ottenne, dopo un contenzioso di sette anni, di essere reintegrata come conduttrice. Non accadde solo a Santoro, c'era pure la Canale, solo che al pubblico era sfuggito. Le furono concessi programmi dignitosi, dei quali la storia non ha lasciato traccia; venne riaccolta dignitosamente da un pubblico che non si era accorto che se n'era andata. Non uso il termine "dignitoso" a sproposito. Perché credo ci sia poco di dignitoso nella nuova causa che la dottoressa Pimpinella - negli anni 90 legata all'ex deputato di Forza Italia, adesso latitante a Dubai Amedeo Matacena, poi compagna del potente procuratore sportivo Caliendo, secondo le cronache – fa oggi di nuovo alla Rai, lamentando di essere scomparsa dai teleschermi e che l'emarginazione le avrebbe provocato una "sindrome depressiva".

Depressa perché la Rai non le avrebbe "dato più una postazione fissa e in particolare di aver perso l'amato camerino dove un tempo si truccava prima di andare in video". Mi ricorda le ultime grida di Gloria Swanson che, per scherzo crudele degli assistenti di Billy Wilder, veniva costretta ad inseguire i camerini a rotelle di "Viale del tramonto". E non cito "Viale del tramonto" a caso. Solo che qui la Canale – del cui curriculum cinematografico ricordo "Pierino il fichissimo" e "W la Foca" - non è la Swanson. Tra l'altro la Canale ha un contratto da programmista. E direi che la sua indignazione, di fronte alle centinaia dei molti bravi precari Rai che lottano per arrivare a fine mese, è la più strampalata mancanza di rispetto verso i colleghi, e verso gli spettatori.

Se la spending review e il libero arbitro non valgono neppure per le signore Buonasera...