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India, scaduto l'ultimatum per gli italiani rapiti

Nessun segnale da parte dei sequestratori maoisti, che non hanno risposto nemmeno allʼofferta di disponibilità al dialogo del governo dellʼOrissa

Tgcom24

L'ultimatum posto dopo il sequestro di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo è scaduto da ore, ma in India i maoisti mantengono il silenzio senza dare risposta alla mano tesa del "chief minister" dello Stato di Orissa, Naveed Patnaik.

Oltre alla disponibilità al dialogo, il governo centrale ha ordinato a Nuova Delhi la sospensione delle attività militari anti-guerriglia.

I maoisti hanno posto sul tavolo un pacchetto di 13 richieste per giungere al rilascio di Bosusco e Colangelo: tra queste, la liberazione di tre leader del Partito comunista dell'India: Gananath Patra, Subhashree Panda (moglie del leader in Orissa, Sabyasachi Panda) e Junus Pradhan. L'assenza di una risposta ufficiale della guerriglia, comunque, non significa che dietro le quinte non stiano avvenendo contatti volti all'apertura di una trattativa.

Orissa, il governo intensifica gli sforzi
Anzi, sembra proprio che le autorità dello Stato indiano di Orissa nelle ultime ore abbiano intensificato gli sforzi per arrivare alla liberazione dei due turisti italiani. Il ministro dell'Interno, Un Behera, come riferisce l'Hindustan Times, ha infatti assicurato che il governo ha preso tutte le misure necessarie per ottenere il rilascio di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo. Mentre è scaduto senza alcuna novità l'ultimatum fissato dai maoisti per il rilascio dei due italiani, le autorità (polizia ma anche funzionari di governo) hanno avuto una serie di incontri anche questa mattina per cercare di arrivare a una soluzione del caso.

"Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione da parte dei maoisti", ha aggiunto il ministro. Quanto all'ipotesi che il governo stia avviando ricerche per localizzare il covo dei sequestratori o stia pensando di fermare le operazioni contro la guerriglia, come richiesto dai maoisti, Behera non si è sbilanciato e ha detto: "Non siamo in grado di parlare di questo".