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Olio dalla Tunisia, ok Ue aumento import a dazio zero: coltivatori italiani in piazza

Le 35mila tonnellate aggiuntive a cui Strasburgo apre le porte daranno un altro grave colpo al made in Italy, costretto a fare i conti con un prodotto a basso costo. Contrario il ministro Martina. Coldiretti: "Settore strategico, rischio frodi"

Olio dalla Tunisia, ok Ue aumento import a dazio zero: coltivatori italiani in piazza - foto 1
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Rischia di essere un altro duro colpo per il made in Italy la decisione presa da Strasburgo, che ha aperto le porte a un aumento di import di altre 35mila tonnellate a dazio zero di olio dalla Tunisia.

Insorgono i coltivatori italiani, coordinati da Coldiretti, scesi in piazza a migliaia per contestare la misura, ma protesta anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che conferma: "Sono contrario".

Entro i confini dell'Europa arriverà dunque molto più olio dalla Tunisia: un prodotto a basso costo, che rischia di mettere ulteriormente in ginocchio l'industria dell'extravergine made in Italy. Cuore della protesta degli addetti ai lavori è Catania, dove si sono concentrati gli agricoltori per difendere l'olio italiano.

La misura presa dalla plenaria di Strasburgo fa parte del pacchetto di aiuti d'urgenza per il Paese nordafricano, che comprende appunto anche quell'agevolazione di oltre 35mila tonnellate in più di olio. Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ma ora il Coreper (Comitato rappresentanti permanenti dell'Unione europea) ha recepito gli emendamenti tecnici e comunicato che avrebbe adottato il testo passato al Parlamento europeo. L'Aula ha approvato con 500 sì, 107 no e 42 astenuti.

Martina: "Fermamente contrario" - Il ministro Martina afferma la sua ferma contrarietà "a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino. Come ministero delle Politiche agricole abbiamo posto delle condizioni chiare sull'attuazione e sulle quote mensili dei contingenti e su questi punti non intendiamo cedere. Se non avremo garanzie continueremo a opporci all'adozione del regolamento da parte della commissione".

"Nel frattempo gli organismi di controllo del ministero, a partire da capitanerie di porto, corpo forestale e ispettorato repressione frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell'olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato".

Coldiretti: settore strategico per l'Italia - Migliaia di agricoltori si sono mobilitati a Catania, mentre il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo dichiara: "Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell'olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili è un errore l'accesso temporaneo supplementare sul mercato dell'Unione di 35mila tonnellate di olio d'oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017".

"Anche se sono rilevanti i miglioramenti grazie Martina e agli europarlamentari - continua -, il nuovo contingente agevolato va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi 'agevolati' annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l'import in Italia dal Paese africano".

"Rischio frodi" - "Il rischio concreto - segnala Moncalvo - in un anno importante per la ripresa dell'olivicoltura nazionale è il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori".

La Coldiretti mette infine "sotto accusa la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicare per legge l'origine in etichetta dal primo luglio 2009". L'olio di oliva, conclude la Coldiretti, è un settore strategico del made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate.