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Sanremo, vigile in mutande assolto, le motivazioni: "Timbrare in slip non è un reato, errori nell'indagine"

Il giudice ritiene che "la timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una sua spiegazione logica"

Nel gennaio scorso, Alberto Muraglia, il vigile di Sanremo immortalato in mutande mentre timbrava il cartellino per poi tornare a casa e finito sotto inchiesta nell'indagine della Gdf sui furbetti del cartellino, era stato assolto con rito abbreviato. Ora sono state rese note le motivazioni. Il giudice ritiene per quel che riguarda l'oramai ex vigile che "la timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una sua spiegazione logica". 

Esisteva, infatti, una disposizione del comandante della polizia locale secondo cui Muraglia, in funzione di custode, doveva timbrare dopo aver aperto il mercato municipale e in abiti borghesi, il cosiddetto "tempo tuta".

 

Le motivazioni, con le quali il giudice ha spiegato perché a gennaio ha deciso di assolvere dieci impiegati del Comune di Sanremo, tra cui Muraglia, smontano la tesi accusatoria, dando atto al pm di aver fatto del suo meglio sulla base, però, di un impianto viziato da errori di interpretazione e clamorose sviste investigative.

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