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G20, Obama soddisfatto sul fronte crisi:
"Azioni coraggiose, l'Europa non imploderà"

Al termine del vertice si delinea il piano dʼazione dei Paesi dellʼeurozona: il fondo salvastati potrebbe essere utilizzato per abbassare gli spread e dare ossigeno a Italia e Spagna

Ap/Lapresse

L'Europa è pronta a intraprendere "azioni coraggiose e decisive" per risolvere la crisi, e chi scommette su una sua "implosione" sbaglia perché la strada intrapresa dal Vecchio Continente è quella di una "sempre più stretta integrazione". Ne è convinto Barack Obama, che al termine del G20 messicano appare soddisfatto per quello che ritiene un grande successo: i leader europei hanno messo sul tavolo misure immediate da presentare a Bruxelles.

"I Paesi dell'Eurozona prenderanno tutte le misure necessarie sia di lungo che di breve termine", annuncia Obama nella conferenza stampa finale, tirando un sospiro di sollievo. Di fronte alle divisioni che caratterizzano il fronte dell'Eurozona, infatti, si è rischiato lo scontro tra le due sponde dell'Atlantico, con gli europei determinati a non cedere alle pressioni di un G20 assetato di dettagli. Per questo, forse, l'incontro tra Obama e i leader Ue presenti a Los Cabos - programmato alla fine della prima giornata dei lavori - è saltato. Poi, nel corso della seconda giornata del summit, il presidente americano si è finalmente trovato al tavolo solo con Mario Monti, Francois Hollande, Angela Merkel, Mariano Rajoi, David Cameron, oltre ai vertici della Ue. E i dettagli del piano europeo sono usciti.

Ad annunciarlo ufficialmente sarà il Consiglio europeo di fine giugno. Obama sa che mancano ancora diversi giorni e che gli europei devono risolvere ancora molte questioni, soprattutto per superare le solite resistenze della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma, di fronte alla deriva verso cui sta andando l'Eurozona, è convinto che stavolta gli europei manterranno gli impegni presi in Messico. Anche perché - ha ribadito il presidente americano - i leader europei sembrano finalmente aver capito l'urgenza e il fatto che "la crisi europea ha un impatto su quella mondiale. Se la crescita in Europa è lenta, questo significa che la ripresa rallenta anche negli Stati Uniti". E questo, per la Casa Bianca, non è più tollerabile. "Noi non possiamo avere il controllo delle cose che accadono in Europa, ma vogliamo che gli europei abbiano il controllo di quello che accade a casa loro". L'ennesimo monito a fare sul serio in vista del cruciale appuntamento di Bruxelles.

L'Europa, dunque, lavora a un sistema per aiutare i Paesi a rischio contagio, a partire da Italia e Spagna, ad affrontare la situazione degli spread e portare avanti le riforme. "Gli europei - anticipa il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner - stanno cercando di assicurare nel brevissimo periodo il varo di misure che possano sostenere il loro sistema finanziario e far sì che i Paesi che stanno affrontando le riforme, come la Spagna e l'Italia, possano prendere prestiti a bassi tassi di interesse".

Lo schema a cui si lavora non è il salvataggio toccato alla Grecia: piuttosto punta ad allentare la pressione degli spread, che sono a livelli di guardia, su Spagna e Italia e permettere ai due Paesi di proseguire con le riforme. "Si sta riflettendo - spiega il premier italiano Mario Monti - sull'ipotesi di usare il fondo salva-Stati, che finora ha concesso solo prestiti, per comprare titoli di Stato sul mercato e abbassare gli spread". Monti parla di meccanismi che aiutino "Paesi che sono in regola con le norme di finanza, come l'Italia, a vedere riconosciuti" i loro sforzi "in termini di meno abnormi livelli di spread". E il premier avverte: "Per l'Italia il tema bailout (il salvataggio, ndr) non si pone proprio. Per la Spagna limitatamente alle banche".

Il dossier passa ora al vertice a quattro di venerdì a Roma, quando Monti riceverà i leader di Germania, Francia e Spagna. E poi al consiglio Ue di fine mese, da cui il G20 si aspetta almeno una "road map" che assomigli molto alla svolta attesa. Se il premier spagnolo Mariano Rajoy si dice "soddisfatto", è evidente il sostegno a Monti da parte del presidente francese Francois Hollande: "L'Italia ha lanciato un'idea che merita di essere considerata. Ne parleremo a Roma", dice il francese che invita a considerare un ruolo della Bce.

Di fatto, è una sorta di accerchiamento nei confronti della cancelliera tedesca Angela Merkel, che forse non a caso non ha rilasciato dichiarazioni, né in un senso né nell'altro, a vertice concluso. L'uscita degli Usa non ha trovato ancora commenti dai tedeschi, ma sulla reazione tedesca alle indiscrezioni sull'uso del fondo Efsf, che potrebbe richiedere nuove immissioni di capitale, c'è qualche interrogativo: fonti del Financial Times raccontano di una cancelliera che, sotto il pressing Usa-Ue, alla fine "potrebbe essere disponibile a fare di più". Poco dopo, tuttavia, un funzionario governativo tedesco ha smentito che vi sia stata "alcuna discussione su iniziative specifiche", forse un segnale di presa di distanza.

La presa di posizione tedesca non tarderà comunque ad arrivare: l'uscita degli Usa mette forte pressione su Berlino, ma lo fa in un quadro globale vulnerabile a livelli da emergenza. I leader del G20 promettono di "agire insieme per rafforzare la ripresa", attraverso un "piano di azione per crescita e lavoro" che prenderà il nome proprio dalla località messicana di Los Cabos. Proprio per questo, è lo stesso comunicato finale del Summit in Baja California a chiedere un impegno dell'Eurozona a prendere "tutte le misure necessarie" per stabilizzare i mercati. Nessun impegno specifico è messo nero su bianco, come invece ha fatto l'uscita di Geithner, anche se nel comunicato si parla di misure europee contro il rischio di una spirale negativa innescata dal circolo vizioso fra banche e debito sovrano. E i Grandi si dicono esplicitamente a favore dell'unione bancaria a cui lavora l'Europa.