LA "POLITICA DEI JET"

Trump e la diplomazia degli aerei, dal Regno Unito al Qatar: cosa c'è dietro

Dal Boeing ricevuto in dono a Doha agli accordi con Gran Bretagna e Arabia Saudita: la politica estera del presidente americano sfreccia nel segno dei jet. Ma la Costituzione e gli oppositori non sembrano in linea con le mosse del tycoon

di Maurizio Perriello
14 Mag 2025 - 18:04
 © Ansa

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Donald Trump è un grande appassionato di aviazione. Al punto da farne un cardine della sua politica estera, guerra dei dazi inclusa, portando avanti una sorta di "diplomazia degli aerei" con cui raggiungere accordi e concludere trattati con altri Paesi e leader internazionali. Nel 2016, ancor prima di diventare presidente la prima volta, aveva già fatto rinominare (in modo informale) il suo parco jet e in particolare il suo Boeing 757 personale "Trump Force One". In questi giorni ha invece accettato in dono della famiglia reale del Qatar un Boeing 747-8 da 400 milioni di dollari, dopo aver concluso un'intesa da 600 miliardi con l'Arabia Saudita e un accordo similare con la Gran Bretagna che includono anche ordini di velivoli. Tutto questo ha acceso polemiche e discussioni negli Stati Uniti, generando domande del tipo: ma Trump può accettare un dono del genere da un Capo di Stato? Come viene affrontata la questione sicurezza? Quanto contano gli aerei nel disegno geopolitico del tycoon?

Il ruolo della diplomazia degli aerei nella politica di Trump

 Nel suo primo giorno di missione presidenziale nel Golfo, Trump ha legato il successo delle sue capacità negoziali al valore in dollari degli ordini di jet americani da parte di Arabia e Qatar. Il fondo patrimoniale saudita ha ordinato aerei alla Boeing per un valore di circa 5 miliardi di dollari, mentre la Qatar Airways ha concluso un'intesa generale che include anche l'acquisto di 160 aerei. Qualche giorno fa, un ordine di aeromobili da parte di Iag, la società madre di British Airways, è stato pubblicizzato da Trump come "prova" delle sue qualità di mediatore nei colloqui con il Regno Unito sui dazi. Nell'ambito della distensione commerciale con la Cina, Pechino ha revocato il divieto di consegne a Boeing. Un altro indizio è più familiare a noi europei: quando sale la tensione con gli Stati Ue, poche rivalità sono più accese del duopolio Airbus-Boeing.

A Trump o agli Usa: a chi viene donato il super aereo del Qatar?

 La super offerta del Qatar ha spinto i Democratici americani a denunciare gravi implicazioni etiche e giuridiche, mentre anche gli stessi Repubblicani danno voce a dubbi e obiezioni sui rischi per la sicurezza nazionale. Trump, dal canto suo, ha dichiarato che il Boeing qatariota verrebbe donato al Dipartimento della Difesa, e potrebbe essere utilizzato come soluzione di ripiego per la sostituzione degli ormai obsoleti aerei presidenziali dell'Air Force One, che Boeing si è impegnata a sostituire accumulando però anni di ritardi e miliardi di dollari di costi extra. In questo modo il tycoon aggirerebbe il divieto per i presidenti di accettare doni da entità straniere. Ma sempre in quanto Capo dello Stato, e non come ad esempio privato cittadino.

Trump può accettare il dono del Qatar? È legale?

 Se per l'appunto Trump accettasse un jet di lusso dal Qatar, violerebbe un articolo della Costituzione che stabilisce chiaramente che un presidente deve sempre chiederne il permesso al Congresso. Ecco di seguito la traduzione letterale del passaggio in questione: "Nessuna persona che ricopra una carica retribuita o di fiducia alle dipendenze del governo degli Stati Uniti potrà, senza il consenso del Congresso, accettare alcun regalo, emolumento, carica o titolo di alcun genere da alcun re, principe o Stato straniero". Non che questo sia un grosso problema per Trump, intendiamoci. Il presidente ha contestato la Costituzione in diverse occasioni da quando è entrato in carica e, in questo caso, può avvalersi dell'immunità parziale concessa dalla Corte Suprema. E al contempo vira il discorso sul rispetto tributato a lui e agli Usa, infilandoci anche la retorica dello spreco: "Se riusciamo a ottenere un 747 come contributo al nostro Dipartimento della Difesa da utilizzare per un paio d'anni mentre costruiscono gli altri, penso che sia stato un gesto molto carino. È gratis, dovremmo rifiutarlo?". Dopo il primo mandato di Trump, la Corte Suprema si è rifiutata di cogliere l'occasione per pronunciarsi sulla questione degli emolumenti. Alcuni giudici federali hanno invece respinto le cause legali relative ai pagamenti effettuati da governi stranieri all'hotel di Washington di cui Trump era proprietario all'epoca.

Il precedente dei leoni e dei cavalli donati a un presidente Usa

 La questione dei doni di leader stranieri al presidente americano è una questione di vecchia data. Nella retorica statunitense, il primo riferimento che balza alla mente in discorsi di questo genere è l'ottavo presidente Martin Van Buren. Quando, nella prima metà dell'Ottocento, i sultani cercarono di fare regali sontuosi al Capo di Stato americano, lui rispettò la Costituzione e chiese il permesso al Congresso. Nel 1839 il sultano del Marocco regalò a Van Buren due leoni vivi presso il consolato statunitense di Tangeri, mentre il sultano dell'Oman cercò di donargli "cavalli, perle e altri oggetti di valore ", consegnategli via nave nel 1840. "Ritengo mio dovere sottoporre la proposta al Congresso affinché prenda la decisione che riterrà opportuna", scrisse Van Buren ai legislatori dopo aver spiegato di aver capito che tali doni erano contro la legge. Per farla breve: il Congresso stabilì che quei doni non erano accettabili dal presidente. Alla fine, i leoni finirono in uno zoo e i cavalli furono venduti.

La questione sicurezza: per controllare l'aereo potrebbero volerci anni

 Oltre alle questioni etiche e legali, c'è il nodo della sicurezza. Risulta difficile credere che i servizi segreti americani si fiderebbero mai di un aereo utilizzato da un governo straniero. Secondo esperti e analisti, per controllare il jet donato dal Qatar potrebbero essere necessari anche diversi anni. Una questione di primaria importanza per il governo federale, soprattutto in situazioni di pericolo o guerra. Il presidente George W. Bush trascorse ad esempio otto ore sull'Air Force One, l'unico aereo autorizzato a sorvolare lo spazio aereo statunitense dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.

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