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Coronavirus e seconda ondata, la risposta dell'Ue a livello sanitario ed economico | Guarda l'ottava puntata di "Giovane Europa in Emergenza"

La rubrica di Tgcom24 è andata in onda giovedì 29 ottobre ed è realizzata in collaborazione con il Parlamento europeo

Sanità ed economia, più che mai intrecciate ai tempi del coronavirus, sono al centro della nuova puntata di "Giovane Europa in Emergenza", la rubrica di Tgcom24 realizzata in collaborazione con il Parlamento europeo. La seconda ondata pandemica mette, infatti, a dura prova tutti i Paesi Ue dal punto di vista sanitario ed economico. Ne abbiamo parlato con Roberto Mordacci, direttore di Reasons4Europe dell’Università San Raffaele di Milano, e Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo, ospiti dell’ottavo appuntamento andato in onda giovedì 29 ottobre.

La situazione sanitaria - Tra i numeri dell’epidemia ce n’è uno che in questa fase preoccupa particolarmente: quello dei cosiddetti ricoverati con sintomi. Pazienti che per varie ragioni non possono stare a casa ma che non richiedono nemmeno la terapia intensiva. Una categoria che occupa oltre i 13mila posti letto, circa il 5% degli attualmente positivi. 

 

In Italia, i posti letto in terapia intensiva prima della pandemia erano 5.179 un numero implementato a 8.700 a causa dell’emergenza. Secondo gli ultimi dati disponibili, attualmente le persone ricoverate in terapia intensiva causa Covid sono quasi 1300. 

 

Nel resto d’Europa, l’improvvisa ed elevata pressione sugli ospedali comincia a spaventare. L’Olanda, che con poco più di 200 letti rimasti liberi, è stata costretta a chiedere al governo tedesco di farsi carico di un certo numero di pazienti. Germania che con oltre 30mila posti rappresenta il Paese meglio organizzato a livello sanitario in tutto il continente. In Francia l’allerta è massima e i riflettori sono puntati sulle migliaia di letti in più annunciati a giugno dal ministero della Salute, ma non ancora realizzati. Ne mancherebbero all’appello circa 4mila.

 

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiesto maggior coordinamento a tutti gli Stati membri. "L’Ue sta sviluppando dei meccanismi di comunicazione e di interazione man mano più efficaci. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare. Ahimè, potrebbe esserci bisogno di fronteggiare altre crisi pandemiche e queste dovranno essere affrontate distribuendo il peso dell’impegno sanitario. Anche se gli Stati restano sovrani sulla sanità, il fatto che si possa contare sull’aiuto in caso di bisogno del Paese accanto non è assolutamente una cosa irrilevante", dichiara Mordacci. 

 

"Von der Leyen ha detto una cosa secondo me decisiva - continua Mordacci - Cioè che siamo riusciti a ottenere le dosi dalle ditte che si stanno preparando a commercializzare i vaccini perché abbiamo agito a 27. Questo dimostra che la dimensione economica dell’Europa fa la differenza e fa la differenza se agisce unita. Abbiamo negoziato in modo unitario con entità commerciali quali sono appunto le industrie che stanno facendo ricerca su questo tema. Dunque il peso dell’Europa qui è stato economico e politico". 

 

La situazione economica - Tutti gli Stati hanno messo in campo delle misure straordinarie per sostenere l’economia e soprattutto i settori colpiti a causa dell’emergenza sanitaria. Con la seconda ondata di coronavirus, ogni governo ha cercato di tamponare la crisi aiuti a imprese e a liberi professionisti. 

 

In Francia e Spagna i lavoratori autonomi hanno potuto beneficiare di un sussidio mensile fino a 1500 euro. Oltre a un aiuto successivo fino a 10mila euro in base alla riduzione del fatturato. La Francia quest’anno ha mobilitato 470 miliardi di cui 31 per il finanziamento della cassa integrazione e 8 per il fondo di solidarietà destinato alle pmi. Il governo di Madrid invece ha stanziato quasi 4 miliardi per lo slittamento di tasse sul lavoro e contributi. 

 

In Germania, già durante l’estate, i lavoratori autonomi hanno beneficiato di prestiti a fondo perduto che vanno dai 9 ai 15mila euro. Il governo federale ha dato poi la possibilità di richiedere finanziamenti fino a un massimo di 800mila euro per le società con oltre 50 dipendenti. In Belgio, uno dei Paesi più colpiti dalla seconda ondata, sono stati invece previsti 50 miliardi di garanzie per le imprese in difficoltà nella speranza che il Covid non danneggi oltremodo il sistema produttivo del Paese. 

 

Come l’Ue può aiutare i vari Paesi membri? - "In primis, è fondamentale sbloccare questo importante negoziato sul Next Generation Eu, in quanto in questo momento la tempestività è tutto - spiega Castaldo - Ci sono delle divergenze importanti tra la visione del Parlamento e quella del Consiglio, però è fondamentale capire che non possiamo avere gli strumenti giusti quando la nostra economia sarà già troppo colpita dalla crisi economica che si sta verificando a seguito della pandemia. Auspico dunque che si trovi velocemente un accordo. E spero che Next Generation Eu possa diventare uno strumento strutturale - non una tantum come adesso - con una sorta di debito comune europeo che vada a finanziare la ripresa e la ricostruzione della nostra economia dopo questo terribile stress test pandemico". 

 

EU4Health - L’Ue sta muovendo i primi passi per il primo importante programma sulla salute, EU4Health, che ha il compito di aumentare la resilienza dei settori sanitari europei. 

 

"Dovrà andare a colmare un’assenza storica sin troppo pesante. Lavorerà, soprattutto, sulle patologie che hanno una rilevanza transfrontaliera, sulla prevenzione rispetto anche a future pandemie, creando stock di medicinali, di dispositivi di protezione individuale e di altre materiale essenziale. Si punta anche a una maggiore mobilità e alla capacità di poter dispiegare squadre mediche di alto livello e professionalità rapidamente nei quattro angoli del nostro Continente. Per far sì che il diritto alla salute venga tutelato ovunque", conclude Castaldo. 

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