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Imagine Dragons: "Il successo ci ha dato tanto ma ci ha tolto le amicizie vere"

Il gruppo americano ha pubblicato da poco "Smoke + Mirrors", secondo album dopo lo straordinario boom di "Night Visions", conquistando subito il numero uno in Usa e Gran Bretagna

imagine dragons
ufficio-stampa

Con il loro precedente album, "Night Visions", hanno sbancato sorprendendo tutti. Ma gli Imagine Dragons ci hanno preso gusto visto che il nuovo "Smoke + Mirrors" è già volato al numero uno in Usa e Gran Bretagna e in top 10 in Italia. Un successo travolgente con qualche controindicazione. "Ci ha dato molto, possiamo vivere di musica e divertirci - dice il cantante Dan Reynolds a Tgcom24 - ma è sempre più difficile avere amicizie sincere".

Imagine Dragons: "Il successo ci ha dato tanto ma ci ha tolto le amicizie vere"

Hanno venduto 7 milioni di album e 25 milioni di brani, conquistando un Grammy Award. Lo status di superospiti internazionali con il quale si sono presentati al Festival di Sanremo era più che giustificato anche a se a molti il nome magari poteva suonare poco noto. Ma anche a quelli è bastato ascoltare l'inizio di "Demons", il brano che ha letteralmente invaso le radio due anni fa (diventando 4 volte platino) perché si accendesse una lampadina. Una lampadina che ha illuminato il pubblico italiano visto che il nuovo lavoro è subito balzato in classifica a livelli mai raggiunti da noi. Il gruppo di Las Vegas arriverà in concerto in Italia per un'unica data il 23 novembre.

Dopo il grande successo del primo album avete sentito molta pressione nel dover scrivere un seguito?

No, perché in realtà gran parte dei pezzi di questo nuovo lavoro sono stati scritti mentre eravamo in tour. In questo modo ha catturato le emozioni di una vita che cambia, gli alti e i bassi ma non abbiamo avuto davvero il tempo di razionalizzare le cose e sentire pressione. Siamo orgogliosi perché crediamo che sia un lavoro molto onesto.

Nella realizzazione del disco avete cambiato qualcosa rispetto al passato?
Abbiamo deciso di costruire il nostro studio in una casa nel deserto vicino a Las Vegas e vi abbiamo registrato i pezzi che abbiamo scritto nei due anni precedenti. Il risultato è che più che in passato ci siamo presi il tempo necessario per fare di ogni canzone ciò che avevamo in mente. E' stato bello avere questa libertà e penso che l'album rappresenti bene la nostra crescita.

Cosa vi ha regalato il successo?
Sicuramente la possibilità di mantenerci e mantenere le nostre famiglie facendo quello che amiamo. E questo è un regalo enorme perché ci sono molti artisti che devono combattere per riuscire a fare la loro musica e viverci. Era il nostro obiettivo sin dall'inizio. E poi ci piace girare il mondo suonando.

C'è invece qualcosa che vi ha tolto?
Sì, c'è il rovescio della medaglia. Io non ho più un vero amico, banalmente perché non sono mai a casa e non posso tenere i miei contatti di una volta. E inoltre c'è sempre un senso di diffidenza nelle nuove relazioni. Ti chiedi se la gente si avvicina a te per quello che sei o perché sei il cantante degli Imagine Dragons. C'è anche un brano nell'album, "Cold", che parla del sentirsi spento nel profondo. Ma d'altronde ci stiamo ancora abituando, ho 27 anni e la sensazione di essere in una grande band è ancora nuova per me.

Avete vinto i vostri “demoni”?
La gente vuole sempre giudicare. Molti pensano di sapere tutto, invece ognuno ha la propria storia e ci sono tante cose dietro le quinte che la gente non può conoscere. Il vero significato di quel pezzo è che bisogna accettare le persone per quello che sono.

Alcune vostre canzoni affrontano temi importanti. Come vi approcciate a questo genere di testi?
Beh, la mia idea di musica non è mai stata quella tutta ritmo e festa. Ho sempre pensato di usare la musica per voler dire qualcosa. Certo, non avrei mai pensato di dirlo a così tante persone. Ho combattuto la depressione per molti anni, ed è una cosa che permea la tua vita. Quando ho scritto 'Demons' non pensavo che qualcuno l'avrebbe ascoltata. Poi abbiamo passato anni a suonare in piccoli club quindi al massimo parlavo a poche centinaia di persone. Ho sempre scritto per me stesso, per affrontare le mie paure e i miei problemi.