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Strage di Berlino, autista polacco ucciso con un colpo alla testa

I medici escludono che Lukasz Urban "sia stato in grado di agire con consapevolezza" e "di aggrapparsi al volante durante lʼattentato"

Anis Amri ha sparato alla testa dell'autista polacco del Tir con cui è stato compiuto l'attentato a Berlino "tra le 16.30 e le 17.30".

Lo scrive la Bild, citando risultati dell'autopsia. I medici escludono che Lukasz Urban "sia stato in grado di agire con consapevolezza" e quindi "di aggrapparsi al volante durante l'attentato". Una prima ricostruzione aveva lasciato intendere che Urban avesse lottato costringendo il tir a sbandare, salvando molte vite.

Prosegue l'inchiesta sulla fuga di Amri - Gli investigatori tedeschi e gli inquirenti milanesi, intanto, proseguono senza sosta il lavoro di ricostruzione della fuga del 24enne Anis Amri, ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia nel Milanese. Il tunisino era passato per la stazione di Lione Part-Dieu, tre giorni dopo l'attentato, dove aveva acquistato un biglietto per Milano con corrispondenza a Chambery. La Digos indaga sugli eventuali appoggi dati al fuggiasco.

Diversi i Paesi coinvolti nel percorso del 24enne - Dalla Tunisia alla Germania, dalla Francia all'Italia, sono diversi dunque i Paesi coinvolti nel percorso del 24enne e costanti gli scambi informativi tra chi indaga. Gli investigatori tedeschi sono stati a Milano per un confronto. E' la pistola calibro 22 usata a Sesto uno degli elementi da chiarire: l'ipotesi prevalente è che sia la stessa usata per uccidere l'autista polacco del camion usato a Berlino.

Al setaccio scheda sim e filmati delle telecamere - Si stanno poi passando al setaccio gli altri oggetti trovati addosso all'uomo: i biglietti ferroviari utilizzati e la scheda sim, che sarebbe pulita. Una preziosa miniera di informazioni è naturalmente il cellulare trovato nel camion, dal quale si può risalire ai contatti di Amri ed alle utenze chiamate negli ultimi giorni. All'attenzione ci sono poi i filmati delle telecamere nelle stazioni di Milano, Torino e Sesto per verificare i movimenti del tunisino. Finora, però, non sarebbero emersi elementi che indichino la presenza di persone che si siano avvicinate all'uomo.

La pista dei documenti italiani falsi -  Si sta scavando nel suo passato da detenuto in diversi carceri siciliane, dove ha passato 4 anni, dal momento del suo sbarco a Lampedusa nel 2011. Si stanno passando al setaccio i nomi dei suoi compagni di cella (ne ha cambiati molti, visto anche che il soggetto era turbolento e veniva spostato di frequente) per capire se qualcuno risiede ora nell'area di Sesto. L'ipotesi è che l'uomo sia arrivato in Italia per procurarsi documenti falsi, che aveva già ottenuto in passato.

In Tunisia arrestato il nipote di Amri - E spunti importanti arrivano dalla Tunisia. Nel corso di un'operazione delle forze di sicurezza è stata smantellata una cellula terroristica composta da tre persone. Una delle tre è il nipote di Amri. Nell'interrogatorio il giovane avrebbe riferito che lo zio, con cui comunicava tramite Telegram,lo ha reclutato inviandogli anche una somma di denaro ed un documento falso per raggiungerlo in Germania ed arruolarsi nella rete tedesca dell'Isis, guidata dal salafita iracheno Abu Walaa, arrestato l'8 novembre.