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Covid, Censis: italiani a favore della stretta per le festività | "Servizio sanitario nazionale fragile davanti all'emergenza"

Paura e ansia sono i sentimenti che sono prevalsi durante questa epidemia. E i timori di una crisi economica bloccano le spese: aumenta la liquidità in banca

Quasi l'80% degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle prossime festività. Lo rivela il  Censis, precisando che "in vista del Natale e del Capodanno il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Sul fronte Covid, il Censis critica il Servizio sanitario nazionale, che "si è presentato all'appuntamento con l'emergenza coronavirus piuttosto fragile".

Paura e ansia i sentimenti degli italiani in pandemia - Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell'ignoto e nell'ansia conseguente il sentimento prevalente da quando è cominciata la pandemia, dice il 54.mo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, stilato proprio nell'annus horribilis del Covid. "Lo Stato - scrive il rapporto - è il salvagente a cui aggrapparsi nel massimo pericolo. Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo e', sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale. Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni". 

 

Impatto divaricante fra ricchi e poveri - Il 90,2% degli italiani è convinto che l'emergenza e il lockdown abbiano danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili e ampliato le disuguaglianze sociali. Sono appena 40.949 gli italiani che dichiarano un reddito che supera i 300mila euro l'anno, con una media di 606.210 euro pro capite. Corrispondono allo 0,1% del totale dei dichiaranti. Mentre sono 1.496.000 le persone con una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): sono pari al 3% degli italiani adulti, ma possiedono il 34% della ricchezza del Paese.

 

Vola la liquidità famiglie, soldi da parte per rischi - "Rispetto al dicembre 2019, nel giugno 2020 la liquidità delle famiglie (contante e depositi a vista) nel portafoglio finanziario degli italiani ha registrato un incremento di ben 41,6 miliardi di euro (+3,9% in 6 mesi) e ora supera i mille miliardi". Lo evidenzia il 54.mo Rapporto Censis, spiegando che questa "corsa alla liquidità è evidente nel parallelo crollo delle risorse riversate in azioni (-6,8%), obbligazioni (-4,6%), fondi comuni (-5%). Il 66% degli italiani si tiene cosi' pronto a nuove emergenze adottando comportamenti cautelativi: mettere i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti". 

 

Cinque milioni di lavoratori in nero scomparsi senza rumore - "Per l'85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha anche confermato che la vera divisione sociale è tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no". Lo rileva il 54.mo Rapporto Censis, evidenziando come, se da una parte "i garantiti assoluti" sono i 3,2 milioni di
dipendenti pubblici, a cui si aggiungono i 16 milioni di percettori di una pensione; una larga parte dei quali ha fornito un aiuto economico a figli e nipoti in difficoltà ("un
'silver welfare' informale"), sul versante opposto "c'è poi l'universo degli scomparsi, quello dei lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa 5 milioni di persone che hanno finito per inabissarsi senza fare rumore". Nelle "sabbie mobili", secondo il Censis, c'è "il settore privato senza casematte protettive. Vive con insicurezza il proprio posto di lavoro il 53,7% degli occupati nelle piccole imprese, per i quali la discesa agli inferi della disoccupazione non è un evento remoto, contro un più contenuto 28,6% degli addetti delle grandi aziende". C'è quindi la "falange dei più vulnerabili: i dipendenti del settore privato a tempo determinato e le partite Iva", si legge nel rapporto: "Infine, i vulnerati inattesi: gli imprenditori dei settori schiantati, i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incassi e fatturati. Nel magmatico mondo del lavoro autonomo, solo il 23% ha continuato a percepire gli stessi redditi familiari di prima del Covid-19. Se il grado di protezione del lavoro e dei redditi è la chiave per la salvezza, allora quasi il 40% degli italiani oggi afferma che, dopo l'epidemia, avviare un'impresa, aprire un negozio o uno studio professionale è un azzardo e nel Paese dell'autoimprenditorialità solo il 13% lo considera ancora una opportunità". 

 

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