psicologia infantile

Genitori, ecco le cinque frasi da non dire mai ai figli

I genitori che sognano bambini ben educati non dovrebbero mai usare espressioni del tipo: "Smettila", o "se non fai questo..." per non scatenare risposte di lotta o fuga. Parola di psicologa infantile

24 Giu 2025 - 12:43
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Genitori con figli ribelli? Non usate mai queste cinque frasi. Parola della celebre psicologa infantile Reem Raouda, che dopo anni di ricerche è in grado di affermare che alcune parole possono provocare nei bambini una reazione di fuga e addirittura violenza. Non solo: la dottoressa rivela anche quali alternative si possono usare per esprimere gli stessi concetti. Mamma e papà, prendete appunti.

Rischio chiusura

 La psicologa infantile e coach genitoriale Reem Raouda spiega che certe espressioni come "smettila" o minacce come "se non fai questo, allora..." possono in realtà scatenare una chiusura nei bambini, che a quel punto non vorranno più ascoltare. Soprattutto se ci troviamo davanti a un figlio che è già caratterialmente polemico di suo. 

La prima frase

 La prima frase da non dire mai è: "Perché l'ho detto io". Si tratta di una frase che "blocca la comunicazione e insegna l'obbedienza cieca", spiega Reem Raouda. Che propone un'alternativa per esprimere al figlio lo stesso concetto: "So che questa decisione non ti piace. Ma te la spiegherò e così potremo andare avanti". Il metodo, secondo la psicologa infantile, è quello di spiegare il proprio ragionamento, perché aiuta il bambino a sentirsi rispettato. "Non si tratta di discutere o negoziare: si tratta di dare il buon esempio di una leadership rispettosa. Questa formulazione riconosce i sentimenti dei figli e rafforza il fatto che il genitore è il responsabile, in modo calmo e concreto".

La seconda frase

 Spesso i genitori sottopongono i figli a una sorta di ricatto. Niente di più sbagliato secondo la dottoressa Raouda. Che infatti sostiene che sia necessario bandire espressioni tipo: "Se non ascolti, ti tolgo...". La frase alternativa? Meglio esprimersi così: "Quando sarai pronto a fare [comportamento specifico X], potremo fare [attività desiderata X]". Una frase che, secondo la psicologa infantile, cambia le dinamiche di potere. Nel primo caso, le minacce possono creare atteggiamento di sfida e costringere i bambini ad adottare uno stato difensivo. Mentre con la seconda espressione, mamma e papà tengono saldi i loro confini, lasciando al contempo al figlio la libertà di decidere quando sarà pronto a superarli. Non stai rimuovendo il limite, stai rimuovendo la difficoltà".

La terza frase

 Mai usare l'espressione: "Smettila di piangere. Stai bene". Meglio dire: "Vedo che sei sconvolto (o indifficoltà). Dimmi che cosa sta succedendo". Nel primo caso, infatti, la psicologa infantile e coach genitoriale sostiene che i genitori rischiano di limitare le emozioni dei figli. E questo rischia di insegnare che "i loro sentimenti sono sbagliati o troppo difficili da gestire. L'invalidazione emotiva porta alla disconnessione, e i bambini disconnessi non collaborano", spiega Reem. Invece, "quando un bambino si sente ascoltato, si calma più velocemente e si fida di più di te".

La quarta frase

 Non esistono genitori che non abbiano mai detto questa frase ai propri figli: "Quante volte devo dirtelo?". Ebbene, secondo la Raouda, invece che porre una domanda, sarebbe meglio dire: "Te l'ho chiesto un paio di volte. Aiutami a capire cosa ti rende le cose difficili". Perché la domanda può essere avvertita come frustrante per il bambino, come se intenzionalmente non volesse fare quello che gli chiedono mamma e papà. Mentre potrebbe semplicemente essere in difficoltà a comportarsi in una certa maniera. Invece, l'espressione suggerita dalla psicologa infantile "invita a risolvere i problemi anziché dare la colpa, e questo va alla radice del problema".

La quinta frase

 L'ultima frase che, secondo Reem Raouda, i genitori non dovrebbero mai dire ai figli è: "Lo sai che è meglio di così". Meglio dire: "Qualcosa ti impedisce di esprimere al meglio la tua personalità in questo momento. Parliamone". Perché la prima frase è anch'essa frustrante per un bambino: "L'espressione 'tu sai meglio di chiunque altro' umilia il bambino e ne mette in discussione l'integrità", sostiene la Rouda. La frase alternativa, invece, riflette un cambiamento di mentalità: dalla punizione alla collaborazione: "Presuppone il meglio di tuo figlio e incoraggia l'autoriflessione invece di un atteggiamento difensivo. Trasmette il messaggio: credo in te e sono qui per aiutarti".

L'ultimo suggerimento

 In estrema sintesi, Reem Raouda sostiene che il segreto per far sì che i figli ascoltino è farli sentire rispettati, emotivamente al sicuro e coinvolti nel processo decisionale. "Invece di trattare la ribellione come qualcosa da reprimere, iniziamo a vederla come un segnale: una richiesta di connessione, chiarezza o supporto emotivo", conclude la psicologa. "Quando rispondiamo con empatia e leadership, anziché con controllo e critiche, riduciamo le lotte di potere e cresciamo bambini che si fidano di noi, si autoregolano più facilmente e diventano adulti emotivamente resilienti".

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